Parco Nazionale Patagonia. Biglietto di andata verso il passato della Terra

Questo straordinario Parco Nazionale inaugurato meno di un anno fa è nato per proteggere un piccolo uccello di cui esistono ancora solo un migliaio di esemplari. Tra le bellezze che comprende, la Terra dei Colori e la sorprendente Grotta delle Mani.

Un punto panoramico sul Cerro Guanaca

Sembra come se un gelato di fragola e limone si fosse sciolto e pietrificato, per l’eternità, in quel burrone segreto noto come Tierra de Colores, la terra dei colori, nella provincia argentina di Santa Cruz. Nel cuore della Patagonia. Nel frattempo, non troppo lontano, nelle remote lagune dell’altopiano del lago Buenos Aires, si riproduce un piccolo uccello tuffatore che si trova in pericolo di estinzione ed ha un parco nazionale creato su misura: è il macá tobiano. E nella stessa regione una grotta profonda 15 metri rivela le tracce delle mani dei primi abitanti di queste terre, che subirono le dure condizioni di vita della Patagonia di diecimila anni fa.

Tutte queste bellezze si possono ammirare nel Parco Patagonia, che comprende riserve naturali su entrambi i lati delle Ande, quello argentino e quello cileno: all’interno di questo grande circuito si trova appunto il “Parco Nazionale Patagonia” (che sarà presto ampliato grazie alla donazione di nuove terre dalla Fondazione Flora e Fauna), il Parco Provinciale della Cueva de las Manos” ed altre regioni di sorprendente bellezza e condizioni meteorologiche estreme.

Gli inizi

Canyon del Fiume Pinturas

“Il lato argentino del Parco Nazionale Patagonia – spiega il capo dei guardiani del parco, Pablo Agnone – è stato creato nel 2015 con lo scopo preciso di proteggere un piccolo uccello endemico tuffatore, il macá tobiano, che nidifica negli altipiani di questa parte della provincia argentina di Santa Cruz”.

Il progetto totale, che comprende riserve provinciali già esistenti ed altre ancora private, “è cominciato con la designazione di una superficie sull’altopiano del lago di Buenos Aires (il secondo più grande del Sud America, chiamato Carreras sul lato cileno) come Parco Nazionale Patagonia”, aggiunge Guido Vittone, coordinatore della Fondazione Flora e Fauna, che promuove l’allargamento dell’area protetta. Il processo di espansione è già in corso: alcuni appezzamenti di terra sono stati donati di recente, e altri seguiranno presto la stessa strada.

Il contesto geografico e gli accessi al Parco

Il Parco Patagonia si trova nel parallelo 47 di latitudine sud, nel luogo in cui si trova “uno degli altopiani più grandi e più alti della Patagonia, con caratteristiche molto speciali, dice Vittone, per la sua altezza sopra il livello del mare e per la sua posizione, che ha a che fare con la presenza di endemismi” – come il macá tobiano.

Il circuito avrà otto “portali” di accesso, quattro in ciascun paese: Jeinimeni, Tamango, Valle Chacabuco, Casa de Piedra in Cile; e sul lato argentino Roballos, Meseta, La Ascensión e Cañadón Pinturas, da dove si può accedere a una delle principali attrazioni della regione: la Cueva de las Manos.

Le aree e le attività del Parco

Tierra de Colores

Ciascuno dei portali dà accesso a percorsi ed attività per diversi tipi di turisti: ci sono aree da trekking da bassa ad alta difficoltà, che permettono di accedere a un paesaggio straordinario: la spettacolare Tierra de Colores, un canyon di incredibili sfumature rosse e gialle che si percorre a piedi, con una leggera salita; il fiume estinto Caracoles, una formazione di sale in forma di serpentina che avanza tracciando onde bianche sulla terra; la montagna La Calle (“la strada”), divisa da una sorta di via naturale nel mezzo delle imponenti mura di pietra; il punto panoramico di Cerro Guanaca, con una vista a tutto tondo sull’area circostante. Ma il luogo più ricercato è la Cueva de las Manos, che fornisce una testimonianza della vita dei primi abitanti della regione.

Le testimonianze della Cueva de las Manos

Verso la Cueva de las Manos

La Cueva de las Manos è alta 10 metri, larga 15 e profonda 24. Si trova sul bacino del fiume Pinturas, il più importante sito archeologico della Patagonia. Circondate da gronde, tutte le pareti esterne e interne della grotta conservano le impronte delle mani stampate in negativo, in diversi colori, dai primi abitanti del luogo. Sono conosciuti come pretehuelches, e la loro storia è un mistero: non si conosce nemmeno la loro lingua. Sono rimaste solo queste mani stampate, 829 in tutto, e alcune immagini di caccia.

Los Antiguos e Perito Moreno

Il Parco Nazionale si trova tra due villaggi che forniscono i servizi fondamentali: Perito Moreno, sulla mitica Ruta Nacional 40 (che attraversa l’Argentina da un capo all’altro ed è lunga 5.000 chilometri), e Los Antiguos, la “Capitale nazionale della ciliegia”, che a dicembre inizia a riempirsi di macchie rosse nelle sue abbondanti piantagioni. Los Antiguos è il superstite di un miracolo, perché negli anni ’90 è stato sepolto sotto la cenere dal vulcano Hudson: quando anni dopo è riuscito a riprendersi dal colpo, le ceneri fertilizzanti hanno dato una spinta straordinaria alla produzione di frutti eccellenti.

Informazioni

Come arrivare: da Buenos Aires, in aereo a Comodoro Rivadavia, sulla costa della Patagonia (due ore di volo) e da lì circa 450 chilometri via carretera fino alla cordigliera della Ande. Il modo migliore per spostarsi è avere il proprio veicolo o contattare le guide escursionistiche di Perito Moreno e Los Antiguos.

Testo di Graciela Cutuli|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.