La presenza di un lago, di un fiume o di un semplice fossato, diventa l’elemento di forza in assenza di baluardi naturali (anche se l’interramento progressivo ne ha alterato la godibilità…)

Prima di intraprendere un breve viaggio alla scoperta di alcuni castelli della pianura padana – qui rappresentati da quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia – è opportuna una definizione di castello. Da tempo immemorabile, il castello risponde a due esigenze fondamentali: la prima riflette il bisogno di una difesa territoriale a zona, che tiene nella dovuta considerazione tutte le possibili varianti; necessità questa che dal XVI secolo cambia a causa dell’invenzione delle armi da fuoco. Ecco allora che la difesa viene concepita per linee periferiche e si adatta alle esigenze di un territorio più ampio, di un intero stato. La seconda necessità è al contrario di carattere amministrativo: incastellare un territorio, dunque, accoppia i bisogni di difesa a quelli di gestione dello stesso.
I castelli della pianura padana rientrano in queste due categorie: ciascuna ricca degli opportuni passaggi storici, scanditi a loro volta dal trascorrere del tempo.
Castelli di Cannero (Verbania-Cusio Ossola)

È abbastanza logico considerare le isole (lacustri o fluviali) quale luogo privilegiato per costruirvi difese o comunque edifici concepiti per tale scopo. È questo il caso dei bellissimi Castelli di Cannero – chiamati in seguito Malpaga – situati a qualche centinaio di metri dalla costa piemontese del lago Maggiore. Fortificazioni, quelle di Cannero, dovute ai Visconti di Milano e risalenti all’inizio del XV secolo: la loro particolare ubicazione consentiva di dominare i traffici del lago e di predisporre le scorrerie lungo i centri della costa.
Ciò che puntualmente fecero i fratelli Mezzarditi, individui senza scrupoli legati alla famiglia ghibellina dei Rusconi: la leggenda (ma fino a qual punto è leggenda?) racconta che uno dei fratelli, denominato Carmagnola, si sia invaghito di una certa Cristina, bellissima moglie del Podestà di Cannobio; Simoncello, uno dei suoi fratelli, riesce a rapirla, non senza gettare dalla rupe nel lago un innocente frate guardiano; la faccenda risulta però intollerabile per il duca Filippo Maria Visconti che invia sul posto cinquecento uomini che a loro volta sgominano la banda dei Mazzarditi; quattro dei cinque fratelli riescono a fuggire, mentre la bella Cristina viene uccisa. Per vendicarla, i vincitori riserbano al Carmagnola l’identica sorte riservata al frate: lo gettano nel lago dalla rupe.
Abbandonato per oltre un secolo, il castello di Malpaga viene in seguito fortificato di nuovo dal Conte Lodovico Borromeo, al fine di fronteggiare le mire espansionistiche degli Svizzeri.
Frascarolo (Pavia)

Le vicende storiche di Frascarolo si identificano con la vita del suo prestigioso castello, uno dei più belli della Lomellina. Edificato durante il dominio dei Visconti, il castello di Frascarolo venne denominato Grande, per distinguerlo da altri due irrimediabilmente distrutti in precedenza. Il castello conserva uno stemma marmoreo che reca l’emblema dei Visconti, il celebre biscione. Dopo le distruzioni dell’inizio del XV secolo, avvenute ad opera di Facino Cane, il castello Grande venne riedificato nel 1512.
Da quel periodo e sino a tutto il XIX secolo, il castello fu oggetto di varie investiture feudali, tra le quali vanno ricordate quelle degli Arborio di Gattinara, di un Casato ungherese, dei Beretta, dei Cairoli e di altri ancora. Nella seconda metà del secolo scorso la rocca e le sue pertinenze passarono in proprietà ai Vochieri, che la detengono tuttora.
Al 1882 risalgono alcuni lavori di restauro diretti dall’architetto Vandone di Vigevano. Nel 1912 il castello di Frascarolo viene riconosciuto monumento nazionale, opera pregevole di arte e di storia. Questo bellissimo castello, eretto lungo il corso del Po, rappresentava una delle opere difensive a protezione del Ducato di Milano dai possibili attacchi dei potenti marchesi del Monferrato, spesso in guerra con i vicini di zona. Un ultimo particolare di un certo pregio del castello è dato dal cortile interno che, nelle sue semplici linee, evoca l’atmosfera mistica di un chiostro.
Diga fortificata di Valeggio sul Mincio (Verona)

Fra le opere fortificate, la cui consistenza e forma – e la loro stessa ragion d’essere – dipendono dall’elemento acqua, occorre certamente annoverare il complesso fortificato di Valeggio. Essendo ormai escluso dagli studiosi l’uso originario di una diga per il prosciugamento dei laghi di Mantova, è al contrario assai probabile che la stessa dovesse servire per allagare l’invaso morenico attraversato dal fiume Mincio, tra Peschiera e Valeggio. Si deve infatti a Gian Galeazzo Visconti l’idea di estendere e consolidare la linea difensiva – collegando i fiumi Tione e Tartaro – che si prolungava a comprendere le sacche vallive sino all’Adige. Lo sbarramento, con uno sviluppo longitudinale di 525 metri, fu realizzato con una incamiciatura di ciottoli di fiume.
Il complesso della diga e delle opere militari ad essa connesse; l’imponenza dei manufatti in buona parte ancora integri e l’eccezionale collocazione ambientale, si propongono come uno dei più interessanti esempi di apprestamento difensivo medioevale.
Castello Estense (Ferrara)

Il Castello Estense sorge nel centro storico della città: fondato nell’anno 1385 dal marchese Niccolò II, divenne ben presto il centro catalizzatore della vita cittadina, funzione che oggi svolge unitamente al non lontano e bellissimo Duomo. Eretto dagli Estensi quale baluardo contro le sommosse popolari, questa importante dimora divenne col tempo punto di incontro di artisti e poeti fino ad assurgere al ruolo – storicamente riconosciuto – di splendida Corte; ciò che ha contribuito a fare di Ferrara una tra le città più importanti d’Italia sotto il profilo culturale. Le prime fasi storiche e di vita del castello rappresentano una lettura puntuale dell’evoluzione della città. L’architetto capomastro del castello è Bartolino da Novara che, nel decennio seguente la costruzione del Castello Estense, lavorerà anche per i Gonzaga, mettendo mano al castello di San Giorgio in Mantova. All’inizio del 1454 Girolamo da Carpi alza di un piano le mura, eliminando le merlature ghibelline e sopraelevando le torri. Una cortina muraria quadrata, con quattro torri angolari e un cortile interno, caratterizzano il castello.
Nel 1477, con Ercole I° d’Este il castello diviene, grazie ad opportune modifiche, una vera e propria abitazione, sede di una Corte prestigiosa. Nello stesso periodo a Ferrara viene realizzata l’Addizione Erculea, una vera e propria opera urbanistica di indubbio interesse e valore. Il periodo di regno di Alfonso I coincide con la presenza di Ludovico Ariosto a Ferrara, mentre Torquato Tasso sarà in città sotto il regno di Alfonso II. Tra i molti ospiti illustri del castello vanno ricordati: Papa Paolo III Farnese, Michelangelo, Tiziano, Vittoria Colonna, San Carlo Borromeo fino a Calvino, ospite della duchessa Renata di Francia, sposa nel 1528 di Ercole II.
Verso la fine del XVI secolo si registrano alcuni segni di decadenza, aggravati dalle conseguenze di uno spaventoso terremoto (1570); nei due anni seguenti si registreranno oltre duemila scosse telluriche, evento che suggerirà alla Corte di abbandonare il castello. Dopo l’ingresso di Ferrara nello Stato della Chiesa (1598), il castello torna all’antico splendore ospitando papa Clemente VIII e un seguito di millecinquecento persone. Nell’anno 1859 Ferrara entra a far parte del regno d’Italia. Oggi il Castello Estense è la prestigiosa sede del Comune della città.
Testo di Cate Calderini (architetto) – |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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