Bracciano: il lago di Roma consacrato all’Arma Azzurra

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Una veduta del Museo Storico Aeronautica Militare sul Lago di Bracciano

Cinquantasei kmq e centocinquanta metri di profondità: questi i numeri di un lago che ogni anno attira migliaia di turisti dall’Italia e dall’estero per la bellezza paesaggistica e dei borghi che sorgono lungo le sue sponde. Come il “cugino” di Bolsena, Bracciano è un bacino vulcanico abitato sin dai tempi più antichi, come dimostrano le palafitte neolitiche rinvenute in alcuni punti del lago, fra Anguillara Sabazia, Bracciano e Trevignano Romano la cui pietra antica contrasta con il colore acceso dei fiori e con il verde rigoglioso delle vegetazione, vero e unico elemento dominante del paesaggio lacustre.

Natura, arte, storia… e aeronautica. A una manciata di chilometri da Anguillara, infatti, sorge una grande piattaforma un tempo centro per il decollo dei dirigibili: nel 1904, per volontà del Maggiore del Genio Mario Maurizio Moris, Bracciano è scelto quale sito per il primo Cantiere Sperimentale Aeronautico dal quale quattro anni più tardi decolla “N1” un dirigibile rigorosamente made in Italy. E’ l’era del volo pionieristico, un periodo di gloria eternamente impresso dentro e fuori dai padiglioni dell’AeroMuseo dell’Aeronautica Militare, milleduecento metri quadrati di esposizione permanente di velivoli, dai Fratelli Wright ai caccia delle Frecce Tricolori.

Varcare la soglia di Vigna di Valle, dunque, è un emozionante viaggio nella Storia che inizia da un locale storico, l’hangar Troster preda bellica austriaca ceduta da Vienna a Roma  alla fine della Grande Guerra; un tour “volante” fra gli ultimi superstiti di guerre e raid gelosamente e accuratamente conservati dall’Arma Azzurra che, nel 1977, individua nell’ex idroscalo alle porte di Roma la location adatta affinché il pubblico possa conoscere ed apprezzare il DNA della giovane, ma gloriosa Forza Armata Italiana.

Un aereo Campini-Caproni realizzato alla fine degli anni Trenta

Sono oltre 80 gli aerei in mostra: in un percorso che si snoda in altri hangar (Velo, Badoni, Skema), quasi si fosse in un aeroporto più che in un polo espositivo, si può ammirare ciò che resta del Cavallino Rampante, il biplano di Baracca il cui mito ha consacrato un’altra leggenda italiana, la Ferrari; e ancora, l’Ansaldo SVA dell’87 Squadriglia di Gabriele D’Annunzio. Già la 87°, una formazione di arditi alati che nell’agosto 1918 “bombarda” Vienna con cartoline tricolori in una incursione che unisce la grande perizia dei primi aviatori ad una pietra miliare delle psychological operations, con gli austriaci a testa in sù a fissare quelle nubi di carta che scendono sulla loro capitale.

Non manca certo, poi, un mito dell’aviazione e Maresciallo dell’Aria Italo Balbo, padre dell’Aeronautica Militare (fondata nel 1923) e autore di imprese che hanno dato lustro e prestigio all’Italia degli Anni Trenta. Alla Aerocrociera del Nord Atlantico Orbetello-Chicago-New York-Roma (agosto 1933) è dedicato uno spazio che ricostruisce minuziosamente i dettagli della trasvolata nel corso della quale Balbo riceve grandi onori dagli statunitensi e dal Presidente USA Franklyn Delano Roosevelt. Fra i cimeli un “pezzo” di idrovolante a doppia deriva Savoia Marchetti S55 ritrovato in una spiaggia nel secondo dopo-guerra. Sì, perché molti degli aerei e dei motori di Vigna di Valle sono rinvenimenti fortuiti, residuati bellici restaurati con estrema cura dai tecnici della Forza Armata e restituiti al loro originale splendore.

Panorama sul Lago di Bracciano

L’AeroMuseo è quindi una gioia per gli appassionati del volo, ma non solo: mai cadere, infatti, nell’errore che la Storia militare sia argomento di nicchia, poiché è un tassello importante della conoscenza dell’identità di un popolo e un argomento unico che stimola nello studioso (e nel curioso) una fame di ricerca di cui non si è mai sazi, provare per credere. Poi, se lo “stomaco” fosse davvero pieno e nulla andasse più giù un consiglio: uscite dal Troster, avvicinatevi al vecchio aereo anfibio Pelican del 15° Stormo, percorrete qualche passo verso la banchina e… godetevi il più suggestivo e romantico tramonto del paesaggio romano, secondo solo a quello della Città Eterna di cui si può godere al termine di un pomeriggio di passeggio al Parco del Gianicolo.

Testo di Marco Petrelli | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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