Viaggi e Viaggiatori – Avventure nel Tempo
Un arco di vita non lunghissimo quello della veneziana Caterina Cornaro. Cinquantasei anni scanditi da avvenimenti storici senza dubbio importanti che ne hanno segnato l’esistenza coraggiosa (ma non del tutto felice) nell’isola del Mediterraneo orientale, sino al definitivo ritorno a Venezia. Una straordinaria avventura umana tutta al femminile, più che un viaggio d’andata e ritorno.

Gioventù dorata
Caterina nasce a Venezia nel 1454 da Marco e Fiorenza. L’educazione che riceve è quella riservata alle giovani di buona famiglia – in monastero, dalle suore – perché fa parte della Venezia che conta. La famiglia è benestante, rispettata e gode di grande considerazione da parte di coloro che debbono reggere i destini della Serenissima e per tale motivo seguono passo passo quelli dei suoi figli migliori.

Il prete cremonese Iulio Faroldo, nei suoi “Annali veneti” (1577), così ne sintetizza l’esistenza: “…questa Regina nominata Catarina fu filiola di Marco Cornero gentilhom veneziano. E l’haueua il Re Iacomo pilliata per moliera da la Republica Veneta, dandoglie in dota il padre cento millia ducati d’oro. E regnò dopo il marito vedoua 16 agni e sola: perche il filiolo postumo, ch’ella fece, non viuette se non un’anno. E renonciò poi al Regno a la sua patria e viuette molto tempo ancora in l’ameno castello d’Asolo in Triuisana, illustre per lei, e per l’argomento che dette a lo illustrissimo Bembo d’i soi Asolani”.
Padre Faroldo sarebbe oggi un ottimo cronista: breve, conciso, efficace; una vita in una frase! Non dimentica, il religioso, il momento storico in cui la regina vive. Venezia è infatti una potenza marinara i cui traffici spaziano per l’intero Mediterraneo; possiede territori e isole nel basso Adriatico, nello Ionio, nell’Egeo e desidera poter disporre liberamente anche della lontana e ricca isola di Cipro dominata dai Lusignani di Francia, con un accordo però molto simile al vassallaggio, stipulato con il Sultano d’Egitto.
Giacomo II di Lusignano, nei destini di Caterina
Il re di questa terra fortunata è comunque Giacomo II di Lusignano. Diventa re dopo aver esiliato la sorella Carlotta, ex regina intrigante e assetata di potere. Una volta sul trono, si dà alla bella vita, dedicandosi ai piaceri della caccia e delle donne, ma si ravvede quando una congiura di palazzo quasi lo travolge; Giacomo capisce che è giunto il momento di sposarsi per dare stabilità al suo regno, sorvolando sul fatto che ha disseminato l’isola di figli bastardi.
Si rivolge quindi al Pontefice (Papa Pio II) chiedendogli di essere riconosciuto re di Cipro e di intercedere perché possa sposare la bella figlia di Andrea Paleologo, ultimo imperatore bizantino. Il Papa, politico navigato, gli dice sì per la moglie e no per il regno, per via dei legami esistenti da tempo con il Sultanato.
Conclusione: il matrimonio va a monte e Giacomo II, che non era sciocco, decide di stringere maggiori legami politici e commerciali con la potente Repubblica veneta. Invia una deputazione a Venezia per sondare le intenzioni della Serenissima su una sua possibile scelta coniugale fra le giovani della città; risposta entusiasta dei veneziani che organizzano un’immediata selezione fra oltre settanta belle e illustri giovinette. Inutile dire che Caterina Cornaro sbaraglia il campo!
Nozze da favola a Venezia e regno a Cipro

Giacomo, dopo aver ricevuto un ritratto di Caterina – documentazione fotografica del tempo – e l’assicurazione del costante “favore” della Repubblica, si trasferisce a sua volta nella città lagunare per le nozze. Caterina ha 18 anni e i festeggiamenti per il suo matrimonio coinvolgono l’intera città e i centri lagunari, oltre a registrare la presenza di principi, cavalieri e letterati giunti da ogni parte d’Italia.
Alla fine dello splendido matrimonio Caterina e Giacomo, appesantiti dai numerosi banchetti e dai centomila ducati d’oro ricordati da padre Faroldo, tornano trionfalmente a Cipro, con largo seguito di dignitari veneziani molti dei quali, rapiti dalle bellezze dell’isola orientale, finiranno per stabilirvisi.
La vita dei coniugi scorre felice e in buon accordo nel palazzo di Famagosta e la regina mette al mondo un maschietto che purtroppo muore appena nato; dopo poco tempo scopre di essere in attesa di un nuovo erede; felicità che verrà compromessa dall’insieme dei guai che stanno per piombare sull’augusta coppia.
Giacomo II, contento per l’annuncio della nuova gravidanza, decide di festeggiarla allontanandosi dal palazzo per andare a caccia; forse per qualche eccesso alimentare (cibi, bevande?) o per il gran caldo di Cipro, si ammala e muore. L’anno è il 1473 e il re ha 33 anni; le cronache ricordano con pignoleria che ha regnato per 12 anni, 8 mesi e 4 giorni.
Caterina Cornaro, regina combattiva e (alla fine) remissiva

A questo punto cominciano per davvero i guai per la povera Caterina. Da una parte poteva essere tranquilla perché Giacomo, prima di morire, aveva “lasciato” il regno al figlio che stava per nascere, fosse stato maschio; oppure in unione alla madre, se femmina.
Ma la perfida Carlotta torna in gioco, dapprima architettando con re Ferdinando d’Aragona l’idea di un matrimonio tra i rispettivi figli bastardi; questo avrebbe significato veneziani fuori dai piedi e campo libero per il dominio su Cipro. Ma la regina batte tutti sul tempo mettendo al mondo un secondo maschietto e a Carlotta non rimane che tramare nuovi intrighi, chiedendo persino aiuto a Papa Sisto IV.
Tutto questo porterà nel 1475 a una sommossa popolare pilotata con assalto al palazzo reale di Famagosta, all’uccisione di numerosi servitori della regina, dello zio Andrea Corner e di alti dignitari veneziani. Gli eventi precipitano: dapprima arriva dal Peloponneso il capitano veneto Mocenigo che seda la sommossa, ma ai disagi e alle preoccupazioni di Caterina per il regno si aggiunge la dolorosa perdita del secondo figlio.
Verranno altri pericoli dal re di Napoli, dagli Aragonesi, ma Venezia saprà vegliare arcigna su Cipro sventando ogni minaccia sino a convincere la sovrana ad abdicare in favore della Repubblica, su consiglio del fratello Zorze. L’atto di rinuncia avviene il 26 febbraio del 1489 e il 14 maggio la sovrana salpa da Famagosta per far ritorno a Venezia, salutata“…tra lagrime e grida”, ricordano le cronache.
Nella pace di Asolo

Il ritorno a Venezia (6 giugno) ha un prologo a San Niccolò del Lido, con l’accoglienza ufficiale della Cornaro da parte del Doge Agostino Barbarigo accompagnato – in segno di tangibile omaggio verso l’augusta concittadina – dai senatori, dai magistrati e dalle dame della più alta nobiltà veneziana.
Non manca la grande festa popolare, con centinaia di gondole addobbate che circondano la nave e dappertutto si levano grida di benvenuto, di saluto. Caterina sale a bordo del Bucintoro per raggiungere il molo di piazza San Marco. Mentre rimbombano i colpi d’artiglieria, rullano i tamburi e le campane suonano a festa, la regina di Cipro rinnova nella sacralità della Basilica l’atto di donazione e di rinuncia al suo regno, a beneficio della Repubblica di Venezia.
Seguiranno gli anni di Asolo, dove Caterina Cornaro si circonda di una piccola corte ed accoglie principi e letterati, tra i quali Pietro Bembo, uno dei più grandi di ogni tempo. Le giornate trascorrono serene ed “impegnate”, come diremmo oggi; le cronache del tempo lo testimoniano: “…trascorre la vita in continui e geniali divertimenti, con feste danzanti, giochi, trasformando così il suo palazzo in una corte d’amore…).
Tuttavia l’ex regina ha sempre a cuore i destini della sua isola lontana: riceve messaggeri, si informa sugli sviluppi politici e sociali della sua gente e ricorda Nicosia e Famagosta, le città nelle quali ha vissuto. Fa tutto con somma discrezione, per non urtare i possibili risentimenti dei politici di Venezia, che ora guidano i destini di Cipro.
Caterina rimarrà ad Asolo sino all’anno 1509 quando, sotto la minaccia delle truppe imperiali, si vede costretta a riparare a Venezia, città nella quale muore il 10 luglio del 1510.
Libertas Dicendi n°333 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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