Viaggio in Siberia: i Nenets e la Penisola di Yamal

Dopo anni di viaggi nell’Artico ho sentito il bisogno di poter fare di più, di arrivare direttamente al cuore di questa terra ostile e selvaggia, di raccontare storie di vita vera, una vita messa a dura prova dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento.

nenets-slitte
Le slitte sono il mezzo principale dei Nenets ©Elisa Polini e Luca Landoni

Storie di una vita vissuta lassù dove il tempo sembra non scorrere mai, dove la natura è l’unica vera protagonista di uno scenario dove l’uomo è solamente un ospite. Una storia di adattamento, sopravvivenza, di una cultura forte e determinata. Vivere con i Nenets, seguire i loro spostamenti e la loro quotidianità non è stato semplice. Adattarsi ad una vita così diversa, estrema e dura richiede un grande sforzo fisico e mentale, una grande capacità di adattamento, sopravvivenza e soprattutto una sana dose di follia e curiosità.

Ma chi sono i Nenets?

Uomo Nenet
Ritratto di uomo Nenet ©Elisa Polini e Luca Landoni

I Nenets, o Nenci, sono una popolazione indigena della Russia che da oltre 6.000 anni popolano l’estremo nord della Siberia. Sono nomadi pastori di renne che ogni anno percorrono più di 1.200 chilometri seguendo la transumanza delle loro renne. A seconda della stagione, si spostano seguendo antiche rotte di migrazione artiche. Durante l’inverno, quando le temperature scendono oltre i -50°C, le renne vengono portate a pascolare nelle foreste più a sud dove è più facile per loro reperire i licheni, mentre in estate ritornano verso nord.

Per farsi aiutare nel loro lavoro selezionarono la razza di cane samoiedo, lo fecero adattare alle condizioni climatiche estreme e lo addestrarono affinché fosse adatto al traino delle slitte e al ruolo di cane pastore. I cani dei Nenets sono in grado di raggruppare le renne in autonomia, senza il bisogno dei comandi dei loro padroni. Yamal nella lingua dei Nenets significa ‘la fine del mondo’, un luogo remoto, estremo, ricoperto dal permafrost e dalla tundra. La Penisola di Yamal si trova diverse centinaia di chilometri oltre il Circolo Polare Artico ed è una piccola striscia di terra che si estende dalla Siberia al Mare di Kara.

La dura vita dei Nenets

Anche i bambini aiutano nei lavori di tutti i giorni ©Elisa Polini e Luca Landoni

I Nenets non hanno mai avuto una vita facile. Durante la Russia zarista e in seguito durante il regime sovietico sono sempre stati sottoposti a una collettivizzazione forzata e a persecuzioni religiose. I bambini venivano portati via dalle loro famiglie e venivano costretti ad andare in scuole gestite dal governo dove gli era vietato parlare la loro lingua. Nonostante questo i Nenets sono riusciti a conservare la propria lingua e le proprie tradizioni nomadi.

Oggi invece la popolazione dei Nenets è minacciata dai danni causati dal riscaldamento globale, che ha portato alla morte di migliaia di renne. La troppa pioggia, ghiacciando, crea uno strato di ghiaccio sul suolo che impedisce alle renne di cibarsi, causandone la morte. Nel 2016 invece c’è stata un’epidemia di antrace causata dallo scioglimento di uno spesso strato di permafrost, che ha riportato alla luce le carcasse di alcuni animali sepolti negli anni ‘40 e ancora infetti.

Il riscaldamento globale però non è l’unico problema per i Nenets, messi a dura prova anche dallo sfruttamento delle risorse presenti nelle loro terre. Nella Penisola di Yamal si trova un grande giacimento di gas, il Bovanenkovo, che da solo produce un terzo di tutto il gas della Russia.

Vivere con i Nenets: i loro accampamenti

Nella tundra ghiacciata ci si sposta in motoslitta ©Elisa Polini e Luca Landoni

Per raggiungere l’accampamento mi sono spostata su una slitta di legno trainata da una motoslitta, attraversando laghi e fiumi ghiacciati immersi nel nulla più totale della tundra artica. In un accampamento vivono diverse famiglie e si trovano dalle 2 alle 4 tende. L’abitazione dei Nenets è il chum, una tenda conica mobile costruita con lunghi pali e ricoperta con pellicce di renna. Le pellicce vengono appoggiate sui pali aiutandosi con un lungo bastone, sono molto grandi e ne servono circa 80 per ricoprire tutta la tenda. Alcuni chum, non tutti, hanno una piccola finestra dalla quale entra la luce che ne illumina l’interno, mentre la porta è ricavata tra una pelliccia e l’altra. All’interno i chum sono molto poveri, essenziali. Sono dotati di una stufa a legna che viene accesa la mattina e viene lasciata andare per tutto il giorno, mantenendo la temperatura interna intorno ai 20 o 25 gradi. Di notte la stufa si spegne lentamente e la temperatura scende drasticamente sotto lo zero. Durante il giorno si sta tutti insieme nelle ‘stanze’ del chum, mentre di notte vengono abbassate delle tende e create delle piccole ‘camere’ per dormire. Si dorme per terra sopra alle pellicce di renna e ci si scalda utilizzando delle pesanti coperte. All’interno dei chum non c’è acqua e non c’è elettricità, bisogna farsi luce con delle lampade ad olio o con delle torce. Solamente alcune famiglie più fortunate hanno un generatore di corrente. Ogni volta che i Nenets si spostano devono smontare il chum e posizionare i pezzi sulle slitte che verranno trainate dalle renne.

L’importanza delle renne per i Nenets

Le renne sono alla base dell’economia dei Nenets ©Elisa Polini e Luca Landoni

La vita dei Nenets ruota tutta intorno alle loro renne. Da esse ricavano la carne per mangiare, le pelli per i chum e i vestiti, le ossa per i loro strumenti e i legamenti per i lazi e le corde. Solitamente ogni famiglia possiede una mandria composta da circa 1.500 renne che si tramanda di generazione in generazione. La carne della renna è ricca di nutrimenti e una sola renna basta per sfamare un’intera famiglia per circa un mese. La carne viene tenuta all’esterno, in un refrigeratore naturale come la vasta tundra artica, e viene fatta scongelare man mano che la si vuole cucinare. Di una renna non si butta via niente. La pelle della renna viene utilizzata per ricoprire i chum e per realizzare la loro pelliccia tradizionale, la malitsa, i cappelli, i guanti e gli stivali. La pelliccia è molto pesante, viene abbellita con perline o nastri colorati e per realizzarla ci vogliono circa 9 renne. I cappelli delle donne sono abbelliti con pelliccia di volpe artica e vengono tramandati di madre in figlia, mentre gli stivali sono abbelliti con della stoffa o dei nastri colorati. I tendini vengono utilizzati per realizzare i lazi per catturare le renne e per cucire gli abiti, mentre le ossa vengono utilizzate per costruire i loro utensili e alcune parti delle slitte.

I ruoli dei Nenets nella famiglia

Le donne Nenets vanno a raccogliere acqua al fiume ©Elisa Polini e Luca Landoni

Durante la mia spedizione ho avuto la fortuna di poter seguire i Nenets durante la maggior parte dei loro compiti quotidiani. Con gli uomini sono andata in cima alla montagna per controllare la mandria delle renne, mi hanno mostrato come fanno a radunarla e come fanno a catturare le renne con il lazo. Ho potuto osservarli mentre tagliano la legna per la stufa o mentre la lavorano per costruire le loro slitte. Ho potuto aiutarli nel sistemare la tenda in vista di una forte bufera e nel ripulirla dopo una bufera di neve. Con le donne sono andata a raccogliere l’acqua dal fiume o la neve dalla quale ricavano poi l’acqua per sciacquarsi o per cucinare e bere. Le ho potute osservare mentre cucivano i loro abiti e gli stivali dei loro mariti, mentre tenevano pulito il chum e curavano il fuoco della stufa. Le ho potute osservare mentre si prendevano cura dei loro bambini piccoli e mentre cucinavano per loro e per i loro ospiti.

I bambini piccoli giocano con quel poco che hanno, aiutano i genitori nei lavori quotidiani, imparano ad andare in motoslitta e a catturare le renne con il lazo già in tenera età. Ho passato tanto tempo con i bambini dei due accampamenti che ho visitato e mi sono divertita a giocare con loro a palle di neve o con gli slittini. Mi hanno trasmesso un senso di felicità e spensieratezza che mi ha riempito l’anima.

Il tradizionale Festival delle Renne

Festival delle Renne ©Elisa Polini e Luca Landoni

Tornata a Salekhard sono andata al tradizionale Festival delle Renne che si svolge ogni anno e al quale partecipano sia i Nenets sia altre popolazioni, come i Khanty. Ogni anno gli allevatori di tutta l’area si riuniscono in città per ritrovare amici e parenti e per prendere parte a diverse gare di forza e agilità. Le varie gare da superare sono il lancio con il lazo, il salto degli ostacoli, una gara di forza e la bellissima corsa con le renne. Per l’occasione le donne Nenets si vestono con i loro abiti tradizionali più belli e partecipano ad una sfilata che decreterà infine l’abito più bello. Il premio per il vincitore finale è una motoslitta, un mezzo di trasporto che sta diventando sempre più utile nella vita dei Nenets.

Informazioni

  • Come arrivare: da Mosca bisogna prendere un volo interno diretto a Salekhard.
  • Spostamenti: treno fino al rifugio e motoslitta fino agli accampamenti
  • Fuso orario: +4
  • Documenti: passaporto con validità residua di 6 mesi e visto turistico
  • Lingua: russo e lingua Nenet

Nenets e la Penisola di Yamal la photogallery

 

Testo di Elisa Polini, fotografie di Elisa Polini e Luca Landoni |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.