La Maratona de las Areias è la prima edizione della famosissima Marathon des Sables in terra sudamericana, e attraversa uno dei luoghi più misteriosi al mondo, sul quale studiosi d’ogni genere si sono arrovellati da tempo senza trovare una spiegazione definitiva. Gli enormi geoglifi di Nazca, località nel deserto peruviano di Ica, a sud di Lima, sono figure di animali, labirinti, soggetti antropomorfi o simbolici, disegnate sul terreno tracciando linee lunghe centinaia di metri o addirittura chilometri e con perfette proporzioni. Si tratta di oltre 800 rappresentazioni che si possono osservare nella loro interezza solo dal cielo, con sorvoli aerei o da satellite. Le linee sono state realizzate durante il periodo della civiltà preincaica di Nazca – il cui massimo sviluppo si ebbe tra il 300 a.C e il 500 d.C. – rimuovendo le pietre contenenti ossido di ferro dal deserto, per creare un contrasto cromatico con il terreno sottostante, più chiaro. Le particolari condizioni climatiche della zona hanno fatto si che queste opere incredibili si conservassero in gran parte integre sino ai nostri giorni.
Gli interrogativi sulle linee di Nazca sono molti. Ad esempio riguardo alla tecnica utilizzata: come è stato possibile tracciare a quell’epoca delle rette perfette lunghe fino a 45 chilometri? Perché poi realizzare un’opera simile se sarebbe stata invisibile ai suoi creatori? Con quali mezzi si è riusciti a cogliere e riprodurre fedelmente nella figura del ragno dei particolari apprezzabili solo al microscopio? Chi rappresenta la figura umana con la testa di grandezza sproporzionata: un sacerdote, una divinità, un alieno? Ma in buona sostanza è lo scopo di queste immagini a costituire un vero e proprio enigma, nato nel momento stesso in cui i geoglifi furono scoperti casualmente da un pilota dell’aviazione peruviana, nel 1927.
Fra le teorie più accreditate c’è l’ipotesi che si trattasse di un esteso centro di culto, dove si svolgevano riti speciali servendosi dei disegni. Oppure che le linee avessero un significato astronomico e alcune figure rappresentino costellazioni. Affascinante la tesi secondo cui gli indios di Nazca abbiano voluto così segnalare il posto dove si trovavano, affinché scendendo dal cielo vi facesse ritorno il dio Viracocha, conosciuto anche come Quetzalcoatl o Kontiki e adorato ancora al tempo dei primi conquistadores spagnoli. Più concreta e suffragata da prove la teoria che ritiene le linee associate a rituali collegati all’acqua, data l’importanza fondamentale dell’approvvigionamento idrico in tutta la regione. C’è invece chi persevera nel vederci la testimonianza di una presenza non divina ma extraterrestre, dove le figure imiterebbero i segni lasciati dagli alieni prima della loro partenza e sarebbero state ritracciate appunto allo scopo di implorarne il ritorno.
Difficilmente i misteri di Nazca saranno ai primi posti fra i pensieri dei 300 atleti che dal 26 novembre al 6 dicembre percorreranno i 250 km della Maratona de las Areias. Il durissimo percorso, da affrontare in completa autonomia, si snoda fra pietraie, altipiani, enormi dune, nel deserto di Ica, delimitato dalle Ande e dall’Oceano Pacifico. Passando a Nazca nei pressi della Pampa di San José a qualcuno potrà capitare di attraversare una o più delle famose linee, aggiungendo alle emozioni di un ambiente spettacolare il segno di una storia ancora in gran parte da svelare.
Testo di Teresa Scacchi |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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