Covid, le conseguenze delle restrizioni sul settore viaggi

Quello dei viaggi è il settore maggiormente colpito dalle restrizioni anti-Covid. Ecco le conseguenze secondo l’analisi Conference Board.

Uno dei murales apparsi nella città di Philadelphia durante Covid-19 ©Conrad Benner

Ancora oggi, dopo circa un anno e mezzo dalla dichiarazione ufficiale della pandemia di Covid-19, non si conoscono con esattezza i danni in termini economici causati dalle restrizioni per contenere il contagio per i settori viaggi e turismo. Lo si evince dall’ultimo rapporto dell’organizzazione apartitica e senza scopo di lucro Conference Board, rilanciato dal sito travelindustrytoday.com.

L’analisi

Secondo il rapporto “Trade Risk: Travel Bans” del think tank globale il settore dei servizi di viaggio, colpito in modo durissimo dalle improvvise chiusure delle frontiere nello scorso anno, potrebbe recuperare solo il 50% dei livelli del 2019 entro la fine del 2021.

Atterrati dal Covid-19, Melbourne (Australia), Foto di Ingrid Hendriksen

Dai numeri emerge che quello piombato sul settore è stato davvero un durissimo colpo. La ripresa di tali servizi aggiungerebbe uno 0,7 punti percentuali al Pil globale del 2021, portando la previsione del Conference Board di una crescita del 5,3% ad un 6%. Ma la strada è in salita in quanto i persistenti divieti di viaggio o l’inasprimento delle normative potrebbero rendere tali previsioni troppo ottimistiche.

“Per gran parte del mondo, i divieti di viaggio emanati come misure di emergenza nel 2020 rimangono in vigore”, ha affermato Dana Peterson, capo economista del Conference Board. “Il continuo emergere di nuove varianti del virus- ha aggiunto- e le ostinate sfide alla vaccinazione, dovute a forniture, logistica o esitazione, stanno comprensibilmente spingendo i governi ad estendere le politiche che limitano pesantemente il movimento delle persone attraverso i confini”.

Senza certezze sul futuro e con il persistere di divieti e restrizioni ci potranno essere effetti che freneranno la crescita economica globale.

Gli effetti

Tra i principali risultati del rapporto emergono diversi punti interessanti. Innanzitutto i viaggi d’affari sono diminuiti drasticamente e il ritorno ad una situazione di normalità potrebbe essere lenta.

Le aziende, colpite dalla crisi economica, stanno tagliando i costi rinunciando ai viaggi poiché le restrizioni sulla pandemia in corso sembra spingere sempre più ad una tendenza a lungo termine di incontri virtuali. Se così fosse, questo cambiamento potrebbe minacciare i settori che prosperano grazie alle connessioni tra persone.

Inoltre, i divieti di viaggio per i turisti stranieri rappresentano un rischio ancora maggiore per le economie di tutto il mondo. La spesa per il turismo rappresenta l’87% delle esportazioni globali totali di servizi di viaggio. Servizi che, ovviamente, sono crollati in tutto il mondo nel 2020.

Ciò ha provocato una sorta di effetto a cascata anche su altri settori direttamente collegati al turismo come l’intrattenimento, il divertimento e i servizi di ristorazione. Ma non solo. Perché gli effetti delle restrizioni hanno colpito anche le economie dei vari Paesi: meno visitatori significa minori entrate fiscali.

Se non ci saranno imprevisti i flussi internazionali di persone dovrebbero tornare ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2021 o, al massimo, entro l’inizio del prossimo anno. Tuttavia, con la diffusione delle varianti del coronavirus, un tale ritorno alla normalità dipende fortemente dalle scelte dei vari governi in tema di lotta al Covid.

Sulla ripartenza vi è, infine, grava una questione geopolitica. I divieti sui viaggio minacciano di inasprire le relazioni tra gli Stati che scelgono di riaprire le frontiere e quelli che, invece, decidono per una maggiore cautela. Anche prima della pandemia, le crescenti tensioni internazionali stavano già alimentando  sentimenti protezionistici.

In considerazione del fatto che i governi dei vari Paesi scelgono strade diverse per riaprire le frontiere le restrizioni ai viaggi potrebbero diventare il prossimo fronte per gli attriti commerciali internazionali. E ciò implicherebbe un altro fattore di rischio per il futuro della globalizzazione.

Testo di Gabriele Laganà|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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