L’Italia vanta una miriade di piccole località bellissime, disseminate lungo l’intera penisola. Borghi marittimi e montani, di collina e di pianura che impreziosiscono un patrimonio artistico e culturale unico.

Il luogo proposto oggi è Bard, borgo situato nel fondovalle aostano percorso dalle acque della Dora Baltea. Conta un centinaio circa di abitanti ed è famoso per il suo castello-fortezza.
Una storia movimentata
Come quasi sempre succede il nome del luogo, il toponimo, si presta a più interpretazioni. Il più accreditato lo affianca alla parola celtica bar (rocca, luogo fortificato) ma, interpretazione errata, per lungo tempo si è pensato che il nome potesse derivare dal termine francese bar (barbo, pesce d’acqua dolce) presente nello stemma comunale.
Poco prima della nascita di Cristo, qui passava l’antica via consolare romana che conduceva alle Gallie e nell’anno 1034 Ottone di Bard, nobile del luogo, costruisce il castello su un promontorio roccioso che controlla agevolmente i traffici lungo la valle; naturalmente impone un pedaggio ad ogni passante.
Nel 1242 il castello si trasforma in fortezza grazie ad Amedeo di Savoia e nel 1661 il luogo viene ancor più reso imprendibile dal duca Carlo Emanuele II, grazie ai pezzi d’artiglieria smantellati nelle piazzeforti di Verrès e Montjovet e fatti trasportare a Bard, che da questo momento diviene il presidio dei Savoia in valle d’Aosta.
Arriva Napoleone

Nel 1800, all’apice della sua potenza politica e militare Napoleone Bonaparte, alla guida di 40.000 uomini dell’Armée de réserve, varca le Alpi attraverso il passo del Gran San Bernardo e arriva velocemente a Bard, conquistando il borgo il 21 maggio.
Il capitano austriaco Von Bernkopf non vuole però cedere e resiste ad oltranza, per nulla impressionato dai poderosi bombardamenti che danneggiano il forte.
Inevitabile alla fine la resa, che vede Napoleone irritato e vendicativo; risultato: la fortezza viene rasa al suolo. Senza dubbio il collerico imperatore è stato l’ospite indesiderato più famoso della fortezza, ma nell’occasione se ne sono aggiunti altri: un giovane funzionario diciassettenne chiamato Henri Beyle (il futuro Stendhal) che in un suo romanzo autobiografico ricorda le paure dei cannoneggiamenti al forte e la strada che conduceva a Ivrea disseminata di cavalli morti.
Ricorda anche un episodio gentile: l’incontro casuale con il curato del paese, anch’egli impaurito dagli assalti, al quale lui parlava in francese e, in risposta, il vecchio prete gli suggeriva la traduzione in italiano (…donna voulait dire femme, cattiva mauvaise); le prime parole della sua nuova lingua, ricorda Stendhal.
La ricostruzione del Forte

Negli anni tra il 1830 e il 1838 Carlo Felice fa ricostruire il Forte su progetto dell’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero: magazzini nuovi per le derrate alimentari in caso di prolungati assedi; 50 bocche di fuoco pronte a difendere e una guarnigione di 416 uomini, raddoppiabile con “sistemazione paglia a terra”, vale a dire con letti di fortuna aggiunti.
Alla fine, il forte è un capolavoro d’architettura militare: caserme, camminamenti coperti, mura imponenti e feritoie che occupano i fianchi dello sperone roccioso. Dispone di ben 283 locali ed è in grado di ospitare sino a 1000 persone.
Alla fine dell’Ottocento la fortezza diviene prima bagno penale, poi deposito di munizioni. Nel 1975 il forte non ha più alcuna ragione militare e il demanio lo cede alla Regione Valle d’Aosta.
Il Borgo medievale

Ai piedi del forte si sviluppa un piccolissimo villaggio, fatto di una quarantina di case con i tetti coperti da lose (lastre di ardesia). L’antica via consolare conserva tratti di strada, archi, muri, un vecchio ponte, testimoni del periodo romano.
Le abitazioni dichiarate monumenti storici sono 25 tra le quali spiccano Casa Nicole, del XV secolo, appartenuta ai nobili De Jordanis; Casa Challant, un tempo residenza del conte Filiberto di Challant, dotata di una caratteristica arcata in pietra e Casa Valperga, caratterizzata da una bifora al centro della facciata e abbellita da due finestre a crociera.
Bella è anche l’antica fontana al centro del paese, realizzata nel 1598. Sulle rocce levigate ai piedi del Forte vi sono incisioni rupestri dell’età neolitica, mentre nei pressi del cimitero il movimento dei ghiacciai ha posizionato alcuni massi erratici.
Inutile aggiungere che la zona di Bard è l’ideale come palestra di roccia e i luoghi si prestano magnificamente per lunghe escursioni e rilassanti passeggiate. Per le soste nel borgo: il Forte (museo di sé stesso) e quello delle Alpi, che racconta la storia del luogo montano
Libertas Dicendi n°303 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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