
Che il paese a forma di stivale sia stato praticato sin dall’antichità è cosa risaputa. Merito dei Romani quello di irradiare, dalla capitale, una rete di vie consolari che dalla penisola hanno raggiunto territori lontani in Europa, nell’Africa del nord, nel Medio e talvolta anche nel lontano Oriente. I viaggi in Italia si sono intensificati nel Medioevo specie per via dei molti luoghi meta di pellegrinaggi – Roma su tutti – non solo da parte di persone devote, desiderose di espiare le proprie colpe con un viaggio purificatore, ma anche con la venuta di mercanti, artisti, studiosi, predicatori, insieme a gente poco raccomandabile quali teatranti di strada, banditi, nullafacenti e così via.
Nel corso del XV secolo e in quello seguente, prendono sostanza i viaggi d’erudizione; a Roma si aggiungono altre mete che molto hanno da offrire in quanto a storia, cultura, arte, vita sociale: città come Milano, Venezia, Bologna, Firenze e Napoli. L’Italia piace sempre più ai viaggiatori europei ed è a partire dal XVII e XVIII secolo che il viaggio diventa un Grand Tour, un grande “giro” della penisola; scomparsi i termini stranieri (travel, journey e voyage) rimane il Tour che, a cerchio, tocca i più importanti centri e altri minori inclusi per scelte individuali, per terminare l’itinerario nel luogo in cui aveva avuto inizio. Il Grand Tour diventa quello delle “cento città d’Italia”, pensato e organizzato dagli uomini di cultura europei, da insegnanti e precettori, da artisti in cerca d’ispirazione; questi viaggi d’istruzione sono destinati ai giovani rampolli dell’aristocrazia del vecchio continente; lo scopo è di farne gentiluomini colti e consapevoli che, con molte probabilità, avranno responsabilità di comando, di guida, nei rispettivi paesi.
Tra i molti viaggiatori, italiani e stranieri, che dalla fine del Settecento in poi hanno scelto quale meta di viaggio il meridione d’Italia, spicca George Norman Douglas, scrittore britannico, nato l’8 dicembre del 1868 a Thüringen (Austria) e morto il 7 febbraio del 1952 nell’isola di Capri. Non se ne conosce l’esatta ragione, ma l’amore per il nostro paese inizia molto presto per Douglas. La prima visita risale al 1888 e nel 1896 acquista un’abitazione (Villa Maya) a Napoli, sulla meravigliosa punta di Posillipo. Douglas aveva abbracciato dopo gli studi e senza eccessivi entusiasmi la carriera diplomatica, risiedendo per alcuni anni a San Pietroburgo. Dopo il divorzio dalla moglie Elizabeth, si trasferisce a Capri, a Villa Daphne. Nel 1907 visita la Calabria per la prima volta; vi ritorna nel 1911 e poi ancora nel 1937. Pubblica in Gran Bretagna, con grande successo, i suoi libri dedicati all’Italia del sud: Siren Land (1911), Old Calabria (1915, il migliore in assoluto) e South Wind (1917). Nel 1916 non si presenta a Londra per un processo che lo vede imputato di “molestie sessuali” (indecent assault). Da quel momento vivrà quasi sempre in esilio, tra viaggi e permanenze, i restanti anni della sua vita avventurosa. Muore a Capri nel 1952 e secondo la testimonianza postuma di chi assisteva al trapasso – da dissacratore quale era – avrebbe detto: “Get these fucking nuns away from me” (tenete lontane da me queste suore del c….).
Personaggio curioso, resistente ai disagi, poliglotta, democratico, alla mano, grande gentiluomo e davvero simpatico. Gli scritti di Douglas sono letture istruttive e insieme divertenti. Old Calabria è un grande libro di viaggio che si basa sulle esperienze visive e sulle sottili ricerche psicologiche di un eccellente scrittore. Della Calabria lo interessa ogni cosa: le antiche chiese, i ruderi dei monasteri, la cultura albanese con i suoi riti, la profonda religiosità non disgiunta da antiche superstizioni popolari. La vita della gente è un altro degli aspetti delle indagini di Douglas: i volti e i comportamenti della gente comune, le attività pastorali, i paesaggi naturali. Affascinato dalle coste sinuose e dal mare, che giudica fra i più belli del mondo; dalle montagne e soprattutto dalla Sila, con i suoi alberi centenari e imponenti. Lui la chiamava “la foresta incantata”. Non gli sfuggono nemmeno gli aspetti negativi del vivere del tempo: la diffusa malaria, il brigantaggio, impersonato dal famoso Giuseppe Musolino. Old Calabria è considerata l’opera migliore di Norman Douglas ed è stata tradotta in tutte le lingue conosciute dell’epoca nella quale è vissuto. Descrizioni di luoghi poco noti ai più, che sono divenute veri trattati di antropologia e di brillante letteratura.
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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