Alla vita tumultuosa di Margaretha Geertruida Zelle, in arte Mata Hari, la città natale di Leeuwarden, in Olanda, rende omaggio nel centenario della scomparsa con una interessante mostra presso il Fries Museum dal 14 ottobre 2017 al 2 aprile 2018. Figlia di un ricco commerciante con mire aristocratiche si ritrovò nel giro di pochi anni in condizioni economiche difficili che la spinsero ad un matrimonio con un ufficiale di vent’anni più vecchio, da cui ebbe due figli. Il maschio si ammalò gravemente e morì all’età di 2 anni mentre la femmina le fu sottratta dopo il divorzio avvenuto nel 1900.
Da allora in poi l’intraprendente e spregiudicata Margaretha diede il via ad una folgorante carriera di danzatrice e di regina delle alcove di mezza Europa. La sua avvenenza e il suo fascino, un mix inedito di alterigia a spontaneità quasi virginale, infiammavano i club più esclusivi della Belle Ėpoque. Erano conturbanti esibizioni “senza veli”, nelle quali sorprendeva il pubblico per la capacità di esprimere molta più eleganza, ispirazione ed arte che volgarità. Figura quasi esotica dagli occhi scuri, corpo armonioso e carnagione olivastra, divenne ben presto una celebrità, acclamata tanto a Parigi, sua città d’adozione, quanto nelle principali capitali, da Londra a Berlino, da Roma a Vienna.
Mata Hari – nome d’arte che in malese significa Luce del mattino – era donna dalla sensualità magnetica cui, si dice, nessun uomo poteva resistere. Ma fatale fu la predilezione per i militari, gli ufficiali di altissimo rango che ottenevano i suoi favori indipendentemente dall’esercito d’appartenenza. Con lo scoppio della prima guerra mondiale i servizi segreti francesi vollero sfruttare questa sua capacità di avvicinare le alte sfere militari del nemico per carpire preziose informazioni. Con un colpo di scena nel 1917 viene però arrestata e accusata di tradimento e doppio gioco dallo stato maggiore d’oltralpe, indicandola come la famigerata spia austriaca dal nome in codice 1-4GW. Anche senza prove certe Margaretha è il personaggio ideale, l’arma di distrazione di massa da dare in pasto all’opinione pubblica scossa dalle terribili difficoltà dell’esercito e dalle continue diserzioni. Abbandonata da tutti, subisce la condanna a morte per fucilazione, che viene eseguita all’alba del 15 ottobre. Fiera ed elegante affronta il plotone di esecuzione a viso aperto, rifiutando di essere bendata.
La mostra di Leeuwarden al Fries Museum presenta per la prima volta documenti legali relativi al caso Mata Hari tenuti sotto chiave presso gli archivi militari di Vincennes negli ultimi cento anni. Vi sono poi oggetti personali: una raccolta di poesie, pagelle scolastiche e scritti di suo pugno della giovinezza e lettere e fotografie che gettano nuova luce su Margaretha donna e madre. In prestito dal Musée Guimet di Parigi ci saranno una statua di Shiva e quattordici marionette wayang, che facevano parte della scenografia delle prime esibizioni di Mata Hari presso la biblioteca del facoltoso industriale Émile Guimet. Dello stesso periodo il diario di Margaretha con una collezione di fotografie, poster, recensioni e articoli a lei dedicati. Inoltre il ritratto, di dimensioni naturali, realizzato dal pittore olandese Isaac Israëls nel 1916. Un incontro ravvicinato con un’icona di stile, sex symbol e femme fatale del novecento, oggetto di molti libri e film con protagoniste del calibro di Greta Garbo, Marlene Dietrich, Sylvia Kristel.
Leeuwarden è una piacevole città capoluogo della provincia della Frisia (Friesland), nel nord dei Paesi Bassi. Merita senz’altro una visita, Mata Hari a parte, per vedere storici palazzi come la Kanselarij, il Waag l’antico centro del commercio cittadino e la torre pendente Oldehove, più inclinata della nostrana torre di Pisa. Se poi ci si capita nel giorno dell’Ascensione si resterà abbagliati da un turbinio di colori: il più grande mercato dei fiori d’Olanda.
Testo di Gianfranco Podestà| Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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