Love Slovenia

È stato il primo paese ad annunciare la ripartenza del turismo e la fine della pandemia e se l’è cavata bene anche durante il coronavirus. La Slovenia regala quella sensazione di pace e tranquillità ideali per godersi un viaggio: con un litorale magnifico, laghi, grotte e foreste popolate da orsi.

Testo di Lucio Valetti foto di Sergio Pitamitz

Un orso osserva da dietro un albero nelle foreste slovene ©Sergio Pitamitz

Non mi ricordavo la Slovenia. E non me la ricordavo così, soprattutto. Negli Anni ’70, verso la fine (io c’ero), si raccontava che certi LP, long playing, i dischi di vinile di allora, che non arrivavano in Italia, si trovavano a Lubiana. Musica rock e punk, e tutto il resto di moderno di quell’epoca. Erano scatenati a quel tempo i ragazzi di Lubiana. I dischi dei Sex Pistols raccattati a Londra e importati avevano fatto nascere da quelle parti un fervido movimento punk. Si diceva che arrivassero prima anche i nuovi dei Rolling Stones e i Beatles. Tutto sommato Lubiana era a un tiro di schioppo per noi del nord. Così ci ero andato. Con un po’ di apprensione. Era ancora la Jugoslavia comunista di Tito e intimidiva un po’, anche se c’era aria di cambiamento e fermento.

Panorama sulla cittadina di Isola e sul mare Adriatico ©Sergio Pitamitz

“Si va in Slovenia” mi dice il Pit. Accidenti, dopo tanto tempo. Qui dietro l’angolo. Banale. Che ci facciamo? Cosa c’è da vedere? “Ci sono gli orsi”. Ah beh, se ci sono gli orsi. Pitamitz, al secolo Sergio, è soprattutto un fotografo naturalista, diventa pazzo per gli animali. E gli orsi ci sono davvero. Tanti, da quelle parti, perfino troppi. Ovviamente nella foresta. Ma ci si arriva dopo, perché il modo più naturale per raggiungere la Slovenia è la costa. Quel pezzo di litorale che era italiano e che ora si percorre nel ricordo di un drammatico pezzo di storia. Un litorale magnifico. Il mare entra a poco a poco dal finestrino dell’auto, poi lo invade. Tutto blu. Capodistria (che è diventata Koper), poi Isola (cioè Izola), poi Portorose (cioè Portoroz).

Non me li ricordavo i fasti di Portoroz. Forse non c’erano ancora. Grandi alberghi, che quasi fanno il verso a quelli di Cannes, un lungomare di lusso anche se mancano le Bentley degli arabi che stanziano ancora sulla Costa Azzurra, l’aria smarrita di una città indecisa tra l’essere snob e aprirsi al popolare perché ci sono anche le pensioni infilate qua e là tra i cinque stelle. C’è posto per tutti, è il business del benessere fisico. Acque curative, perfino miracolose, cure termali. Non c’è albergo che non abbia piscine capaci di far passare sciatalgie o reumatismi vari ed esperti che lo sanno fare. Il turismo va forte. Insieme al resto.

La chiesa di San Giovanni Battista e il ponte in pietra sul lago Bohinj, ©Sergio Pitamitz

Dopo i drammi della Guerra piano piano la Slovenia si è avviata verso un benessere ed una stabilità che altri Paesi nel circondario le invidiano, Italia compresa. Sono nati complessi industriali nel settore della meccanica, siderurgia, la Slovenia rurale ha lasciato il posto a un Paese industriale e di servizi. L’ingresso nella UE nel 2004, e nell’euro nel 2007. E in questi anni un incremento del Pil che viaggia anche sopra il 3 per cento. La popolazione si è spartita equamente tra città e il resto del territorio, al 50 per cento.

L’impressione generale è di trovarsi nel Paese più tranquillo, sereno, pacifico del mondo. Traffico ordinato, gente gentile, strade curate, traffico ordinato, perfino rotonde con un cordolo sulla linea di mezzerie per evitare salti di corsia (non in tutte), autostrade perfette con il sistema della “vignetta” letta automaticamente al casello, che neanche gli svizzeri. Sarà che si viene via dalla convulsa pianura padana. Incontri più auto elettriche che supercar, niente Porsche ma Tesla, molto più trendy e moderne di quei vecchi inutili simboli tedeschi; nelle città punti di ricarica frequenti che forse fanno a gara con i vecchi obsoleti benzinai.

D’accordo, non infieriamo. Troviamo una scusa. È (anche) una questione di numeri. Sono solo due milioni gli sloveni, non hanno tensioni sociali (o ne hanno di trascurabili), una stessa religione, stessa lingua (salvo poche rispettate e pacifiche minoranze). Abitano, in due milioni appunto, più o meno la stessa superficie della Lombardia. Dove, in Lombardia, gli abitanti sono semplicemente cinque volte tanto: dieci milioni e passa. Se l’è cavata bene anche in questi tempi di coronavirus, la Slovenia. La differenza è stare in 422 virgola qualcosa in un chilometro quadrato, in Lombardia, sui treni, sulle autostrade, sui bus cittadini o starci in appena un centinaio, in Slovenia. Il distanziamento sociale è quasi automatico. Infatti sono già in fase 2 avanzata da queste parti.

D’accordo, basterebbe questa sensazione di pace e tranquillità per godersi il viaggio. Ma poi ci sono le bellezze concrete. Quelle da turista, persino da viaggiatore consumato. Izola, che in realtà è una penisola con un borghetto antico. Pirano, piazzato su un golfo. Vecchie case, vecchi palazzi, una grande piazza liscia e lustra. Anche quando abbandoni la costa la sensazione non cambia. Vai per strade pulite dentro una paesaggio lindo e verde, “austroungarico”, piccoli villaggi, colline, boschi. Morfologicamente l’altitudine media della Slovenia è 200 metri. Dolce anche il paesaggio. A Hrastovije si trova una strana chiesa circondata da un muro di pietra tipo castello medievale. Maribor, lungo il cammino per Lubiana, con un fiume spettacolare, la Drava. Città di commerci. Ricca. Poi la perla turistica, Blad e il suo lago. Qui solo turisti. Il lago azzurro, minuscolo, due chilometri di diametro, con in mezzo una piccola isola con chiesa gotica e campanile, un castello piantato su una rupe di una perfezione artificiale.

Chiesa dell’Annunciazione a Lubiana ©Sergio Pitamitz

Poi arriva Lubiana che con il suo fiume ha un legame stretto. È un piccolo fiume, si chiama Ljubianjca, ma qui diventa grande e vivo come il Tamigi a Londra, il Tevere a Roma. Il centro è cresciuto sulle rive del fiume, poi la città via via si è allargata. Oggi il suo cuore antico è una magnifica zona pedonale sempre affollata. Palazzi rinascimentali, facciate barocche, il sontuoso stile Recessione, un tesoro nascosto insomma che non ci si aspetta. Di sera la folla nei caffè sui lungofiume è una folla di giovani, sarà perché c’è un’università importante, ma nessuna confusione, sembra una città rilassata. Probabilmente lo è. Naturalmente c’è un castello e naturalmente una vista magnifica su tutta la città.

Una femmina di orso bruno e i suoi tre cuccioli ©Sergio Pitamitz

E gli orsi? Li incontriamo in mezzo alla foresta della Notraniska e Kočevska, zona protetta dal 2000 e parco nazionale di Risnjak, laghi, grotte, affascinanti fenomeni carsici e dentro orsi, linci, lupi. Gli orsi non hanno grandi nemici naturali, sono tanti e crescerebbero a dismisura minacciando l’intero eco sistema. Deve intervenire l’uomo con “prelievi” calcolati. Un’organizzazione la Slovenianbears.com, ha seminato le foresta di capanni e posti di avvistamento, e ti porta a vederli. Non è così facile. Ci vuole pazienza e stare nel capanno magari alcune ore. Li incontri nel silenzio irreale di un mondo irreale che pensavi non esistesse così vicino. Una foresta e gli orsi. Magnifico. Da noi in Trentino gli orsi li imprigioniamo.

A proposito. Gli LP li trovi ancora a Lubiana. D’annata, naturalmente. In un minuscolo negozio che si chiama Spin Vinyl in Gallusovo nabrežje 13.

Testo di Lucio Valetti foto di Sergio Pitamitz|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

INFO UTILI

Informazioni: sul sito dell’Ente per il Turismo Sloveno.

Come arrivare: per chi proviene dall’Italia la scelta più comoda è quella di raggiungere la destinazione con la propria auto attraversando il valico di frontiera tra i due paesi. Per guidare in Slovenia è necessario munirsi di bollino autostradale.

Quando andare – Clima: la primavera è il periodo migliore per visitare le città, per il resto del paese, e se si desiderano fare escursioni nella natura, sono stagioni indicate l’estate a l’autunno.

Viaggio Fotografico: a inizio settembre Sergio Pitamitz accompagnerà una full immersion fotografica dedicata all’orso bruno europeo in una delle aree naturali più selvagge della Slovenia. Scarica il programma completo

Fuso orario: come in Italia.

Documenti: La Slovenia è nell’area Schengen, quindi è sufficiente il passaporto o un documento d’identità se la visita dura meno di tre mesi.

Lingua: ufficiale è lo sloveno; tedesco, inglese e italiano sono parlati in modo diffuso.

Religione: Prevalente la religione cattolica, con una significativa minoranza protestante.

Valuta: Euro

Elettricità: 220 V. 50 hertz. Adattatore necessario secondo gli apparecchi.

Abbigliamento: la Slovenia è adagiata su un territorio collinare e montano quindi il clima è piuttosto fresco adatto a chi non ama particolarmente il caldo. C’è anche da dire che le piogge sono abbastanza frequenti quindi tra i capi di abbigliamento scelti non dovrà mancare una giacca a vento per ripararsi dall’acqua e delle scarpe da escursione.

 

 

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