Era questo lo slogan che negli anni Novanta del secolo scorso appariva nei depliant promozionali del neonato Parco Naturale Regionale della Lessinia. Due aggettivi semplici, ma chiari: bella, per le peculiarità che ne caratterizzano il territorio; vicina, per la sua posizione che vede ogni suo capoluogo comunale distare più o meno trenta chilometri da Verona.
Testo di Gianmarco Lazzarin foto di Lucio Rossi
Uno sguardo ad una qualsiasi carta dell’Italia settentrionale mostra come la Lessinia sia una propaggine prealpina che si insinua nella parte centrale della Pianura Padana; un ventaglio di valli e dorsali che risalgono fino ad un ampio altopiano sommitale, vero e proprio balcone panoramico a sud verso la stessa pianura; ad est e ovest verso altre zone prealpine ed a nord verso la catena alpina centrale.
Un ideale tour per visitare il territorio e conoscere le sue principali valenze può iniziare dalla Valpolicella, zona collinare posta a sudovest della Lessinia; la zona è nota principalmente per i suoi rinomati vini rossi, come il Ripasso, l’Amarone e il Recioto ; opsita inoltre due tra le principali peculiarità: il Parco delle Cascate di Molina e il Ponte di Veja.
Per raggiungere la splendida area delle cascate, lasciata l’autostrada al casello di Verona Nord, si prosegue in direzione Fumane e, dal centro del paese, si risale la suggestiva valle omonima fino all’abitato di Molina. In passato noto per il gran numero di mulini idraulici attivi, oggi il piccolo paese appare come un abitato in sintonia con l’ambiente naturale che lo circonda; ogni edificio e manufatto ha nella pietra locale (il lastame calcareo o Piera de Prun) il denominatore comune; pareti, tetti e muri divisori sono infatti tutti stati realizzati grazie all’antico e sapiente utilizzo di questa risorsa.
Attraversato il centro di Molina e le sue suggestive corti si accede al Parco delle Cascate, vera e propria oasi naturale dove tutti i sensi sono legati al fluire dell’acqua. Se le meravigliose cascate colpiscono il visitatore per la loro bellezza, al rientro dal parco rimarranno indelebili anche piccoli aspetti quali il suono dell’acqua, la straordinaria gamma di colori e cromie e i particolari profumi e odori che si possono percepire nelle diverse zone del parco, frutto della presenza dell’acqua e di innumerevoli specie vegetali.
Da Molina si può proseguire lungo una stretta, ma suggestiva strada comunale che raggiunge la SP34 in località Spiazzo e, quindi, la vicina SP12; percorsa in discesa per pochi chilometri, in località Corrubio si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il Ponte di Veja. L’ampio parcheggio non permette di svelare immediatamente alla vista la maestosità del monumento naturale, ma è impossibile non scrutare, a fianco della rinomata trattoria omonima, la presenza di alcuni castagni secolari. Il più grande di questi, noto come “Castagno di Dante”, ha dimensioni ragguardevoli che superano i 12 metri di circonferenza alla base; una leggenda lo vorrebbe già presente nel medioevo, quando il sommo poeta fiorentino, ospite degli Scaligeri, visitò forse anche il Ponte di Veja; aldilà della sua età, difficilmente stimabile, la sua imponenza lascia tutti a bocca aperta.
Dalla trattoria un brevissimo sentiero permette di arrivare all’incredibile arco di pietra di Veja, un ponte naturale dalle dimensioni eccezionali con un’arcata di circa quaranta metri, uno spessore di dieci metri e un’altezza che verso valle si avvicina ai cinquanta metri. Meta di visitatori e ammiratori già nei secoli passati, il “ponte” è in realtà ciò che rimane di una enorme cavità carsica, implosa in un passato non precisato a causa di fattori erosivi e, probabilmente, di terremoti; da questo processo è rimasto intatto l’arco di ingresso dell’antica grotta, l’attuale ponte.
La visita al territorio lessinico può proseguire risalendo la SP 12 verso Sant’Anna d’Alfaedo, dominata dalla mole dei Corni d’Aquilio e Mozzo, e quindi verso Erbezzo; lungo questo tratto sono numerose le contrade lambite o attraversate, ossia schiere di caseggiati isolati rivolti a meridione, formati principalmente da edifici ad uso abitativo e stalle per il bestiame. Le contrade rappresentano da sempre lo storico insediamento umano in tutta la montagna lessinica, caratterizzandone il territorio dall’alta collina fino alla soglia dell’altopiano, ossia fino a circa 1200 metri di quota.
Proprio verso l’altopiano ora ci dirigiamo, svoltando a sinistra poco prima del panoramico centro abitato di Erbezzo, per risalire verso il Passo delle Fittanze, a 1400 metri di quota. Il valico delle Fittanze, a pochi metri dal limite regionale tra Veneto e Trentino, per secoli è stato un confine di stato, segnato da numerosi cippi in pietra che segnavano da un lato la provincia del Tirolo dell’Impero Asburgico e dall’altro la Repubblica di Venezia.
Questo suggestivo luogo si presta a splendide escursioni in tutte le stagioni, seguendo i sentieri e le strade sterrate nel periodo estivo o immergendosi in un paradiso bianco con le ciaspole d’inverno. Da maggio a ottobre è possibile salire ulteriormente con gli automezzi verso est lungo la stretta SP14, arteria ideale anche per passeggiate a cavallo o con mountain bike che permette di attraversare tutta la sommità dell’altopiano lessinico e godere di viste panoramiche uniche.
Imboccata da Passo Fittanze, questa strada attraversa numerose malghe, ampi terreni prevalentemente a prato pascolo intramezzate da boschi di faggio e abete, luoghi d’alpeggio estivo per mandrie di bovini. I muri a secco che dividono i pascoli, le pozze d’abbeveraggio per il bestiame e i rari edifici di malga, ossia i baiti e le casare un tempo dediti alla produzione e alla stagionatura dei formaggi, rappresentano i segni dell’uomo in alta Lessinia; la tradizione dell’alpeggio sull’altopiano è radicata nei secoli e tutto il paesaggio che si può osservare è frutto del connubio tra uomo e natura sedimentatosi nel tempo.
La gran parte degli edifici dell’altopiano hanno perso l’originaria vocazione casearia, ma alcuni di essi sono stati sapientemente convertiti in splendide strutture ricettive che mantengono i caratteri architettonici originari, come i baiti delle malghe Valbella, Dardo e Maso in comune di Erbezzo, Bocca di Selva, Moscarda, Campolevà e Malera in comune di Bosco Chiesanuova, Parparo in comune di Roverè Veronese, Lausen in comune di Velo Veronese.
Tra i piatti tipici che si possono gustare in questi esercizi ci sono gli gnocchi di malga o, in dialetto, i gnochi sbatùi, gnocchi di farina, acqua e sale conditi con abbondante burro fuso, formaggio stagionato grattuggiato e, talvolta, ricotta affumicata. Altri suggestivi rifugi sono invece stati ricavati da antichi caseggiati di governo del territorio, come la Podestaria in comune di Bosco Chiesanuova, oppure da edifici ex-militari come Malga Lessinia e Castelberto in comune di Erbezzo e Revolto in comune di Selva di Progno. Malga Lessinia è peraltro uno dei pochissimi luoghi dove ancora oggi viene prodotto il Formaggio Monte Veronese in alta montagna, uno dei prodotti d’elite della Lessinia che ne permettono una riconoscibilità che valica i confini provinciali e regionali.
Il percorso lungo la SP14 è di assoluta bellezza sia per le suggestioni del paesaggio d’alta quota, con le forme arrotondate dei pascoli e le fitte foreste che risalgono le impervie valli, sia per i tanti segni che la Prima Guerra Mondiale ha lasciato sul territorio, come trincee, camminamenti e postazioni. In quest’ottica merita una visita il ridotto di Malga Pidocchio, che si trova proprio lungo la SP14 e che, segnalata da un’apposita bacheca illustrativa, permette al visitatore di immergersi in quello che un secolo fa era un sito naturale adattato ad uso militare.
Sono però le incredibili viste panoramiche che suscitano nel visitatore le emozioni più forti; in occasione di giornate particolarmente terse la vista spazia dalla catena del Monte Baldo al Lago di Garda a ovest; sullo sfondo si può, in rare occasioni, osservare anche la vetta del Monviso; a sud, infine è ben visibile la Pianura Padana con la catena appenninica settentrionale. A sudest si scorgono i Colli Euganei e, all’alba, la Laguna Veneta, che risplende illuminata dal primo sole del giorno. A nordest è l’imponente mole del Monte Carega ad ergersi alla vista, mentre a nord ecco apparire i ghiacciai perenni delle Alpi centrali, dall’Adamello alla Presanella, le Dolomiti di Brenta e, in lontananza, le Alpi sudtirolesi.
Nei pressi di Bocca di Selva questa lunga, sinuosa e panoramica strada lambisce la Foresta dei Folignani, dove la fauna selvatica trova riparo e dove escursionisti e camminatori possono abbandonarsi lungo sentieri e stradelli alla scoperta del cuore naturale del Parco Naturale Regionale. Dall’altopiano si può tornare a scendere di quota lungo la SP6, scollinando il panoramico colle del Branchetto e scendendo verso le località Parpari e Camposilvano.
Prima però, a Malga San Giorgio, è d’obbligo una passeggiata verso le zone del Vallon del Malera e le malghe omonime. Qui le dolci sinuosità dell’altopiano si interrompono bruscamente con i dirupi verso la sottostante Valle di Revolto e la fitta Foresta di Giazza; gran parte del crinale verso la suddetta valle è percorribile grazie ad un sentiero sommitale, sensazionale per le viste mozzafiato. Si possono anche facilmente avvistare esemplari di fauna selvatica quali camosci, marmotte e uccelli rapaci come la poiana e, molto più raramente, l’Aquila reale.
Scesi a Camposilvano, invece, è possibile visitare una delle strutture museali del Parco della Lessinia, il Museo Geopaleontologico. Il museo ospita all’interno numerosi reperti fossili ritrovati in Lessinia, tra cui molte ammoniti e resti ossei di orso delle caverne (Ursus spelaeus). Dal museo un breve sentiero conduce al Covolo di Camposilvano, enorme pozzo di crollo con una grande grotta ancora presente; un sito dal fascino misterioso, che in passato si è prestato egregiamente ad eventi teatrali e musicali diretti ed ideati dal regista di Velo Veronese, Alessandro Anderloni.
Una passeggiata di poche centinaia di metri permette poi di raggiungere e attraversare la Valle delle Sfingi. Il sito sembra uscito da un set cinematografico per le incredibili forme delle rocce che creano una città di pietra, con edifici e vie che la attraversano.
Nella parte orientale della Lessinia è possibile completare la conoscenza del territorio andando a Giazza, suggestivo paese noto per essere l’ultima località dove ancora oggi la famiglia Boschi dell’Osteria Ljetzan produce carbone da legna con l’antica arte della Carbonara. Si tratta inoltre dell’ultimo avamposto della lingua e cultura dei Cimbri, popolazione di origine bavaro-tirolese che a partire dal basso medioevo colonizzò la Lessinia centro-orientale. Da Giazza si può risalire la Val d’Illasi per poi scendere a Bolca, sito paleontologico d’importanza mondiale. Non a caso, in questo sito sono state scoperti un gran numero di specie di pesci fossili ritrovati nelle cave della Pesciàra e del monte Postale, in parte esposti presso il moderno museo del paese.
Vi sarete resi conto che tutta questa bellezza è impossibile da visitare in una giornata! Se si ha a disposizione poco tempo meglio scegliere una parte di territorio e concentrarsi in quell’areale; se invece le giornate possono essere più d’una, vi potranno ospitare i tanti agriturismi e B&B sparsi tra le suggestive contrade e paesi lessinici, oppure uno tra gli accoglienti alberghi a gestione familiare del territorio, come il Lessinia e il Frizzolana a Bosco Chiesanuova oppure il Tredici Comuni a Velo Veronese o il Boschetto in Foresta di Giazza, che uniscono i gusti di una cucina tradizionale all’amore incondizionato per il territorio.
INFO UTILI
Informazioni: sul sito del Parco naturale della Lessinia e sul sito Visit Lessinia. La IAT locale è aperto al pubblico tutti i fine settimana dalle 9.30-12.30 / 14.30-17.30
Come arrivare: uscita autostradale di Verona Est, imboccare la tangenziale est fino alla fine prendendo l’uscita per Bosco Chiesanuova.
Quando andare – Clima: tutte le stagioni presentano delle attrattive, la primavera e l’estate per le escursioni in quota; in autunno imperdibile il foliage dei boschi che ricoprono il territorio, mentre in inverno ci sono molti percorsi da fare con le ciaspole.
Dove dormire: Hotel Casa Leon D’Oro a Bosco Chiesanuova è in ottima posizione per partire alla scoperta dei vari itinerari del Parco. Nella zona sono molte le possibilità di soggiornare in agriturismo e B&B.
Dove mangiare: Rifugio Malga Malera di San Giorgio di Bosco Chiesanuova, per gustare i famosi gnocchi di malga serviti con burro fuso e formaggio grana.
Testo di Gianmarco Lazzarin foto di Lucio Rossi Riproduzione riservata © Latitudeslife.com