Dalle sabbie nere graffiate dal vento ai lidi bianchi bruciati dal sole, dalle colline verdi dei film fantasy ai laghi vulcanici multicolore, un road trip tra le meraviglie naturali della Nuova Zelanda.
Una spiaggia di antico magma agli antipodi del pianeta, il vento che arrotola le onde, frammenti di alghe e conchiglie tra le dita umide, sguardo rivolto verso occidente. Una canzone risuona tra gli alberi e lungo la costa, una voce dolce si alza nel cielo e parla al cuore. Te aroha, Amore. Ci insegna l’amore per madre terra Papatuanuku, il rispetto per l’artista silenziosa che ha creato questa bellezza, colei che prende e che dà. In una landa aspra e magnifica, il suo potere appare ancora più chiaro. Inizia qui un viaggio a quattro ruote alla scoperta dei tesori naturali di Aotearoa, la Nuova Zelanda.
Basta allontanarsi di qualche chilometro da Auckland per iniziare a respirare la potenza di Madre Terra a queste latitudini. Guidando verso ovest con il sole sulla faccia, le strade si fanno sempre più strette, le case sempre più rare e dietro una curva verde spunta inaspettato il mare. Karekare Beach è una spiaggia vulcanica circondata da colline rocciose e foresta tropicale dove è facile innamorarsi. Sabbia dura, mare impetuoso, pensieri che volano via. Paradiso per botanico, è parte del Parco Regionale Waitakere Ranges, oltre 3500 acri di area protetta ad appena 40 minuti in auto dalla città. Appena dietro alle dune, all’ombra di una miriade di alberi e felci, una piccola cascata gioca a nascondino con le rocce umide e una colonna di acqua gelida si getta in un placido laghetto verde. Lasciarsi bagnare dagli schizzi e sentirne i brividi lungo il corpo dopo una passeggiata al sole è una gioia dell’anima. E se il lungo lido è meta di pochi surfisti esperti a caccia di brividi e gabbiani erranti in cerca di cibo, gli oltre 250 km di sentieri del parco offrono svariate possibilità per esplorare la macchia neozelandese. Verso nord fino alla splendida spiaggia di Piha, verso sud fino alla baia di Manukau o su sulle colline dell’entroterra, dove la vista toglie il fiato e la quiete ruba il cuore.
La foresta brulica di piante native mai viste prima. Foglie grandi, foglie piccole, foglie allungate, cortecce coperte di muschio e altre piante, rami che crescono, rami che cadono, fronde ricurve modellate dal vento. Domina il paesaggio la onnipresente ponga, felce dai contorni arzigogolati divenuta simbolo del Paese. Ce ne sono circa 200 specie, dai minuscoli arbusti di 20 mm alle palme di ben 20 metri. Secondo la tradizione Maori, la loro forma a spirale, detta koru, ricorda il dispiegarsi della vita, la crescita e la forza personali, lo svolgersi della propria missione sulla terra, il districarsi della matassa. Se ne trovano rappresentazioni nei manufatti artigianali, nelle opere d’arte e nei famosi tatuaggi tribali. Non solo, nelle varie tradizioni, le foglie venivano cotte e mangiate e le radici venivano usate per curare le ferite, per placare la tosse e addirittura per rinforzare il cuoio capelluto. Altra pianta medicinale rinomata è la kawa kawa, arbusto dalle foglie a cuore il cui decotto ha proprietà depurative e calmanti. Ma la più famosa è la manuka, rinominata dagli inglesi tea tree, ottimo disinfettante e antinfiammatorio naturale e delizioso té. Se ne trovano a centinaia ai lati delle strade di collina, punteggiati di fiorellini bianchi dal profumo di miele.
Ma non tutte le coste sono così selvagge. A est di Auckland, tre ore di viaggio o poco più, si estende la penisola di Coromandel, meta preferita da chi vive nella city. Il paesaggio da questo lato è totalmente diverso: dolci colline rotonde si allungano su sabbie bianche e rocce levigate, isolette e barche a vela popolano l’orizzonte, paesini in riva al mare servono gelati all’italiana. Passata la zona di villeggiatura, spiagge da sogno e sentieri escursionistici panoramici si estendono verso la punta e la vita torna a scorrere lentamente, ai ritmi della natura. Tra le aree più belle è New Chums Beach, immensa e popolata da più volatili che umani. Nelle ore di bassa marea, un sentiero conduce alla baia e apre alla vista una cartolina vivente. Timidi surfisti apprendisti si divertono a bucare le onde, i pochi bagnanti macinano chilometri sulla sabbia o siedono su tronchi abbandonati dal mare, uccellini fanno la spola tra i giardini e la battigia. Anche qui, la foresta nativa fa capolino ai margini della spiaggia e custodisce i segreti Maori. Fioriscono tra dicembre e gennaio gli eccentrici Pohutukawa, i cosiddetti alberi natalizi locali che colorano la macchia di iconici addobbi rossi. Ne vanno matti i Tui, simpatici volatili dal piumaggio verde, blu e nero simili a un piccione europeo, ma con due soffici palline bianche appena sopra il petto.
Al centro della penisola di Coromandel, la foresta protegge i mastodontici alberi Kauri. Facili da trasformare in lunghe assi per via della loro forma cilindrica e della loro altezza fino a 50 metri, sono stati largamente sterminati a partire dal 1820 e utilizzati per costruire in Europa per oltre un secolo. Quelle che ora sono praterie abitate da pecore e mucche da allevamento, erano un tempo distese sconfinate di foresta vergine dove convivevano alberi enormi, arbusti e uccelli di ogni tipo. Tanto è cambiato da quando gli europei hanno piantato la loro bandiera in Aotearoa, la terra neozelandese. Oggi protetti e in fase di ripopolamento, i Kauri sono purtroppo minacciati da un fungo non nocivo all’uomo, contro il quale il Dipartimento di Conservazione Nazionale (DOC) ha preso misure come la chiusura di molte aree a rischio e un ampio coinvolgimento della gente. Per fortuna ne sopravvivono ancora splendidi esemplari centenari, che si possono ammirare (e abbracciare) con le dovute accortezze in aree come il Waiau Kauri Grove. Appoggiare l’orecchio sulla corteccia liscia e sentirne la forza non ha prezzo.
Proseguendo la rotta verso sud tra quei paesaggi da elfi e fate, non si può mancare la regione vulcanica, da dove la storia dell’isola ha inizio. Già nella parte inferiore della penisola di Coromandel si iniziano a trovare sorgenti geotermiche che scaldano il sottosuolo e producono fenomeni come la famosa Hot Water Beach, dove basta scavare pozze nella sabbia per costruirsi una piccola vasca termale. Più ci si avvicina a Rotorua e più aumentano le piscine di acqua calda. Il parco termale nel centro cittadino è un esempio interessante di come doveva essere un tempo questa zona, prima che l’uomo la abitasse. Getti di vapore incandescente, pozzanghere fumanti dai colori ferrosi, odore dolce di zolfo. Affascinati da questa nebbia tiepida, si può immaginare quello che hanno affrontato le tribù Maori al loro arrivo sull’isola. Qui e fuori dal paese, pullulano le aree termali. Seppure la maggior parte sia ormai gestita da privati e resa accessibile con strutture più o meno nuove, è ancora possibile trovare qua e là piscine naturali. Perfette per una sosta dopo tante ore di guida a sinistra.
Passato anche il lago Taupo, i colli si fanno più brulli e si inizia a salire verso il vulcano ancora attivo del Monte Tongariro. Ai suoi piedi parte il Tongariro Alpine Crossing, uno dei sentieri escursionistici più spettacolari al mondo. Nominato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1993 e considerato luogo sacro da molte tribù Maori, è un susseguirsi di bellezze rocciose di circa 20 km. Secondo la leggenda, Tongariro vinse la terribile battaglia con gli altri guerrieri vulcano Taranaki, Tauhara e Pūtawaki per la mano della bella montagna Pihanga. Getti di roccia e fuoco hanno dato forma ai laghi Taupo e Rotorua. E quando la sua cima è coperta da un cappello di nebbia e fumo, è per ricordare agli avversari la sua gloria. Con un guerriero così, meglio attrezzarsi con giacche pesanti e scarponcini da trekking adeguati. Si prenota in anticipo e si parte presto la mattina con un primo tratto in pullman che dal parcheggio di Mangatepopo conduce fino all’inizio del percorso a 1120 m e si torna all’auto dopo 7-8 ore un po’ impolverati e pieni di estasi. Vallate glaciali, crateri ancora aperti, laghi multicolore e venti impetuosi compongono un territorio mistico da cui è difficile allontanarsi. Il punto più alto è il Cratere Rosso a 1886 m, seguito dal culmine di meraviglia con la discesa ai Laghi Smeraldo e al Lago Blu. Si capisce il perché oltre 110 mila escursionisti ogni anno si arrampicano lungo questo anello, con un massimo di 600 visitatori al giorno. I neozelandesi sono così fieri del percorso, che per non rovinare il panorama hanno mimetizzato le coperture dei necessari bagni pubblici sparsi lungo il sentiero.
Per chi desidera esplorare la zona più a lungo, il DOC offre la possibilità di pernottare in rifugio e scoprire altri sentieri un po’ meno frequentati ma pur sempre speciali. Soprattutto in alta stagione, è consigliabile prenotare con largo anticipo o inserirsi in lista d’attesa. Un’alternativa è soggiornare a bassa quota ed esplorare gli altri sentieri in giornata. Uno di questi conduce ai Tama Lakes, due specchi di acqua argentea divisi da rocce lunari, arbusti levigati dal vento e paesaggi ruvidi. Con l’aiuto di alcuni pannelli esplicativi e di un po’ di spirito di osservazione, si può notare il susseguirsi delle eruzioni e delle guerre tra vulcani nei secoli, fino ad arrivare a noi. Terra viva, calda, potente. Papatuanuku. Ammaliati da questo splendore naturale, non resta che cantare, Te aroha.
Testo di Giorgia Boitano foto di Jan H. Störkel |Riproduzione riservata Latitudeslife.com
Informazioni utili
Come arrivare
In aereo dall’Italia con arrivo a Auckland o Wellington.
Come spostarsi
Per la speciale conformazione del territorio e la storia del Paese, i mezzi di trasporto pubblici in Nuova Zelanda non permettono di raggiungere i luoghi più remoti. Soprattutto se si ha poco tempo è meglio noleggiare un’auto o un piccolo campervan. La guida è a sinistra.
Dove dormire
Sacred Earth Retreat Centre, Karekare https://www.sacredearthnz.com/
Nascosto sulle colline verdi e affacciato sulla spiaggia di Karekare, questa struttura ricettiva boutique è un paradiso ecosostenibile che offre due lussuose guest house con vista su tramonti mozzafiato.
Camping
Il Dipartimento di Conservazione (DOC) offre una quantità di campeggi e rifugi gratuiti e a pagamento. Alcuni come quelli lungo il Tongariro Alpine Crossing, l’Abel Tasman Coastal Track e gli altri grandi sentieri Great Hikes vanno prenotati in anticipo. Informazioni sul sito ufficiale https://www.doc.govt.nz/campsites
Dove mangiare
Una vera e propria tradizione culinaria locale non esiste, e anche nei paesini più piccoli si trova un’ampia scelta di ristoranti etnici di ogni prezzo e qualità. Moltissimi i ristoranti italiani, cinesi, tailandesi. I neozelandesi adorano mangiare fuori. Da provare formaggi e miele locali.