Il borgo, che emerge compatto da una rupe di tufo a forma di mezzaluna, è talmente inserito nel paesaggio che è quasi impossibile separare l’opera dell’uomo da quella della natura

Dal Neolitico, agli Etruschi, ai Romani
La rupe sulla quale il borgo sarebbe stato edificato, unitamente alla valle del fiume Fiora, è area geografica abitata sin dal Neolitico, così come è stata in seguito documentata l’esistenza di un villaggio risalente all’Età del Bronzo.
Va invece dall’VIII al VI secolo a.C. la presenza di un insediamento etrusco dalle parti della città di Vejo. Nel I e nel II secolo d.C. sono molte le fattorie e i villaggi romani insediati nel piano di fronte alla rupe di Pitigliano.
Mentre non si ha memoria di un nome etrusco, pare che il nome della località sia dovuto alla Gens Petilia, importante famiglia romana. Nell’anno 1061 appare per la prima volta il toponimo Pitigliano in una bolla di Nicola II ai canonici di Sovana.
Il cammino dei secoli della piccola Gerusalemme toscana

Così è stata definita la splendida località del grossetano. Un documento del 1188 attesta che Pitigliano è un castro (borgo fortificato) di proprietà dei conti Aldobrandeschi, signori dell’intera Maremma.
All’anno 1274 risalgono i primi scontri con il comune di Orvieto e nel 1313, a seguito di un matrimonio, gli Orsini subentrano agli Aldobrandeschi nella contea di Sovana.
Inutile aggiungere che le lotte sono frequenti con Orvieto, Siena, città che alla fine conquista tutta la Maremma, compresa Sovana; per conseguenza, nel 1410, gli Orsini spostano a Pitigliano la capitale della contea.
L’epoca d’oro con Nicolò III Orsini

Dal 1466, data del suo insediamento, la piccola contea acquista forza e potere essendo Nicolò capitano di ventura al servizio dei maggiori stati italiani. Con lui Pitigliano si arricchisce di monumenti rinascimentali, ai quali lavorano artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Anton Maria Lari.
La contea di Pitigliano ha termine nel 1604, quando Ferdinando I, granduca di Toscana, acquista tutti i possedimenti degli Orsini. Dalla metà del secolo si registra una sensibile crescita della comunità ebraica, che qui trova un sicuro rifugio.
Nell’anno 1643 i Medici sventano un tentativo di occupazione da parte delle truppe pontificie.
Infine, nell’anno 1843, Pitigliano assume il titolo di città con il trasferimento della diocesi da Sovana e grazie alla crescita economica seguita alle riforme illuministiche.
Chiese e Palazzi sul colle di tufo

Il più importante monumento di origine medievale (XIV secolo) è senza alcun dubbio Palazzo Orsini, ristrutturato da Antonio da Sangallo per Nicolò II Orsini nella prima metà del Cinquecento.
Ora funge da museo d’arte sacra, ma è un palazzo bello da vedere a partire dall’elegante portale d’ingresso, per continuare poi con le scale interne, le porte bugnate, il colonnato, il pozzo esagonale. Nella piazzetta retrostante c’è la fontana medicea a cinque archi, preceduta dall’acquedotto seicentesco che scavalca l’antico fossato con un arco in tufo.
Pitigliano è ricca di vicoli pittoreschi, di scalinate, piccole logge e numerose decorazioni cinquecentesche; i puntali e le finestre delle case antiche del centro, sono spesso ornati di elementi decorativi in bugnato artistico. Bella è anche la Cattedrale, ampliata nel Settecento in forme barocche, dalla gradevole facciata e dallo splendido altare all’interno.
A fianco della chiesa si erge la Torre campanaria, visibile anche da lontano. Verso la metà della via Zuccarelli c’è il ghetto ebraico con la sinagoga, mentre in rione di Capisotto è situata la chiesa di San Rocco, del 1274.
Un tratto di mura etrusche del VI secolo a.C. è visibile presso la Porta di Soana, nella punta estrema della rupe.
Pitigliano: sotto e sopra

Terra scavata nei secoli, quella della collina di tufo. Prima gli Etruschi (tombe, ipogei e le misteriose vie cave); poi gli Ebrei, qui vissuti per 500 anni, con le loro grotte per il culto.
Oggi il paese ne ha un altro sotto di sé, fatto di oratori rupestri, gallerie, cunicoli per il drenaggio delle acque, colombari, stalle, cantine; odierni magazzini che contengono tini, botti, torchi, frantoi e derrate alimentari.
Fra le quali il delizioso Bianco di Pitigliano che ben si accompagna allo Sfratto, un dolce a forma di bastone, impastato con noci e miele e di probabile origine ebraica.
Libertas Dicendi n°329 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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