Fino al 6 gennaio al Filatoio di Caraglio (CN) la mostra Le fil du monde. Migrazioni e identità nell’opera di Elizabeth Aro. L’autrice è Elizabeth Aro, artista di origine argentina con numerose esposizioni personali e collettive in ambito internazionale e portatrice, come si definisce, di una permanente oscillazione fra culture diverse che traduce in grandi sculture in tessuto. Sono loro le protagoniste di questa mostra che affronta il tema dell’identità e dell’integrazione, ospitata fino al 6 gennaio 2019 nella splendida location del Filatoio Rosso di Caraglio. Una scelta non casuale, quella del Filatoio, il più antico setificio rimasto in Europa, oggi sede museale e luogo simbolo sia per il recupero del valore storico della memoria, che per la promozione della cultura contemporanea nell’area alpina tra basso Piemonte e Alta Provenza. La mostra nasce, infatti, nell’ambito del progetto europeo di cooperazione transfrontaliera MigrACTION, per valorizzare l’itinerario un tempo percorso dai valligiani piemontesi della valle Stura che emigravano verso la francese valle dell’Ubaye.
Le migrazioni di ieri e di oggi trovano voce in un percorso artistico fortemente suggestivo, con opere come gli Ulivi, due alberi a dimensione naturale in broccato di cotone e velluto, uno bianco e uno nero, che richiamano due opposti che si confrontano per conoscersi e riconoscersi. Sofferenza ed energia sono invece evocate dall’installazione Santa Sangre, una massa di appendici vellutate che scivolano come un fiume di sangue, sofferenza e sacrificio. E quale oggetto più del mappamondo, può parlarci del sogno di un pianeta che sia la casa di tutti? Mundo, l’emblematico globo di tre metri di diametro che oscilla dall’alto del soffitto, realizzato in feltro bianco naturale, presenta i continenti che scivolano lentamente verso il Sud del mondo, in un mondo con nuove mappe che cambiano con il mutare dell’evoluzione umana. Un cambiamento che le foto giganti di Los Otros – Gli Altri raffigurano in persone differenti che emergono dal nero profondo e che rimandano, nel loro evocare gestualità e sentimenti universali, ad un altro più vicino, meno straniero. “Quando si vive in un altro paese” – spiega Aro – “si cammina senza la rete di lingua, famiglia, amici. L’opera Red Net richiama l’esperienza quotidiana e mette in evidenza il cammino che la vita impone a tutti e la necessità di tessere nuove relazioni affettive”.
L’opera di Aro ha una forza trasformativa capace di capovolgere l’oppressione evocata da un Filo spinato e farla simbolo di unione tra le diverse culture, grazie al velluto, che lo avvolge, morbido al tatto, non respingente; evoca la libertà in un’Ala di seta, grande ala bianca di piume di seta, appoggiata su una tavola di legno e in All Fires, the Fire, ispirata al libro dello scrittore argentino Julio Cortázar, trasferisce in una cascata di fiammelle, la fioritura della vita, della passione e del movimento. Se l’arte può avvicinare alla conoscenza di un luogo, quella del Museo del Setificio Piemontese è una scoperta altrettanto importante. Il Filatoio oltre a ricostruire il processo di produzione della seta, dal bozzolo al filo ritorto (organzino) che veniva venduto in Francia e utilizzato prevalentemente per l’orditura di preziosi tessuti, ospita la ricostruzione degli imponenti torcitoi idraulici da seta su modello bolognese. Tutti i macchinari sono rifatti sui modelli in uso a metà Seicento, epoca cui risale il Filatoio, o del Settecento, quando la fabbrica fu ampliata, ricollocati nella loro sede originale (eccetto la bacinella) e prestando fede alle differenti tipologie di legno impiegate. Il recupero di oggetti e dei racconti della filanda accompagnano la visita, rigorosamente guidati da personale molto preparato. Quando: è’possibile programmare la visita dal giovedì al sabato dalle 14.30 alle 19.00; domenica dalle 10.00 alle 19.00. Lunedì 24/12 e mercoledì 26/12 dalle 14.30 alle 19.00, artedì 25/12 e martedì 01/01/19 il Filatoio rimarrà chiuso.
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di Roberta Dho | Riproduzione riservata Latitudeslife.com
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