Castellammare di Stabia, miseria, nobiltà e le acque della salute.

Viaggio a Castellammare di Stabia e fra le sue 28 fonti di acque termali candidate a Patrimonio Unesco protagoniste della prima tappa di Med Cooking 2019. Una manifestazione itinerante nata per sensibilizzare il mondo sulla tutela del mar Mediterraneo e del suo bacino anche attraverso la cucina. Fil rouge di quest’anno sono l’acqua e il pesce, risorse da non sprecare

Arrivi e ti pare di stare  in un film di Totò con lo spirito di Eduardo che aleggia un po’ dovunque: i panni stesi alla finestre delle case colorate e un po’ sgarrupate, le edicole dei Santi e della Madonna, i profumi di un forno a legna… pare un tuffo nella Napoli dei ricordi.

La città, antichissima e piena di storia, nel corso dei secoli è diventata fiorente polo industriale, per poi giacere abbandonata a se stessa. Stabiae significa fermata, riposo, o luogo di allevamento. E al plurale indica “formata da più gruppi”, fusione di popoli. Le prime tracce di un insediamento stabile risalgono all’VIII secolo A.C; successivamente visse un notevole sviluppo perché collocata in un sito protetto dai Monti Lattari, ricco di acqua e dal terreno molto fertile, con un comodo scalo marittimo, punto di convergenza di strade e valichi di montagna. I Sanniti la elessero a luogo ideale come residenza e presidio strategico militare e commerciale. Divenne però un ostacolo all’espansione romana e fu espugnata da Silla che la distrusse completamente, come attestato anche da Plinio il Vecchio.

La popolazione si spostò nei dintorni e passata la tempesta vennero costruite sontuose ville e edifici più popolari. I resti archeologici portati alla luce in effetti testimoniano come in epoca romana fosse pure un luogo di villeggiatura e di cure d’acqua e di sole. Su questa seconda Stabia si abbatté la furia del Vesuvio, seppellendola come le vicine Ercolano e Pompei, e portando con sé lo stesso Plinio il Vecchio. Il ritorno alla luce della città antica si deve agli scavi archeologici iniziati il 7 giugno 1749 per volere di Carlo III di Borbone e l’insediamento fu inaugurato nel 1957. Importanti e ben conservati, anche se meno conosciuti dei famosi vicini, meritano sicuramente una visita (a ingresso gratuito) i siti di Villa S. Marco, 11mila mq. in splendida posizione panoramica di cui solo 6000 mq. recuperati, e Villa Arianna, così denominata per l’affresco raffigurante Arianna abbandonata da Teseo e Nasso.

Lentamente, dopo la catastrofe, Castellammare di Stabia rinacque e ancor oggi a dominare l’abitato è l’antichissimo castello che dà il nome alla città e fa guardia all’ingresso nella Penisola Sorrentina, uno dei luoghi più iconici e famosi al mondo. E potrebbe essere davvero un buon punto di partenza per visitare Amalfi, Sorrento, Positano, Capri, oltre all’entroterra, e poi ancora Pompei e Napoli. Di fatto lo è solo in parte, grazie allo Stabia Main Port, Marina Resort primo nel Mediterraneo come approdo con ormeggi a murata per megayacht. A servizio c’è persino una pista per elicotteri: l’ideale per attirare un turismo elitario. Ma chi ci arriva poco si accorge delle bellezze di Castellammare di Stabia, in effetti ancora per buona parte occultate.

Quisisana è un esempio emblematico. Così si chiama la residenza borbonica che a mezza costa, e immersa nel bosco del monte Faito, sovrasta la baia. Nella “Casa Sana” più di un regnante ha recuperato la salute, dando fama alla qualità di acque e clima e attirando personaggi illustri a risiedere in questi luoghi, almeno per parte dell’anno. E la sensazione di spaesamento continua osservando il golfo di Napoli, con il Vesuvio sullo sfondo, che qui si chiude devastato dalle tante fabbriche dismesse, dalla foce del Sarno, uno dei fiumi più inquinati d’Italia, e da Fincantieri. Ma una volta saliti in barca e preso il largo dalla sede della Lega Navale, in un attimo si raggiunge uno scoglio miracoloso. Rovigliano, la “Petra Herculis”, pietra d’Ercole. La natura sta riprendendo il suo posto e oggi sui resti delle torri vi sono solo i fichi d’india e altre piante rare; insieme a gabbiani e cormorani: i veri padroni del tempio, si dice, dedicato all’eroe mitologico.

Ma le risorse naturali sono tante e spesso uniche, come le fonti di acque minerali, una ricchezza ineguagliabile finalmente candidata a Patrimonio UNESCO con la presentazione nel week end del 23 e 24 marzo scorsi. Conosciute già dall’età antica, dal 1741 erano il cuore di uno stabilimento termale  divenuto nel 1961 anche complesso idrico “ Fontibus Acquae Madonnae” per l’imbottigliamento delle acque dai riconosciuti effetti salutari. Un repertorio incredibile, costituito da 28 fonti riconosciute e 18 incanalate, dalle diverse proprietà, suddivise a seconda della composizione tra solforose, bicarbonato calciche, medio minerali. La più nota è appunto la Fonte della Madonna, che arriva fino al mare. Le cannelle da cui si prende l’acqua sono proprio sulla banchina del porto. Preziosa per i naviganti, perché capace di conservarsi integra e pura per oltre 6 mesi, è ancora molto apprezzata dai castellammaresi che l’utilizzano anche per cucinare o per lo stuzzichino tipico servito negli Chalet, i chioschetti sul lungomare. Semplicemente acqua e biscotto tradizionale: una sorta di grosso grissino semi dolce e secco che una volta intinto recupera la sua morbidezza, accompagnato da lupini e olive. Questi biscotti si possono trovare da Vincenzo Cascone, il laboratorio che li produce e confeziona nei bei pacchi blu carta da zucchero dal 1908.

Un’altra fontanella in stile liberty, nella piazzetta retrostante, spilla l’acqua Acidula, ritenuta prodigiosa per curare febbri, problemi di fegato e altri malanni. Nei pressi si trova l’insegna dell’ex fabbrica d’imbottigliamento Acetosella: tutto ricorda un periodo piuttosto florido che si è fermato con la chiusura degli stabilimenti termali una decina di anni fa. La candidatura UNESCO è un passo importante per riportare l’attenzione sulla città, rilanciando il turismo termale, archeologico e gastronomico.

Questo ultimo aspetto è stato reso evidente con l’evento Med Cooking.  Un buon numero di importanti chef stellati riuniti per una due giorni all’insegna di preparazioni con pesce povero, l’acqua di fonte, la pasta preparata con farina di grano coltivato con metodo Nobile, i prodotti della terra e le eccellenze locali. Fra gli altri Mauro Uliassi, Nino Di Costanzo, Gennaro Esposito, Domenico Iavarone, Pietro D’Agostino, Vincenzo Guarino e Alfonso Porpora. A chiudere i cooking show Maicol Izzo, del ristorante stellato Piazzetta Milu’ di Castellammare di Stabia, con un impasto di pane all’Acqua Acidula utilizzato per la scarpetta nel pentolino di ragù napoletano. All’insegna di ingredienti semplici e naturali, la grande ricchezza del Mediterraneo, è stato un momento di creatività golosa di mare e di terra, capace di suggestioni originalissime come l’esperimento di cucina con le meduse. Le preparazioni sono state degnamente accompagnate dai vini del Consorzio Vini Vesuvio, l’espressione più tipica di una terra generosa anche nei calici, con bianchi e rossi dalla forte identità, figli del vulcano.

Dopo questa prima tappa, Med Cooking sarà a Venezia il 30 settembre e a Taormina il 28 ottobre. parte del congresso si svolgerà in navigazione  verso la Grecia per giungervi il 1° ottobre. Focus del 2019 sono acqua e pesca.  E’ stata anche avviata la raccolta fondi a favore dei progetti dell’associazione Mare Vivo e del Ministero all’Ambiente per la tutela della risorsa Mare. Oltre al già citato ristorante stellato la cucina di Castellammare offre spunti interessanti, gustosa sintesi fra tradizione napoletana e sorrentina: Gran Caffè Napoli  storico locale del 1850 nella Villa Comunale frequentato da illustri personaggi come Benedetto Croce, Matilde Serao, principi e presidenti, dove assaggiare arancini, sfogliatelle e babà insuperabili e, da non perdere, la colazione con le graffe, le migliori forse da Pupetta. Consigliato il ristorante Marevivo, un locale che è quasi casa, fronte porto con cucina della tradizione un po’ rivisitata. Per dormire in ottima posizione panoramica è l’hotel La Panoramica, gentili e ospitali in un contesto piacevole, con la famosa ceramica di Vietri utilizzata per pavimentazione e bagni delle camere affacciate sul mare o sul Vesuvio.

Testo e foto di Teresa Scacchi, foto Med Cooking|Riproduzione riservata Latitudeslife.com

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