Nel Sud della Cina la natura assume forme fantasiose e la zona ritenuta più bella è la provincia del Guangxi con le sue conformazioni di rocce carsiche

Su un zattera a motore ci godiamo il limpido cielo autunnale dopo mesi di afa e grandi piogge. Scivoliamo sul fiume Li che spacca in due il paesaggio di rocce carsiche. Siamo gli unici occidentali in mezzo a centinaia di cinesi, quasi tutti coperti per evitare i raggi del sole. Secondo la cultura del Regno del Centro, più sei pallido e meglio è.
Noi due invece ne approfittiamo per acquisire un po’ di vitamina D, mentre cerchiamo di scorgere le forme celate nelle colline, come si fa con le nuvole. Alcune assomigliano a una ragazza, altre a un’anfora; con un po’ di fantasia qualcuno ci vede un dragone o cavalli in corsa.
A dire il vero, ogni conformazione rocciosa ha già un proprio romantico nome, ma il barcaiolo dal grugno infastidito ci ignora e gli altri due passeggeri sonnecchiano, così dobbiamo lavorare di fantasia.
Verso Guilin, tra dolci colline
Il fiume Li nasce e sfocia nel Guangxi, provincia tropicale e montagnosa nel Sud della Cina, al confine con il Vietnam. Dista da Canton solo 3 ore di Gaotie – il treno ad altissima velocità – e siamo riusciti a riparare qui per un fine settimana, lontani dal grande caos della conurbazione metropolitana più grande al mondo.

Il Guangxi è uno dei luoghi più visitati dai cinesi e spesso anche dagli stranieri. Compare negli elogi dei poeti da più di duemila anni. “Qui si trovano i paesaggi più belli sotto al cielo”, cantavano, e a ragione.
La particolarità di questo territorio prevalentemente rurale sono le rocce carsiche, che si estendono sino alla vicina provincia del Guizhou. La ferrovia si snoda tra le dolci colline che puntellano il territorio e a ogni svolta sbucano un villaggio, una cittadina, campi e piccoli promontori.
Se mai Madre Natura si sia cimentata nella poesia, lo ha fatto qui. Sebbene il capoluogo sia Nanning, è Guilin – “la foresta di cassia” – il punto di partenza. La città è molto piccola per gli standard cinesi, solo un milione di abitanti, ed è il solito agglomerato di palazzi comunisti dalle inferriate arrugginite.
È circondata, però, da colline carsiche e dall’alto – per esempio in cima al Parco delle Sette Stelle, così chiamato grazie alle sue sette vette – si può gustare il forte contrasto che dà lo squallore delle costruzioni affiancato alla meraviglia della natura.
Le formazioni carsiche più famose
Guilin è visitabile in un giorno, partendo dal lungo fiume affollato di gente che passeggia tranquilla e di venditori di arrosticini e torte ai fiori. Da qui si raggiunge la Xiangbishan, la “collina della proboscide di elefante”, una roccia carsica a forma di proboscide, appunto, che si immerge ripida nelle acque del fiume Li.

In una canoa accanto alla riva una signora con un cappello di paglia conico e due cormorani aspettano i turisti per la foto di rito. I poveri cormorani un tempo erano l’orgoglio della zona, poiché aiutavano i pescatori nel loro lavoro.
Stretto al collo avevano uno spago, della corda o qualunque altra cosa che gli impedisse di ingerire le prede.
Oggi invece la corda è a una zampa, fissata all’altro capo alla canoa per evitare che volino via. “Il turismo porta più della pesca”, dice la signora con qualche dente in meno. “Un tempo qui vivevamo di pesca e di riso, ma ora ci siamo quasi tutti votati al turismo. Frutta di più!”
Le risaie a terrazza
Un’altra caratteristica del Sud della Cina sono proprio le risaie a terrazza, che non solo sfamano, ma sono anche belle da vedere in ogni stagione: in primavera, colme d’acqua riflettono il cielo; in estate sono verdi come smeraldi, in autunno coprono i terrazzamenti d’oro.
Le più famose qui intorno sono quelli di Longshen, a un paio d’ore da Guilin. Non è quasi possibile lavorarle con le macchine e molte sono in rovina a causa del cambio di mansione dei contadini, che preferiscono intrattenere i turisti.

Il centro di Guilin è stato ricostruito da poco a mo’ di antica città cinese e oggi si può camminare tra vicoli, templi e pagode finti che ospitano negozietti di tutti i tipi: souvenir, sete, pettini di legno, cibi vari.
Le uniche due cose autentiche in zona sono la Pagoda del Sole e la Pagoda della Luna, che svettano una di fronte all’altra su due isolotti artificiali nel lago del Parco cittadino. Ci accomodiamo davanti ad esse all’ora del tramonto, in uno scoppio di arancio che rimbalza sulla superficie.
La discesa del sole a queste latitudini dura sempre pochi minuti, eppure ogni volta è così intensa. Il mondo prende fuoco per un attimo e poi piomba nella notte tropicale. Tornando in ostello passiamo ai piedi del Parco delle Sette Stelle, su una sommità del quale fluttua nel buio una pagoda illuminata.
Navigando verso sud: Yangshuo
Il giorno dopo prendiamo un bus per il molo di Yangdi, a metà strada tra Guilin e Yangshou. Si può raggiungere quest’ultima anche in autobus, ma una navigata scenica tra le rocce carsiche che si inseguono immerse nella vegetazione tropicale non può mancare.
Prendiamo posto sulle zattere di plastica con altri due passeggeri e sarebbe bello poter dire di essere immersi nella pace, ma i cinesi hanno uno strano modo di fare turismo e dopo aver aspettato per un’ora ci fanno partire insieme a un altro centinaio di zattere. Ronziamo sulla superficie del fiume Li come migliaia di mosche.

Oramai siamo abituati alle stranezze della Cina e riusciamo a goderci la traversata nonostante tutto. In un secondo viaggio scopriremo che alle porte della città di Yangshuo è possibile fare una navigata indipendente su zattere di bambù a remi.
Quell’esperienza sarà altrettanto suggestiva anche se più breve e scorgeremo al lato, sulle sponde, anziane signore al riparo tra la vegetazione che vendono bibite fresche ai passanti acquatici. Per ora continuiamo la nostra discesa sul fiume Li e ammiriamo questa natura strana ed esotica fino alla Collina dei Nove Cavalli.
Da lì delle macchine elettriche “offerte dal nostro Presidente” come dice la scritta (ovvero gratis) ci conducono a Xing Ping, il sito più e bello e famoso. Compare sulla banconota da 20 yuan e c’è la fila per farsi una foto con la banconota tra le mani e la roccia alle spalle.
Meraviglie naturali lontane dalla folla

Più a Sud sorge la cittadina di Yangshou circondata da meraviglie naturali. Si potrebbe stare qui anche una settimana e dedicare un giorno a una pedalata tra i monti carsici lontano dalla folla turistica, un’altra a una visita alle Reed Flute Cave, grotte carsiche illuminate in modo pacchiano. Poi si possono fare i bagni nel fango o visitare i villaggi e assistere ai balletti delle minoranze Miao e Yao, o fare trekking.
Per oggi decidiamo di scalare la Montagna della Luna sulla cui cima è poggiata un’enorme roccia a mezza luna, come se un gigante ce l’avesse messa lì apposta. Si raggiunge attraversando un boschetto di bambù sul ripido fianco ma alla fine si viene ripagati da una birra fresca tirata fuori dal cestino di una Ayi – una zia – e osservando tutta la meraviglia naturale ai propri piedi.

Rimarremmo qui per sempre: trascorriamo il tempo pedalando lungo il fiume o nella campagna dove non c’è nessuno, se non cicale e natura e infine ci rilassiamo su una terrazza di un bar a sorseggiare succo di mango, ché i manghi qua sono enormi e succosissimi.
Sulla via del ritorno andiamo a vedere il baniano, noto anche come l’albero del buddha più antico del mondo. E poi si va a dormire, nel silenzio assoluto della campagna, tra il finire dei grilli e il profumo di natura.
Testo e foto di Alessandra Nitti | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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Alessandra Nitti

Scrittrice, poliglotta e nomade digitale. Partendo da Venezia, porta d’Oriente, racconta di tutto ciò che è a Est, fino ai confini più lontani.
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