Atmosfere cubane

Siamo a fine luglio e a la rievocazione di aspetti di viaggio un po’ particolari continua; questa volta nell’isola di Cuba.

Il monumento a Jose Martì in Plaza de la Revolucion, La Habana, @Eugenio Bersani

Alberto Salas, il mio accompagnatore ufficiale, è un sangue misto tutto particolare (madre cinese e padre cubano); è certamente un ragazzo di colore, ma di un colore tutto suo, paragonabile a quello di una statua di bronzo dorato e, inutile dirlo, piace molto alle ragazze. Con lui ho scoperto tanti luoghi dell’Avana e dell’Isla Grande che per conto mio non sarei stato in grado di conoscere e apprezzare. Per esempio i segreti dietro le quinte delle splendide ballerine del Tropicana: statue d’ebano – ma ce ne sono anche di pelle bianca – che affrontano selezioni durissime per arrivare a far parte della ristretta cerchia delle elette; sopportano turni di lavoro massacranti tra prove ripetute e spettacoli, tutto per una paga che consente loro di vivere dignitosamente; niente di più.

Ballerine del Tropicana Cuba, @Lucio Rossi

Facili i pensieri maliziosi, ma le ragazze del Tropicana sono lavoratrici serie, niente affatto paragonabili alle famose jineteras, quelle che si accompagnano ai turisti stranieri imbottiti di dollari. Curiosa questa parola tutta cubana. Il jinete è il fantino, che naturalmente cavalca; ma il verbo jinetear vuol anche dire condurre affari illeciti di qualunque natura, compresa la prostituzione.

Altro luogo interessante visitato, la fabbrica di sigari, con enormi e luminosi stanzoni pieni di donne e uomini (in maggioranza donne) che arrotolano le preziose foglie di tabacco per confezionare sigari; alcuni sono talmente bravi che arrivano a farne oltre duecento al giorno. Nello spazio con più luce del salone, c’è un grande tablado pieno zeppo di bambini e bambine che giocano, mentre le mamme lavorano; a sera torneranno a casa assieme.

Un diverso aspetto della vita cubana è quella che Alberto mi consente di avvicinare nel popolare quartiere di Marianao, nell’Avana occidentale. La sua amica Maria Ducas, dopo aver parlato delle molte iniziative scolastiche e assistenziali che la impegnano di giorno, quale presidente dell’istituto statale che dirige, ci dà appuntamento per la sera in un locale grande e disadorno adibito a sala per la Santeria, nome magico e popolare che subito evoca riti esoterici e misteriosi.

Cerimonia di Santeria in cui tutti i partecipanti vestono di bianco in ossequio a Yemayà,, regina delle acque, il cui colore è il bianco, La Habana, Cuba, @Lucio Rossi

Niente di tutto questo, spiega Maria. La Santeria o Regla de Ocha è presente nell’area de l’Avana sin dalla fine del XIX secolo ed è il collegamento (o sincretismo) fra le divinità africane – delle quali sono portatori i differenti gruppi etnici della cultura africana Yoruba – e l’universo dei Santi della Chiesa Cattolica. Mentre alcune donne vestite di bianco e con turbanti parimenti bianchi (all’apparenza trasognate e assenti) danzano flessuosamente al ritmo discreto dei tamburi, Maria si sforza di precisare quale sia la vera essenza della Santeria. Vale poco, ad esempio, l’aspetto spirituale, feticistico magico; di maggiore importanza è l’attenzione che deve essere rivolta agli spiriti degli antenati, agli elementi della natura (sole, luna ecc.); il linguaggio esoterico e la magia sono solo il tramite per stabilire la comunicazione tra le entità e i credenti. C’è persino un museo dedicato agli Orishas (Divinità), qui all’Avana; da vedere, se vuoi.

Palacio Del Valle, Cienfuegos, @Lucio Rossi

Per volere, avrei voluto. Ma con Alberto l’obiettivo era un altro. Un trasferimento verso il sud dell’isola, a Cienfuegos, splendida cittadina coloniale che racchiude non poche preziosità. Anzitutto il luogo nel quale è stata edificata: la bellissima Bahia de Jagua con la sua Fortaleza del XVIII secolo; poi i colori delle case della città, tinte tenui verdine e turchesi. La meta è però il ristorante Palacio de Valle, nella zona di punta Gorda, dove il terreno si assottiglia sempre più: quasi una freccia di terra che si infila nell’amplissima baia. Nel ristorante Alberto ha altri amici:i proprietari in primo luogo e naturalmente le graziose cameriere, eleganti e inappuntabili con la loro divisa nera, un grembiule bianco e una cuffietta a mo’ di tiara anch’essa bianca.

Interno del Palacio Del Valle, con il celebre pianoforte ai piedi della scala, Cienfuegos @Lucio Rossi

Bello gustare un pranzo delizioso nella magnifica sala con le vetrate che danno sulle alte palme dell’ingresso e sul mare. C’è persino un vecchio pianoforte, sul quale Carmencita suona e canta, con voce bassa e intrigante, vecchie melodie che evocano l’epoca degli schiavi. Alberto mi informa che la cantante è nipote di un famoso poeta cubano e che un tempo era bellissima, quando girava il mondo come ambasciatrice culturale di Fidel Castro. Si vive bene a Cuba, Carmencita? Non esiste luogo più bello in terra di questa isola a forma di ramarro, è la risposta. Cienfuegos, poi, è l’ombelico di Cuba; qui la natura è patrimonio comune, è coinvolgente.

Libertas Dicendi n° 272 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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