Dopo l’assedio e la guerra degli anni ’90, la capitale bosniaca Sarajevo ha voltato pagina senza perdere il fascino di città dove si incontrano Islam e Cristianesimo.
Testo di Andrea Barbieri Carones. Foto di Patrizio del Duca

Un po’ di Europa e un po’ di Medio Oriente. Un po’ di Occidente e al tempo stesso tanto sapore di Balcani. Ecco Sarajevo, metropoli dei Balcani che dopo la dura guerra di metà degli anni Novanta e dopo un assedio costato migliaia di vittime è tornata viva più che mai, con i suoi colori, le sue diverse tradizioni, i suoi mercatini, i suoi suk e le sue architetture religiose circondate da alte colline verdi e grandi spazi disabitati.
Photogallery
La capitale della Bosnia ha voltato pagina e si è aperta al turismo internazionale costruendo nuovi alberghi, restaurando i propri palazzi dalle ferite della guerra e inaugurando nuovi voli con una compagnia aerea privata come FlyBosnia, che dopo il taglio del nastro del volo da Roma si prepara ad aprire collegamenti da altre città europee.
Un’ora di volo è sufficiente per raggiungere quella che è stata sopranominata la Gerusalemme d’Europa in quanto punto di incontro di Cristianesimo, Islam ed Ebraismo, religioni che nel corso dei secoli si sono avvicendate e mescolate, lasciando testimonianze indelebili. Come la cattedrale del Sacro Cuore, che dal 1889 rappresenta la più importante testimonianza cattolica dell’intera Bosnia. La chiesa, si trova nel centro storico di Sarajevo in strade strette ricche di negozi che richiamano persone soprattutto durante i fine settimana. Durante la guerra del 1992-1996, al suo interno venne costruita un’entrata della stazione dei treni per facilitare il rifornimento di vettovaglie alla città assediata.

Una passeggiata di pochi minuti e si arriva nella città vecchia, dove l’ambiente cambia improvvisamente: qui, tra locali con fumatori di narghilè, il caffè all’aperto Sevdah Kahva, dove fanno mostre di quadri, e ristoranti tipici si respira improvvisamente aria di Medio Oriente o di nord Africa. E la forte influenza dell’Islam, arrivato in città alla metà del 15° secolo, ha pervaso le abitudini e le architetture del centro e di numerosi quartieri che gravitano attorno alla Moschea di Gazi Hussrey-Beg: risalente al 16° secolo è una delle strutture ottomane classiche più rappresentative dei Balcani, che svetta con un minareto visibile da tutta la città. Danneggiata dalle bombe serbe è stata immediatamente ricostruita. Come ricostruito è stato anche il centro storico, che gli abitanti di Sarajevo amano frequentare mescolandosi ai turisti europei che qui trovano un mix di culture uniche in Europa e localini tipici come ristoranti e bazar. Alcuni di questi, costruiti sulle prime pendici delle colline che circondano la città, permettono ai frequentatori di ammirare il panorama su minareti, campanili e sulle strade del centro storico.

A proposito del centro: passeggiare senza fretta è il modo migliore per gustare Sarajevo, per parlare con gli abitanti seduti nella Piazza dei Piccioni attorno alla Sebilj Fountain, fontana in legno in stile ottomano risalente al 1753 che vanta repliche donate alle città di Birmingham, S. Louis (Missouri) e Belgrado. Dalla fontana sgorga un’acqua di montagna ritenuta molto salubre dagli abitanti. Del resto Sarajevo è ricca di acqua, che scende dai rilievi circostanti: lungo il principale fiume – il Miljacka, che lambisce il centro – sono sorti diversi monumenti, collegati tra loro da 22 ponti. Tra questi il Ponte Latino, a pochi metri dal luogo dell’attentato in cui, nel 1914, rimase ucciso l’Arciduca Francesco Ferdinando. Questo episodio, che fu la scintilla che fece scoppiare la 1° Guerra mondiale, è ricordato con diverse fotografie e con una copia identica dell’automobile su cui si trovava il rappresentante della casa asburgica quando fu colpito.
Poco più a valle, provenendo dal centro e attraversando il ponte pedonale Festina Lente, si trova l’Accademia delle belle Arti, edificio costruito nel 1899 come chiesa evangelica e dagli anni Settanta luogo di studi e di mostre. Oggi è uno dei palazzi più belli e caratteristici della città.

Passeggiando lungo il Miljacka si incontrano anche parchi di stile austriaco, come l’At Majdan Park, e altri palazzi simboli della storia bosniaca come la Biblioteca Nazionale, che nel 1993 fu bombardato e incendiato dall’artiglieria serba. Ricostruito negli anni successivi è oggi uno dei simboli – se non il simbolo – dell’indipendenza e della rinascita della Bosnia.
Accanto alla Sarajevo delle diverse tradizioni e delle diverse religioni c’è quella moderna, che reca i segni della guerra e i segni della rinascita. Sullo sfondo di palazzi che recano ancora evidenti danni provocati da proiettili e colpi di artiglieria, ci sono esempi di architettura moderna, costituiti da alti grattacieli in vetro simbolo della voglia di “guardare in alto” dopo le sofferenze del lungo assedio. E a proposito di questo periodo storico che ha segnato cuori e menti dei residenti, non si dovrebbe mancare una visita al Tunnel della Speranza, percorso sotterraneo lungo circa 900 metri che passa trasversalmente sotto la pista dell’aeroporto: scavato a mano durante la guerra, fu utilizzato per rompere l’assedio e per rifornire la città di viveri e beni di prima necessità. Un pensiero speciale va comunque al War childhood Museum, luogo dove vengono conservati i ricordi dei bambini cresciuti durante la guerra in Bosnia. Situato a poche centinaia di metri dalla cattedrale, conserva scritti e oggetti provenienti dalle mani dei bambini cresciuti durante il conflitto.

Informazioni
Come arrivare: Con i voli di FlyBosnia la prima compagnia di bandiera della Bosnia ed Erzegovina. Voli diretti giornalieri dall’aeroporto di Roma Fiumicino.
Quando andare – Clima: clima di tipo continentale, con inverni rigidi e nevosi ed estati calde. Le stagioni intermedie sono piovose, con sensibile escursione termica. La zona meridionale, più vicina al mare, è caratterizzata invece da clima mediterraneo.
Fuso orario: stessa ora rispetto all’Italia.
Documenti: è necessario il passaporto o la carta d’identità valida per l’espatrio.
Lingue: Bosniaco, Croato e Serbo. Conosciuto l’Inglese.
Religione: Musulmana, Ortodossa, Cattolica.
Valuta: Marco bosniaco (BAM) detto anche Marco convertibile. 1 € = 1,95 BAM.
Elettricità: prese elettriche di tipo C e tipo F.
Testo di Andrea Barbieri Carones. Foto di Patrizio del Duca|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.