
La locuzione latina l’ho scelta perché viene istintivo chiedersi chi possa avvantaggiarsi dalle elezioni di domenica e lunedì. Una seconda riflessione riguarda la frase latina nella sua interezza (cui prodest scelus, is fecit) impiegata da Seneca nella sua Medea; fa riferimento, il filosofo e drammaturgo d’Età Imperiale, a qualcuno che ha compiuto un crimine – non necessariamente un omicidio! – traendone vantaggio. Va da sé che andando a votare non commettiamo delitti, ma in senso metaforico e in funzione del voto che diamo, ci assumiamo notevoli responsabilità: da una parte possiamo pensare di snellire e rendere più efficienti i lavori parlamentari (risparmiando), dall’altra invece di correre il rischio di ridurre il tasso democratico del nostro Paese; dipende dai punti di vista. Questa è a grandi linee la sintesi di ciò che sostengono i fautori del SI e del NO.
Referendum, che passione! – Come si è arrivati al voto referendario? Con il 97 per cento del Parlamento che ha votato a favore del taglio dei propri rappresentanti: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. Per contro, 50 milioni di elettori aventi diritto, che avrebbero dovuto raggiungere le 500 mila firme richieste dalla Costituzione, si sono bloccati a 669 (!) firme, pari allo 0,000013% del totale di chi ha diritto al voto. Questo è un dato significativo sul grado di comprensione, elaborazione, convinzione e infine partecipazione attiva dell’elettorato italiano; non una critica campata in aria. L’italiano medio è portato a seguire il sentire comune e, ancor più, le indicazioni che gli arrivano dallo schieramento politico cui aderisce. Di rado si sofferma sulle diverse possibili interpretazioni e sulle dirette conseguenze che “anche” il suo voto può produrre. Dal 1997 ad oggi si sono svolte ben 24 consultazioni referendarie, alcune comprendenti più voci: 17 hanno avuto esito positivo e solo 7 sono risultate negative. Con qualche inevitabile rammarico postumo perché magari si poteva votare diversamente.
Le ragioni del SI – I favorevoli al taglio dei parlamentari fanno soprattutto leva sulla riduzione dei costi della politica, argomento che (inutile negarlo) produce un certo fascino sulla gente. Secondo le loro stime si potrebbero risparmiare circa 100 milioni di Euro all’anno; ma non è tutto, perché tagliando le poltrone, come enfaticamente fanno notare,saremmo in linea con i numeri delle principali Assemblee europee. Altro possibile vantaggio del voto SI: la riduzione delle commissioni parlamentari permanenti (una quindicina, ciascuna formata da 50 persone) con il rischio di lavori protratti nel tempo, discussioni infinite e veti incrociati. Favorevoli in linea di massima a votare SI sono: Cinque Stelle e Partito Democratico (in entrambe le formazioni diversi pentiti), quindi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (con la frangia dei NO in forte crescita).
Le ragioni del NO – La prima e più importante riserva dei fautori del NO, in caso di sconfitta, riguarda un cambiamento catastrofico: i nuovi parlamentari verrebbero tutti indicati dalle segreterie di partito sottraendo di fatto alla popolazione il diritto di scegliersi i propri rappresentanti; un regime oligarchico, dunque, già visibile ora con il ricorso sempre più massiccio ai decreti da parte delgoverno e l’intervento, anch’esso sempre più frequente, della magistratura come legislatore indiretto attraverso l’interpretazione della legge. Senza contare che i nuovi poteri rimarrebbero concentrati nelle aree più popolose del Paese, a scapito di quelle con meno abitanti ma territorialmente più vaste. Infine, minori o quasi nulli legami tra eletto ed elettore; ciò significa accentuare il già notevole disinteresse e abituale astensionismo dei cittadini per la vita della Repubblica. Poca presa, su chi pensa di votare NO, esercita la teoria del risparmio. Per loro, la democrazia non ha prezzo e il risparmio vero e proprio scenderebbe da 100 a 57 milioni l’anno, pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana. Altro argomento contestato dai votanti NO: con la riduzione dei parlamentari, scenderemmo dai circa 96 mila abitanti per deputato a circa 151 mila, finendo così all’ultimo posto in Europa. Favorevoli a votare NO sono i Radicali, Sinistra Italiana, Verdi, Rifondazione Comunista, Partito Socialista, Più Europa, Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi (forse, non si sa bene…).
Spero sia di buon auspicio concludere con il discorso tenuto da Pericle, nel 431 a.C., agli ateniesi:
…un uomo che non si interessa allo Stato, noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile.
Libertas Dicendi n°279 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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