Dalla Bibbia ai Musei: universalità delle Lingue

Il 26 Settembre scorso si è celebrata la giornata dedicata alle Lingue nel Mondo. Il primo contributo del mese di Ottobre torna sull’argomento per ampliarlo ulteriormente, collegando il naturale esercizio del parlare – abituale per miliardi di individui – al fenomeno mondiale dei viaggi, degli spostamenti planetari che oggi avvengono e sono in gran parte dovuti al turismo. È vero che la pandemia di quest’anno li ha mortificati non poco, ma è quasi certo che arriveranno a intensificarsi in un futuro che ci auguriamo prossimo.

Il grande mescolamento di popoli degli ultimi decenni, gli interscambi commerciali e quelli dovuti ai viaggi, accelerano il conseguente processo di amalgama di genti e linguaggi che, alla lunga, darà luogo a una duplice conseguenza: reciproca conoscenza, migliorata grazie all’impiego di codici linguistici modificati, nel senso di lingue e parlate diverse alterate da usi approssimativi, ma necessari per la comprensione; codici che a loro volta influiranno sulle lingue nazionali (peggiorandole in parte) ma otterranno il risultato di migliorare e incrementare gli interscambi. Poi, con il progressivo inserimento nel tessuto vivo delle nazioni che accoglieranno i nuovi venuti, si passerà a registri linguistici migliori, nel pieno rispetto e impiego delle lingue nazionali. Verranno meno, in tal modo, le naturali barriere di diffidenza e rifiuto che il Covid ha in un certo senso rinvigorito e che al contrario l’esigenza di una vita comune migliore si rifiuta di considerare in maniera negativa.Processo lungo, questo, che piaccia o meno. Ma inevitabile.

Le lingue nel mondo. Non solo per favorire il turismo. L’esempio più rilevante è quello che è collegato alla diffusione del Libro dei Libri: la Bibbia. Merito della Chiesa Cattolica, naturalmente, che ritiene sia giusto che ogni individuo che lo desideri, possa leggere la parola di Dio nella sua lingua nativa, nella lingua che gli ha insegnato la mamma; non quindi in un altro linguaggio, magari quello di chi ha colonizzato il suo paese. La Global Bible Translation che fa capo alla Santa Sede, si preoccupa di questo problema con uno sforzo editoriale di immense proporzioni. Le differenti lingue parlate nel globo – a detta degli organismi che si sono preoccupate di censirle – sono ben 7100; ebbene, oltre 3700 di queste lingue non dispongono di alcuna traduzione delle Sacre Scritture.

Il nuovo testamento

L’intera Bibbia è stata infatti tradotta in 700 lingue, ma sono circa 1500 quelle che prevedono il Nuovo Testamento mentre sono 1100 quelle che includono parti di esso (Salmi e Vangeli). I numerosi linguisti che lavorano al progetto ciclopico di traduzione dei testi, aiutati dai parlanti le rispettive lingue locali, sostengono che occorrono dai tre ai quattro anni per tradurre il Nuovo Testamento e dai sette agli otto per la Bibbia. Non importa il numero delle persone che parlano un determinato idioma; tutte hanno diritto alla loro traduzione. C’è la Bibbia in lingua Lemi (Myanmar, 12mila parlanti) Rote (Indonesia, 30mila persone)  Kalanga (Botswana, 142 mila individui) e così via. Per ciascuno, un personalissimo contatto con Dio.

Washington il Planet Word

Infine, i Musei per le Lingue del Mondo. Il prossimo 22 Ottobre verrà inaugurato a Washington il Planet Word, progetto ambizioso che si propone di custodire e valorizzare gli idiomi del mondo attraverso il divertimento, la forza e la bellezza delle parole. Non è una novità assoluta, la nascita di questo museo, dato che ce ne sono già 65 nel mondo, distribuiti nei cinque continenti e con sedi in ben 31 nazioni diverse. Sono stati censiti da uno studioso norvegese (Ottar Grepstad) che lavora nel più antico di questi musei: l’Ivar Aasem Centre, fondato nel lontano 1898.

Museo di Lingue a San Paolo

Uno dei più noti musei delle lingue era quello di San Paolo del Brasile, creato nel 2005 e completamente distrutto nell’incendio del 2015; molto frequentato durante la sua breve vita, tornerà ad esserlo perché lo stanno ricostruendo. Negli ultimi vent’anni altre sedi museali accolgono numerosi visitatori; vi sono musei dedicati al tedesco, francese, ungherese, lituano; al guaranì del Paraguay e all’afrikaans del Sudafrica. La lingua che è comunque presente in ben cinque di questi musei è una lingua artificiale: l’esperanto, creato dall’oculista polacco Ludwik Zamenhof tra il 1872 e il 1887. Parlate di modestissimo impiego (il greco-calabro)odi lingue non ufficiali (il basco) hanno il loro bravo museo: a Bova (Reggio Calabria) e a Bilbao (Spagna). L’italiano, per finire, non dispone ancora di un museo per la lingua, ma la consapevolezza dell’importanza del nostro bellissimo idioma è più che mai viva. Celebre la mostra del 1960 organizzata dall’Accademia della Crusca, nella Biblioteca Nazionale di Firenze, per celebrare i 1000 anni dell’italiano, nato dal placito di Capua dell’anno 960, atto di nascita della nostra lingua.  

Libertas Dicendi n°281del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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