BIT 2019: Buoni Incrementi Turistici

BIT è sinonimo di turismo. L’acronimo condensa anni di partecipazione alla manifestazione fieristica ambrosiana. Proprio in considerazione del fatto che Milano è stata giudicata di recente città leader per la qualità della vita che la distingue, ne consegue che se ha raggiunto tali livelli gran parte del merito è ascrivibile alla sempre crescente vocazione turistica che ne ha fatto una delle mete preferite per connazionali e stranieri. Il logo BIT è attivo dal 1980, ma già negli anni dei miei ultimi calzoni corti, visitare la Fiera Campionaria – sorgeva nell’area che oggi si chiama Milano City Life – voleva dire percorrere chilometri di corsie interne ai padiglioni per “raccattare” quantità industriali di pieghevoli, libretti, cartoline che illustravano destinazioni esotiche e lontane. Tutto era mescolato: gli stand (pochi) di paesi stranieri mettevano in mostra alimentari, macchinari, prodotti artigianali, insieme a “immagini” stampate dei luoghi che sarebbe stato bello visitare. Con la Grande Fiera d’Aprile del 1985 hanno preso sostanza i settori specializzati, poi confluiti in Fiere autonome dedicate, come appunto la BIT.

Quella di quest’anno è la terza BIT consecutiva che perdo. Mentre lo scrivo, registro mentalmente le considerazioni di alcuni colleghi e amici che – pessimisti a oltranza o acuti osservatori (ogni opzione è lecita) – sentenziano che non mi sono perso granché. Siccome non ho frequentato la Borsa Italiana del Turismo per cause di forza maggiore, sono autorizzato a considerarmi neutrale sia nei confronti di giudizi negativi per partito preso, sia verso quelli eccessivamente favorevoli. In mancanza di presenza fisica, in medio stat virtus, come usa dire. È quindi sufficiente ascoltare, leggere, valutare (parole, scritti e cifre) per rendersi conto che qualcosa sta cambiando e che questo cambiamento promette fasi di crescita futura ma, soprattutto, lascia intuire che tale crescita risulti alla fine qualitativamente migliore. Si è passati dalle tristezze espositive degli anni dal 2010 al 2015 (anni di crisi) quando le defezioni di nazioni che erano sempre state presenti nella rassegna del turismo milanese si erano fatte pesanti, a un insieme di visioni e prospettive differenziate che a questo punto dovrebbero aprire nuovi scenari: quelli di un’Italia turistica sempre più aperta agli stranieri – che raggiungono o superano le presenze del turismo interno – e quelli di una ricerca attenta e organizzata di un turismo frazionato e ben distribuito geograficamente. In altre parole: prende piede e sostanza un turismo che vede iniziative minori (intese come piccole entità) che si organizzano e crescono anno dopo anno; non entrano in competizione con i grandi numeri del turismo maggiore, ma lo affiancano, all’insegna dei nuovi orientamenti che la rassegna milanese ha ben sintetizzato.

Sulla scorta dei suggerimenti operativi contenuti nellHistoric Urban Landscape dell’Unesco, si sta cercando di valorizzare le miriadi di Genius Loci che la penisola contiene; esempio illuminante e ampiamente celebrato, quello di Matera, attuale capitale della Cultura. Altro parametro indicativo di un turismo “diverso”, quello che consiglia di legare la mobilità al concetto di Slow, per poter godere appieno – mediante una visita lenta e partecipata – delle ricchezze umane e culturali che i piccoli luoghi possiedono da sempre e che un attento lavoro di recupero e valorizzazione consente di apprezzare.

Certo, resistono e si rinforzano anche i grandi numeri, per fortuna: le regioni trainanti sono sempre quelle del nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, con le due centrali (Toscana e Lazio). Ancora: le mete principali (e discusse perché troppo affollate) sono le solite Venezia, Firenze, Roma alle quali si è aggiunta – non troppo a sorpresa – Milano. Ma la rassegna milanese ha dato spazio e visibilità, con un insieme di iniziative mirate, anche alle nuove forme di accoglienza e utilizzo, comuni oramai per quasi tutti i paesi a forte vocazione turistica. Ecco allora il successo di A Bit of taste per l’enogastronomia;

di I love wedding, dedicato al turismo di coppia, con o senza matrimonio; quindi il Bit 4 job per la ricerca occupazionale; il Be Tech per la tecnologia e la trasformazione digitale; il Bit Mice per il turismo congressuale. Alla fine, ognuno ha trovato nella BIT 2019 quello che cercava. Sino alla prossima edizione, ci sarà tempo a sufficienza per:

a) rimpiangere le passate edizioni e i fasti di una volta;

b) augurarsi che gli stessi possano ripetersi nelle edizioni future. Per concludere: quasi sempre si tende a vedere il “meglio” nel passato; non sarebbe male tuttavia avere maggiore fiducia in ciò che il presente ci offre e il futuro, probabilmente, saprà regalarci.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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