La Tate Britain di Londra presenta una mostra su JMW Turner che racconta come l’artista abbia rappresentato i grandi cambiamenti politici, sociali e tecnologici nel corso della sua carriera.
Joseph Mallord William Turner è uno dei maggiori artisti inglesi. La Tate Britain di Londra, con una mostra che durerà fino al 7 marzo, ha selezionato 150 opere dalla sua vasta produzione focalizzandosi sul significato dell’essere un artista moderno in un periodo di grandi cambiamenti.
Le bellissime pitture esposte coprono gli anni dal 1790 al 1840, durante i quali l’Inghilterra visse le guerre napoleoniche, l’abolizione della schiavitù dalle colonie e la rivoluzione industriale.
L’artista si fa portavoce del proprio tempo, talvolta in maniera esplicita, talvolta in maniera simbolica; assume posizioni politiche (non sempre prive di contraddizioni); si pone domande sulla sostenibilità del progresso, per descrivere il quale esplorerà anche nuove tecniche pittoriche.
Le guerre napoleoniche
Il periodo della Rivoluzione Francese e delle successive guerre napoleoniche accompagnò Turner dalla sua adolescenza fino all’età matura. Il suo sentimento verso questi avvenimenti fu oscillante nel corso del tempo. L’artista infatti subì il fascino dell’eroe patriottico, impersonato da Nelson.
Pertanto, ne “La battaglia di Trafalgar” del 1806-1808 coglie il momento del trionfo della Gran Bretagna sulla Francia, ma anche la tragedia dell’Ammiraglio che sacrifica la propria vita per conseguire quella vittoria.
Nel corso degli anni, però, Turner assunse una maggior consapevolezza degli orrori della guerra, che rappresentò sia in maniera esplicita, come ne “Il campo di Waterloo” del 1817, sia in maniera metaforica, attraverso le sue celebri tempeste e naufragi.
Nella fase matura della sua vita si colloca la famosa opera “The Fighting Temeraire”, qui esposta per la prima volta assieme a “Steamer and Lightship”, definita dallo stesso Turner come suo studio preliminare.
Il Temeraire era una nave che aveva combattuto a Trafalgar ed era schierata direttamente alle spalle della Victory, la nave di Nelson. Nel quadro viene rappresentato il momento in cui il veliero, dipinto in maniera molto eterea, quasi fosse un fantasma, viene rimorchiato sul Tamigi verso il posto in cui verrà smontato affinché il suo legno possa essere rivenduto come materiale da costruzione.
Gli orrori della guerra qui sono lontani e si intravvede nuovamente la fascinazione per l’eroismo. Ma in più c’è la riflessione sul valore della gloria che, con il tempo, si riduce al mero valore dei pezzi che la compongono.
I cambiamenti politici
Turner può essere definito un pittore politico perché in molte opere esprime la sua posizione rispetto ai fatti contemporanei.
Spesso però, come si è visto per i dipinti sulle guerre napoleoniche, l’interpretazione del suo pensiero ci risulta criptica o addirittura contraddittoria: Turner non poteva permettersi di entrare in conflitto con i suoi committenti e perciò usava spesso metafore e immagini evocative.
Il quadro raffigurante il Parlamento in fiamme, ad esempio, si riferisce all’incendio del 1834. Ma, poiché questo fatto è avvenuto all’indomani della riforma che cambiava significativamente il sistema elettorale della Gran Bretagna, può probabilmente simboleggiare la necessità di cambiamento rispetto alle vecchie normative.
Nel quadro “Slave Ship” del 1840 l’arista rappresenta una tragedia avvenuta sessant’anni prima. Il capitano della nave negriera Zong, sulla quale era scoppiata un’epidemia, costrinse 133 schiavi a gettarsi nel mare e annegare. Quest’opera venne dipinta nell’anno in cui la schiavitù fu abolita dalle colonie inglesi.
In precedenza, Turner aveva dedicato altre opere a questo tema, mostrando la sua avversità. Eppure non si schierò mai apertamente a favore o contro, perché aveva committenti che sposavano sia l’una che l’altra posizione. Addirittura, nel 1805, investì in una fattoria in Giamaica dove i lavoratori erano schiavi.
La rivoluzione industriale
Il tema più interessante della mostra è quello del rapporto fra l’artista e il mondo industriale. Fin dalle sue opere giovanili, Turner mostrò una grande attrazione per i luoghi di produzione e le costruzioni, e per questo nelle sue rappresentazioni di paesaggi compaiono spesso fornaci, mulini o ciminiere.
Molti dei suoi committenti erano imprenditori industriali, minerari, agrari e delle infrastrutture. Non a caso, la mostra si apre proprio coni quadri “The Chain Pier, Brighton” e “Chichester Canal”, commissionati dal III Conte di Egermont che aveva supportato finanziariamente le due opere di ingegneria.
Il simbolo della rivoluzione industriale è il vapore, grande protagonista di molte opere di Turner, fra cui la celebre “The Great Western Railway” che, di fatto, lanciò la moda della pittura inglese di raffigurare i treni.
Turner fu fra i primi a trattare il vapore in pittura e lo fece in modo assolutamente innovativo e sublime, rendendo visivamente la consistente immaterialità dell’elemento e il suo movimento nell’aria. Per questo l’amico e collega John Constable diceva che Turner usava “tinted steam”, pittura color vapore.
La riflessione di Turner sul mondo industriale si fa molto profonda quando l’artista affronta il tema del rapporto fra tecnologia e natura, che l’uomo cerca di dominare con le macchine, rendendosi però più vulnerabile verso gli elementi atmosferici.
Essere più veloci significa anche essere più instabili e più fragili quando si è in balia del vento e delle tempeste.
Lo stesso tema viene anche trattato pionieristicamente nell’ottica dell’impatto ambientale. In “The Thames above Waterloo Bridge”, l’artista mostra un Tamigi dalle rive inquinate ed erose a causa del traffico delle navi a vapore.
Anche in “The Fighting Temeraire”, il fumo del rimorchiatore è qualcosa di sporco, che contrasta con la bellezza del glorioso veliero, tecnologicamente appartenente all’epoca precedente. Ancora una volta, le idee dell’artista non sono prive di contraddizioni.
Infoutili
“Turner’smodern world” è aperta alla Tate Britain fino al 7 marzo 2021. è necessario prenotare sul sito www.tate.org. Il sito offre anche una serie di articoli, foto e risorse che, pur non sostituendo l’esperienza della visita, permettono comunque una fruizione nei periodi di chiusura del museo dovuta al Covid.
Testo e foto di Maria Ilaria Mura |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
I nostri blogger in viaggio
Maria Ilaria Mura
Nata in Sardegna, vive a Londra da sei anni. Dopo la laurea in Lettere e molti anni di lavoro nel marketing ha deciso di dedicare la fase matura della sua vita alle cose che ama di più: i viaggi. Nel 2008 ha fondato e diretto Prama Turismo, il DMC di riferimento per il turismo culturale in Sardegna. Ha coordinato il progetto delle audioguide di Cagliari sul sito cagliariturismo.it. Ora va alla ricerca di posti insoliti in tutto il mondo, costruisce percorsi e racconta ciò che scopre su magazine di viaggi e cultura.