Lo scrittore, storico ed archeologo francese Prosper Mérimée definì Sartène “la più corsa fra le città di Corsica”. E a ben ragione. La località, infatti, è una delle cittadine più affascinanti e caratteristiche del sud dell’isola, particolarmente amata perchè ammantata da una romantica atmosfera poetica che richiama alla memoria un glorioso passato.

Questa affascinante città medievale, abbarbicata su una roccia, domina la valle del torrente Rizzanèse ed è costruita a forma di un anfiteatro aperto sul golfo del Valinco. La Place de la Libération piu conosicuta sotto il nome di Piazza Porta è il cuore della località ed il luogo preferito dagli abitanti di Sartène che qui trascorrono il loro tempo libero tra una chiacchiera ed un pasto in uno dei tanti ristoranti che si affacciano sulla piazza.
Nelle vicinanze è situata la chiesa parrocchiale di Sainte-Marie Assunta, luogo di culto che custodisce alcuni tesori di grande valore storico. Tra questi spiccano una statua in marmo della Madonna col Bambino risalente al XVI secolo e un dipinto raffigurante l’Annunciazione. La croce e le catene esposte ricordano che qui, il Venerdì Santo, si svolge la processione Il Catenacciu, che simboleggia l’ascesa di Cristo sul Calvario.
Questo è l’evento pasquale più atteso ed intriso di misticismo del territorio. Un penitente, scelto da un sacerdote di Sartène, con un cappuccio rosso e catene di 17 kg ai piedi porta sule spalle una croce di quercia del peso di circa 30 kg lungo un percorso che si snoda attraverso le stradine della città. In ogni via è posizionata una precisa fermata della Via Crucis. Il penitente rosso, lungo il percorso, deve cadere 3 volte, cosi come accadde a Gesù Cristo nel corso della sua Passione. Una volta a terra, in segno di devozione i partecipanti alla processione offrono al cielo canti religiosi preghiere.
Prima della fine della Via Crucis, il penitente fa un pausa all’interno della cappella San Bastiano e si inginocchia davanti all’altare. Lo stesso, a processione finita, si metterà genuflesso davanti alla folla ed ascolterà il sacerdote raccontare tutte le tappe del calvario del Cristo. Per finire, il grande penitente rientra nella chiesa, posa la croce dinnanzi all’altare e si inginocchia mentre i pellegrini vanno a baciare il Cristo.
A rendere speciale Sartène, oltre all’indimenticabile appuntamento religioso, è anche l’architettura medievale. Il pittoresco quartiere della Manichedda, o di Sant’Anna, è il nucleo della città vecchia ed è caratterizzato da passaggi a volta, strette stradine e ripide scalinate che regalano inattesi quanto suggestivi scorci panoramici sul golfo di Valinco.
Le case e le dimore di granito grigio si integrano alla perfezione creando un complesso armonioso, con gli alti edifici di color grigio che conferiscono ai luoghi un carattere austero e, allo stesso tempo, ricco di eleganza.
Molti visitano Sartène anche per andare alla scoperta del litorale, situato ad una quindicina di chilometri dal paese, caratterizzato da alcune delle più belle spiagge del sud della Corsica. Bastano solo 15 minuti di auto per raggiungere gli arenili, luoghi perfetti dove rilassarsi ammirando, al contempo, paesaggi incantevoli.
La spiaggia di Roccapina è la più nota. Qui ci si può distendere sulla sabbia fine o salire fino alla rocca del Leone. Assolutamente da non perdere è il colle di Roccapina, punta dal quale ammirare suggestivi panorami dell’area. Più a nord, invece, è situata la marina di Tizzano rinomata per i suoi fondali e, per questo, apprezzata dai sub. È anche il punto di partenza del sentiero del litorale che congiunge Campomoro alla già citata Roccapina.
Nel sud della Corsica è situata Filitosa, il più importante sito archeologico non solo della Corsica ma di tutta Europa, inserito nel Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Nell’area, che risale a circa 8000 anni, sono stati rinvenuti alcuni menhir antropomorfi risalenti al IV-II millennio a.C. Il sito fu scoperto nel 1946 dal proprietario della terra, Charles-Antoine Cesari anche se gli scavi cominciarono nel 1954. Il ritrovamento di alcune punte di freccia e di altri oggetti in ceramica testimoniano che il luogo era già abitato nel 3300 a.C. Intorno al 1500 a.C., invece, furono eretti menhir alti anche tre metri e con volti dalle sembianze umane, armature e armi.
Sono proprio queste sculture che rendono Filitosa così suggestiva ed importante. Il vero significato dei Menhir, però, rimane tuttora un mistero. Le opere, infatti, potrebbero essere state erette dai contadini per propiziarsi il favore degli dei, o potrebbero raffigurare i capi guerrieri morti. La prima statua che si incontra è quella conosciuta con il nome di Filitosa V. Questo imponente menhir presenta interessanti dettagli scolpiti come un volto ed un’arma. Il monumento “centrale”, uno dei più significativi, comprende le statue Filitosa VIII, XI, VII, X, XIII. All’esterno, invece, vi sono resti di menhir che sono stati trovati durante gli scavi in altre posizioni.
Vicino ad una cava si può osservare una suggestiva scultura naturale chiamata “il dinosauro” per la sua forma che ricorda quella dell’animale estinto. Chi vuole saperne di più su questa magica zona della Corsica, al termine del tour può visitare il museo in cui sono conservate altre statue e strumenti utilizzati all’epoca, che ricostruiscono le tappe dell’occupazione di Filitosa.
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Testo di Gabriele Laganà|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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