Città obliqua per antonomasia, da sempre Napoli appassiona gli animi di quei viaggiatori che tentano di catturarne l’essenza, provando a scrostare una superficie fatta di immagini da cartolina e di luoghi comuni.

Uno dei modi per farlo è sicuramente addentrandosi nel ventre molle della città, in quell’intrico di vicoli, strade, viuzze ma soprattutto…scale.
Salendo e scendendo le gradinate storiche che collegano le colline al mare, infatti, si scopre una città diversa, meno caotica, lontana dal trambusto di auto e scooter che affollano le vie del centro.
Certamente una città faticosa con le oltre 200 scalinate di cui è composta, ma Napoli sa regalare percorsi segreti, panorami insoliti, sconosciuti e sorprendenti.
Si tratta per la maggior parte di antichi sentieri pedonali nati per esigenze urbanistiche, che oggi sono considerati veri e propri capolavori per via dei terrazzi panoramici, delle chiese e delle edicole votive in cui ci si imbatte più o meno volutamente.
Dal Vomero a Chiaia

Il percorso che proponiamo in questo articolo è quello di Calata San Francesco che collega il quartiere collinare del Vomero alla zona di Chiaia, partendo dalla stazione della funicolare “Cimarosa” a pochi passi dalla centralissima Piazza Vanvitelli. Siamo nella città “alta” fatta di ampi viali alberati e signorili edifici in stile Liberty.
Attraversando via Cimarosa, costeggiando la Villa Floridiana che ospita il Museo nazionale della ceramica Duca di Martina, si arriva in via Belvedere la quale è attraversata dopo pochi metri da una viuzza che declina dolcemente verso est.
La “viuzza” si chiama Calata San Francesco e tanto piccola non è, visto che misura circa 1100 metri: è la strada che corre dalla collina al mare, cambiando diverse volte paesaggio, profumo, architettura e… nome.
Infatti, Calata San Francesco diventa Salita Tasso all’altezza dell’omonima via, per poi cambiare di nuovo denominazione all’incrocio con il Corso Vittorio Emanuele e divenendo Via Arco Mirelli che continua fino alla Riviera di Chiaia. Ma si tratta, comunque, di un’unica “stradella” che attraversa perpendicolarmente la città.
Un dedalo di percorsi verticali

Calata San Francesco regala subito sorprese e misteri: tutto sembra piegarsi verso il mare, a ricordare l’obliquità della città e la sua costante e precaria armonia.
Si scoprono i preziosi giardini mediterranei ricchi di aranci, olivi, fichi e una stradina privata che corre tra affascinanti terrazzi. D’un tratto, girando a sinistra dopo una rampa di scale, lo sguardo si perde nella meraviglia che si apre sul mare di Castel dell’Ovo.
Il paesaggio urbano cambia rapidamente, senza soluzione di continuità: umili casette, bassi che mostrano la loro vita al passante, si alternano a palazzi aristocratici con mura e giardini preziosi che richiamano un’epoca ormai lontana.
Le scalette ora si stringono ad accompagnare il viandante, ora si allargano per riprendere la strada del mare.
Cambiano anche i colori degli edifici, dalle mura rivestite d’edera verde alle ringhiere bianche dai disegni liberty, al rosso pompeiano che si staglia sullo sfondo azzurro del mare, creando un contrasto di colori che resta impresso nella memoria.
In fondo, sulla linea azzurra dell’orizzonte spunta la sagoma di Capri, e per un incantevole gioco di prospettive pare quasi che l’isola sia poggiata su un’immensa tela blu.
Dall’alto della città con il mare in vista

Luci e ombre si alternano su questa via e l’edicola votiva che ringrazia il Sacro Cuore di Gesù per aver salvato gli abitanti dalla terribile esplosione di colera del 1884, ci ricorda che siamo sempre e comunque nella città dove sacro e profano si mischiano fino a confondersi.
Solo per un momento, la pace e la tranquillità del sentiero, vengono sconvolte dal trambusto delle auto: è nell’attraversare il Corso Vittorio Emanuele, arteria fondamentale della città, che Salita Tasso diventa via Arco Mirelli, accompagnandoci nell’ultimo tratto del percorso fino al mare.
Adesso il paesaggio si è fatto più propriamente urbano, ma è anche più intenso il colore del mare che ormai è a pochissimi passi. Ultimi maestosi edifici si affacciano sullo stretto vicolo, conservando quella nota di decadenza e malinconia, tipica dei palazzi di Napoli.
Un’edicola votiva dedicata a Sant’Antonio, il Monastero delle Carmelitane Scalze e la facciata traforata di una chiesa da cui un santo rivolgelo sguardo al cielo, segnano il limite della nostra passeggiata.
Siamo finalmente sulla Riviera di Chiaia, all’altezza della bella Piazza della Repubblica: lo sguardo non è più chiuso tra le mura dei vicoli che lasciavano trapelare solo di tanto in tanto l’infinito blu ma può finalmente allargarsi in ampiezza fin quasi a raggiungere Capri.
Respirando adesso l’odore del mare, non si può non portare nel cuore questa lunga passeggiata, le sue visioni, i suoi profumi, le sue innumerevoli malie. Ancora una volta Napoli non smette di sorprendere e incantare: di certo, questa città sospesa, velata e ammaliatrice, non lascia mai indifferenti.
Infoutili
Durata: 35 minuti.
Come arrivare: dal centro di Napoli, funicolare di Chiaia (fermata Cimarosa).
Quando andare: in ogni periodo dell’anno (maggiormente consigliato in primavera e autunno).
Come vestire: scarpe sportive e abbigliamento comodo.
Cosa visitare: Villa Floridiana; Monastero delle Carmelitane Scalze.
Cosa leggere: Gabriella Guida, Napoli in salita e discesa, Intra Moenia, 2013, Euro 14,90.
Testo e foto di Angelo Laudiero |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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