Eccoci di nuovo con gli itinerari ferroviari più belli del mondo: questa volta siamo nella sconfinata Asia; ma la attraverseremo da parte a parte con un solo treno.

Talmente grande che si fa fatica ad immaginarsela tutta: è l’Asia. Da una parte affacciata sull’Europa, dall’altra già immersa nell’estremo Oriente. Copre addirittura 11 fusi orari, è il più vasto continente del mondo, ed anche il più popolato. Su questa terra sconfinata proviamo a muoverci sulle rotaie, coprendo vaste distanze e compiendo molte tappe, col nostro mezzo preferito: il treno.
Con tre itinerari possiamo muoverci su tre linee: la prima attraversa la parte nord-orientale dell’India e giunge fino al Bhutan; la seconda percorre il Giappone; la terza, con quasi NOVEMILATRECENTO km, è la più lunga ferrovia del mondo.
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Da Calcutta al Bhutan

La capitale del Bengala Occidentale, nell’India orientale; principale centro della zona, e porto più antico dell’India (oltre a essere l’unico dello Stato costruito su un fiume): è Calcutta, con le sue vie e i suoi monumenti: il parco Maidan dentro cui sorge il Victoria Memorial, il ponte di Howrah, la casa madre delle Missionarie della Carità, in cui è sepolta Madre Teresa, e anche il Rail Museum, che conserva carrozze e locomotive storiche. Il treno Kamrup Express è il primo su cui saliamo, nella stazione di Howrah, per viaggiare verso nord: con questo convoglio, già squisitamente… indiano, arriviamo alla stazione di New Jalpaiguri, presso il municipio di Siliguri. Il viaggio è molto lungo, ma adesso siamo già ai piedi della catena montuosa più alta del mondo: l’Himalaya.

È giunto il momento di salire sul treno di una delle ferrovie più belle del mondo: la Darjeeling Himalayan Railway. Questa linea a scartamento ridotto (solo 61 cm tra una rotaia e l’altra) percorre 68 km, partendo da un’altitudine di 100 m e inerpicandosi per i primi pendii himalayani fino a 2200 m, utilizzando binari “di regresso” per affrontare le pendenze. Ma due fattori la rendono davvero unica: il primo è che i piccoli treni sono trainati (a volte, per motivi turistici) da storiche locomotive a vapore; l’altro è che questi treni percorrono alcuni km proprio nel cuore delle città, tra le vie, passando vicinissimi a case e negozi.
Salendo le valli sul treno di questa ferrovia Patrimonio UNESCO, si aprono pian piano alcuni tra i migliori panorami himalayani: si può osservare il Kangchenjunga, la terza montagna più elevata della Terra, e la più alta dell’India.
Proseguiamo verso est, in auto oppure in treno (ma si deve ripassare da Siliguri), per raggiungere la piccola città di Chalsa e il villaggio di Grassmore, circondato da piantagioni di tè.
Varchiamo così il confine del Bhutan: questo piccolo Stato immerso nella catena dell’Himalaya, praticamente libero dall’inquinamento e con un’economia basata sulla “Felicità Interna Lorda“, è pieno di templi e dzong, strutture imponenti simili a castelli, eretti in posizioni dominanti sulle vallate, e dotati di grande misticità. Ad esempio, viaggiando verso la città di Paro, si incontra il monastero Karbandi Gompa. A Paro si trova lo scenografico Rinpung Dzong, e non lontano da lì ecco il Tiger’s Nest, un luogo in cui sorge il Monastero di Taktsang, probabilmente la struttura più iconica del Bhutan: un complesso architettonico buddhista arroccato su un picco sopra la valle.

Salendo in auto dalla piccola Paro verso il Passo di Chele La si può godere di un panorama a tutto tondo sulle vette himalayane. Invece verso est si trova un altro passo, quello di Dochula, a 3100 m: da questo luogo, che è anche un punto d’incontro religioso buddhista, tra le moltissime vette osservabili si può anche vedere – con il bel tempo – il Gankhar Puensum, la vetta più alta del mondo ad essere ancora inviolata.
Scendendo nella valle del fiume Puna Tsang Chu si notano altri edifici religiosi, come il tempio Chimi Lhakhang e la fortezza Punakha Dzong, a circa due ore di auto da Thimphu, la capitale del Bhutan, dove termina questo itinerario. Nella città si trovano altri monasteri come il Tashichoedzong, e punti panoramici interessanti come il Buddha Point, con un’enorme statua d’oro del Buddha.
Attraverso il Giappone

È quasi scontato che il punto di partenza di questo itinerario sia Tokyo, una delle metropoli più grandi del mondo. Ed è scontato anche che in Giappone ci si muova con il treno, che è il mezzo più utilizzato, straordinariamente competitivo, e con tecnologie all’avanguardia rispetto a tutto il mondo. I treni ad alta velocità Shinkansen collegano le principali città della nazione, e sono tra i più puntuali del pianeta, oltre ad essere i più sicuri: dal 1964, anno in cui è entrato in funzione il primo di questi treni, si sono verificati solo due deragliamenti, entrambi senza feriti.
Tokyo è talmente grande che non si smette mai di scoprirla: il Palazzo Imperiale, le vie racchiuse tra i grattacieli, i mercati, i santuari, i musei: ogni quartiere ha le proprie peculiarità, in questa immensa megalopoli.
Da lì, con il treno Romancecar (a scartamento ridotto e con carrozze panoramiche), andiamo verso Hakone, da dove si entra nell’omonimo Parco Nazionale: un’area che raccoglie diverse zone: laghi e foreste, sorgenti termali e, più a ovest, il Monte Fuji. Questo vulcano sacro è facilmente raggiungibile dalla città di Fuji, servita da treni Tōkaidō Shinkansen. Uno dei monti più iconici al mondo, e il più alto del Giappone: è talmente importante anche a livello religioso che gli shintoisti considerano fondamentale un pellegrinaggio fino alla cima almeno una volta nella vita. Raggiungere la vetta non è tecnicamente difficile, e – per chi è allenato – si può salire e scendere in un giorno solo.

Proseguendo da Fuji sulla linea ad alta velocità si attraversano le città costiere di Shizuoka, Hamamatsu e Nagoya, per giungere a Kyoto. Siamo in quella che è stata la capitale del Giappone per più di un millennio, e che, anche perché è stata risparmiata dalla Seconda guerra mondiale, conserva ancora un gran numero di meravigliosi templi buddhisti e castelli antichi: perciò è stata inserita tra i Patrimoni dell’UNESCO. Tra questi il tempio Otowasan Kiyomizudera e il Castello Nijō.
Da Kyoto non è difficile raggiungere Nara, un’altra città interessante dal punto di vista artistico, e anch’essa ex capitale del Giappone (durante l’VIII secolo), e poi Osaka, sempre servita dagli Shinkansen: è una metropoli seconda in grandezza solo a Tokyo, e, oltre ai suoi palazzi futuristici come l’Umeda Sky Building, a Osaka non potete evitare di cenare in uno dei suoi ristoranti: la città è tradizionalmente considerata la capitale della buona cucina giapponese.

Per l’ultima tappa dobbiamo salire ancora su un treno ad alta velocità, per un lungo tratto fino a Hiroshima. Dopo la Seconda guerra mondiale, questo luogo è divenuto un simbolo di pace: nel centro della città è stato costruito l’Hiroshima Peace Memorial Park, per ricordare il primo attacco nucleare della storia dell’umanità, che fece più di 140.000 vittime.
Nella baia di Hiroshima si trovano alcune piccole isole raggiungibili facilmente in traghetto, come Itsukushima, sulle cui rive si trova l’omonimo santuario, celebre per il torii (il tradizionale portale d’accesso) “galleggiante”, che si bagna nelle basse acque della baia.
La linea ferroviaria più lunga del mondo: la Transiberiana

Se qualcuno vi dicesse che è possibile viaggiare da Mosca fino alle rive del Pacifico restando sulla carrozza dello stesso treno per 9288 km, ci credereste? Eppure è così: e stiamo parlando della linea ferroviaria più lunga del pianeta.
Riguardo questo treno sono stati scritti molti libri, nessuno dei quali è abbastanza esaustivo da raccontare tutte le bellezze che si possono incontrare in un itinerario così lungo. Noi ne abbiamo scelte solo alcune, ma le fermate da fare sarebbero molte di più!
Dopo aver visitato una delle capitali più grandi dell’est Europa, Mosca, e averne apprezzato il Cremlino, la Cattedrale di San Basilio e quella di Cristo Salvatore, e il Teatro Bol’šoj, giunge finalmente il momento di recarsi alla stazione Jaroslavskij, da cui parte la Transiberiana.
Esistono diverse possibilità per quanto riguarda la scelta del treno, sia a livello economico sia a livello di servizi, sia perché esistono diversi itinerari. Comunque durante questo viaggio si attraversano ben 7 fusi orari e, se non effettuassimo alcuna tappa, giungeremmo al capolinea orientale dopo una settimana di viaggio. Noi qualche tappa la suggeriamo comunque.
Mentre i paesaggi fuori dal finestrino cambiano, e alle foreste si alternano le steppe, il treno ferma a Kirov; una deviazione della linea ferroviaria porta però a Kazan, una grande città che sorge alla confluenza tra il Volga e il Kazanka, e che custodisce alcune architetture davvero particolari: ad esempio la Torre Sjujumbike, di cui tuttora non si conosce la genesi, e la moschea Qol-Şärif.
Le linee si ricongiungono prima di Ekaterinburg, la prima città che si incontra dopo gli Urali, e quindi – potremmo dire – dopo il confine tra i due continenti. Gli Urali sono tra le più antiche montagne del mondo, e la catena più lunga d’Europa. Sebbene siano piuttosto bassi, celano grandi ricchezze naturalistiche e soprattutto minerarie. Fanno parte del “circondario federale degli Urali”, di cui Ekaterinburg è capoluogo.
Entrando così nel cuore della Siberia incontriamo Tjumen, sul fiume Tura, e poi Omsk, a poche decine di km dal confine con il Kazakistan. Mentre prati pianeggianti e bassi alberi ricoprono la pianura a perdita d’occhio in ogni direzione, il treno sulla Transiberiana corre fino a Novosibirsk, una delle più grandi città della Siberia, attraversata dal fiume Ob’.

Ancora molte ore per arrivare finalmente a Irkutsk. Abbiamo percorso già più di 5000 km, e siamo oltre la metà del viaggio. Questa città quindi è un’ottima sosta, anche perché, oltre agli edifici del centro, come le bellissime chiese ortodosse, la città si trova a breve distanza dal Lago Bajkal, che rappresenta un’attrazione turistica di grande valore naturalistico, per i suoi colori freddi invernali.
Costeggiando il lago si arriva a Ulan-Udė: molti turisti, arrivando qui, scendono dal treno transiberiano per prendere un’altra linea, la Mosca-Pechino, che li porta fino alla capitale cinese. Ma la Transiberiana più autentica prosegue verso Čita, e, sempre più a est, Skovorodino. Il paesaggio, pur avendo percorso migliaia di km, rimane simile a se stesso, e, quasi costeggiando il confine cinese, incontriamo la città di Chabarovsk, che sorge sul fiume Amur. “Solo” 765 km più a est si trova Vladivostok, grande porto sul Pacifico e capolinea della Transiberiana.

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Testo di Stefano Ghetti|Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com
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