Il 21 giugno, nel famoso calendario delle celebrazioni, è giorno dedicato alla Musica. Scrivo la parola con la “M” maiuscola, perché questa è un’arte infinita e vecchia come il mondo e quindi merita ogni attenzione, ogni riconoscimento, ogni rispetto. La musica, per sua natura, è proteiforme, geniale, avvincente, misteriosa, a seconda di chi la concepisce e l’interpreta. La sostanza delle cose, ciò di cui si può esser certi, ci porta a concludere che la musica è universale e amata da tutti indistintamente e ogni area del mondo vive in sintonia con i suoni che produce, originati questi dagli strumenti musicali creati e modificati attraverso il tempo e lo spazio. Se la musica, quindi, è espressione geniale dell’uomo, lo è in misura ancora maggiore quando sono gli stessi geni ad occuparsene, come ha dimostrato Leonardo da Vinci, festeggiato quest’anno per i cinquecento anni della sua nascita. Pochi Libertas Dicendi fa, sempre in omaggio al grande Leonardo, ci siamo occupati del suo interesse e dei suoi studi in botanica; oggi è il turno della musica. Discipline minori, se paragonate all’incredibile ampiezza degli studi del genio di Vinci? Niente affatto; proprio perché gli interessi di Leonardo erano rivolti verso ogni forma del sapere umano – con grande curiosità e genuino spirito di conoscenza – va da sé che tutto era interessante, tutto degno di studio e di approfondimento.
Leonardo era un disegnatore “seriale”! Quando un’idea lo assillava, quasi sempre traduceva su carta i suoi pensieri e le sue intuizioni; non c’è nemmeno una lontana idea di quanti schizzi e studi abbia prodotto nel corso della sua lunga vita; quello che è certo – per fortuna dell’umanità – è che molti dei suoi “fogli”, dei suoi appunti speculari, sono stati raccolti nel Codice di Madrid e nel Codice Atlantico. Leonardo amava la musica, questo è certo. E osservava con interesse chi la suonava, affidandosi agli strumenti musicali del tempo; lui ha disegnato nuove forme e nuovi impieghi, modificando il già esistente o creando nuove applicazioni. Così si è occupato della Claviviola e del Can(n)one Musicale; così ha ampliato i suoi interessi dedicandosi a tre nuovi strumenti: la Piva Continua, dotata di due mantici che producevano un movimento ininterrotto dell’aria o di un arco; strumento abbastanza impegnativo: il musicista lo indossava per mezzo di cinghie e usando il braccio muoveva i due mantici che a loro volta producevano un soffio d’aria; lo strumento veniva quindi collegato a un terminale di “suono” che poteva essere un flauto, un ottone, eccetera. Di poco differente era l’Organo Continuo, considerato l’antenato della moderna fisarmonica, dal suono però diverso: meno possente, più dolce, più morbido; forse, tra quelli studiati da Leonardo, questo è lo strumento che offriva le migliori prestazioni (qualità sonora, intonazioni). Terzo strumento, il Flauto Glissato, che consentiva di passare da una nota all’altra in modo continuo e senza intervalli di tonalità, per mezzo di una fessura liscia, senza interruzioni, inserita al posto dei classici fori che questi strumenti hanno.
Nel panorama moderno dell’evoluzione degli strumenti musicali, ci si può ovviamente perdere, tanti sono e di fogge e applicazioni le più diverse. Quello che è certo è però l’amore e lo studio – e quindi il tentativo, molto spesso ben riuscito – di riproporre gli strumenti musicali antichi, anche e soprattutto quelli suggeriti da Leonardo. Un riconosciuto Maestro della strumentistica antica dei nostri giorni è Michele Sangineto, che nel suo “antro” di Villasanta (Michele: “antro” è detto con affetto!) dalle parti del parco di Monza, raccoglie una gamma pressoché infinita di strumenti musicali dai nomi affascinanti: viella, ghironda, ribecca, organistrum, arpanetta, salterio a pizzico, oltre alle più comuni arpe, viole, clavicembali, viole di gamba e via dicendo. Tutto ispira Sangineto: i fogli dei Codici Leonardiani, i vecchi quadri che riproducono strumenti un tempo in uso, gli affreschi e i mosaici delle antiche dimore. La magia sua, con il supporto sempre vivo dell’intera famiglia: la moglie Paola e i figli Adriano e Caterina – ora interpreti girovaganti delle realizzazioni musicali – consiste anzitutto nel grande amore per l’arte musicale, quindi nella consapevolezza che ridare vita a strumenti non più in uso, costituisca un piccolo ma significativo contributo a tener viva nel tempo la scintilla della cultura. Ciò che ci ha donato, con infinita prodigalità, proprio Leonardo da Vinci.
Libertas Dicendi n°217
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com