Annone di Cartagine, navigatore, oltre le Colonne d’Ercole

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Vista panoramica sull’antica Cartagine ©Shutterstock

Per arrivare alla storia di Annone, capitano e navigatore Cartaginese, occorre partire dalla civiltà cui apparteneva: quella dei Fenici, iniziata attorno al 1200 a.C. e terminata per convenzione attorno all’anno 333 a.C., data nella quale il macedone Alessandro conquista l’intero Oriente.

I Fenici, stanziati lungo le coste dell’attuale Libano, erano dediti ai commerci e per svilupparli nel modo migliore hanno iniziato a navigare nel Mediterraneo, come testimoniano gli empori commerciali creati un po’ dappertutto: Mozia, Palermo, Solunto, Lampedusa e Pantelleria in Sicilia; Nora, Tharros, Sulcis in Sardegna; Cadice e Ibiza in Spagna; le tunisine Utica, Cartagine e la marocchina Lixus (la più antica in assoluto) in Nord Africa.

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La mappa indica i luoghi di provenienza dei Fenici

In questi luoghi hanno venduto ed acquistato prodotti, finendo per creare dei collegamenti stabili, quindi delle vere e proprie colonie. Fra tutti questi insediamenti, quello che per importanza storica emerge è senza dubbio Cartagine (in fenicio Qart-ḥadašt e in latino Karthago) città a pochi chilometri da Tunisi, fondata nell’VIII secolo a.C. e distrutta dai Romani nel 146 a.C.; rifondata come colonia Iulia Karthago nel 29 a.C. e definitivamente distrutta dagli Arabi nell’anno 698.

All’epoca del suo massimo splendore, Cartagine è stata la capitale di un piccolo impero che vantava territori nella Spagna orientale, in Corsica, nella Sardegna sud-occidentale, nella parte occidentale della Sicilia e in Libia.

Annone: Capitano o addirittura Re navigatore?

Gli storici sono discordi nel stabilire in quale secolo avanti Cristo (il VI o il V) abbia vissuto Annone. Era di nobile famiglia, quella dei Magonidi, una dinastia politica attiva dal 550 al 340 a.C. che ha avuto inizio con Magone I, sotto il quale Cartagine acquisisce un ruolo di preminenza fra le varie colonie fenicie del Mediterraneo occidentale.

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Una nave pentecontera dipinta su un reperto archeologico

Annone viene messo a capo di una potente flotta di sessanta pentecontere (navi che disponevano di cinquanta remi, venticinque per ogni fiancata); questi navigli, agili e potenti, imbarcano ben trentamila coloni fra uomini e donne.

L’epoca della spedizione viene fatta risalire dagli studiosi all’anno 520 a.C. o forse attorno alla metà del V secolo a.C. e lo scopo richiesto ad Annone è quello di fondare o ripopolare sette città cartaginesi lungo la costa atlantica del Marocco.

Ma il navigatore – nel suo lungo viaggio – si è spinto molto più giù, raggiungendo con tutta probabilità l’ampio golfo di Guinea e la costa del Camerun; come dire, un viaggio davvero fantastico per quei lontani tempi.

Si è molto parlato di una tavoletta incisa dallo stesso capitano, poi tradotta in greco, contenente notizie sull’avventura affrontata, fonte questa di citazioni anche da parte di scrittori greci e latini; il documento più completo, di epoca decisamente più recente è quello di un pilotto (pilota) portoghese le cui note sono state riprese e pubblicate dallo storico Giovanni Battista Ramusio (1485-1557).

Il viaggio, oltre il Mar Mediterraneo

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Il porto di Essaouira affacciato sull’Atlantico, Marocco ©Shutterstock

Superate le mitiche Colonne d’Ercole (mitiche lo saranno state anche per Annone!) dopo due giorni di viaggio i sessanta navigli, con il loro consistente carico umano, giungono a Thymiateron (che significa: incensiere, altare per l’incenso) dove Annone fonda una colonia sopra la vallata del fiume Sebou.

L’antica colonia fenicia corrisponde alla città odierna di Kenitra e al borgo marinaro di Mehdya. La successiva sosta marittima è in corrispondenza dei promontori che caratterizzano le attuali città di Mohammedia e Casablanca.

Qui Annone fonda la colonia di Soloeis con un tempio dedicato a Poseidone. Spostandosi sempre più a meridione lungo la costa del Marocco, Annone fonda altre cinque colonie, così nominate: Karikon Teichos, Gytte, Akra, Melitta e Arambys.

Le antiche colonie hanno corrispondenza con attuali località marocchine o comunque con siti nelle loro immediate vicinanze. Karikon Teichos era situata più o meno alla foce del fiume Oum Er-Rbia e la città odierna è Azemmour; l’antica Gyttaè l’attuale El Jadida, così come Melitta trova riscontro nel centro marittimo di Oualidia; proseguendo lungo la costa il cartaginese fonda la colonia di Akra (che in lingua greca sta per promontorio) nel luogo oggi chiamato Ras Cantin (capo Cantin).

Ancora più a sud, infine, i naviganti sostano presso la laguna di Tensift, che trovano popolata da numerosi elefanti e poco dopo fondano la colonia di Arambys, nome che ricalcherebbe la trascrizione greca del fenicio Har Anbin o monte dell’uva; oggi, in questo luogo, sorge la splendida città di Essaouirà.

Il viaggio di Annone costeggia oramai i territori desertici dell’estremo sud del Marocco. Una sosta viene fatta in corrispondenza del grande fiume Lixo, oggi identificato con il fiume torrentizio di Oued Draa, al confine tra Marocco a Sahara Occidentale.

Poco al largo, nell’Atlantico, si trovano le Isole Canarie. In queste terre Annone incontra i popoli indigeni dei Lissiti e dei Berberi.

Dal Sahara Occidentale alla Liberia

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La mappa del viaggio di Annone Cartaginese

Da qui in poi l’avventura di Annone assume la connotazione di una vera e propria impresa straordinaria. Continua il viaggio verso sud per nove giorni, sino a giungere all’isola di Kerne, ben protetta nello stretto golfo roccioso del Rio de Oro, le cui modeste dimensioni farebbero pensare ai cinque stadi di un circuito di cui parla Annone; la località non è molto distante dall’attuale città di Dakhla.

Annone ricorda poi che gli indigeni lanciavano massi dalle altissime rupi costiere della zona, rupi che sono state identificate con il tratto di costa di Ras Nouadhibou al confine con la Mauritania. Il viaggio continua sino alle foci del fiume Senegal, dove la spedizione trova resistenze da parte dei locali e dove comunque notano una grande presenza nel fiume di coccodrilli e ippopotami.

La navigazione prosegue e le navi approdano alle isole di Capo Verde; altri due giorni di viaggio e incontrano l’estuario del fiume Gambia; qui vengono colpiti dal profumo intenso degli alberi che coprono le sponde del fiume, probabilmente gli alberi karitè, molto diffusi nell’Africa occidentale.

La meta successiva, dopo dodici giorni di viaggio, è l’estuario del fiume Geba nella Guinea-Bissau, circa 1600 chilometri a sud di Capo Verde.

La tappa successiva si completa con l’approdo a Kakulima nell’odierna Sierra Leone e quindi, attraverso lo stretto di Sherbro,fino all’estuario del fiume Moa, al confine tra Sierra Leone e Liberia.

Dal Golfo di Guinea al Monte Camerun

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Le montagne dell’Africa occidentale, in Camerun, coperte dalla foresta equatoriale ©Shutterstock

Annone e gli storici annotano i successivi luoghi degli approdi: il golfo che si estende dopo il Corno di Noto (fiume Moa) è il Golfo di Guinea. Il successivo Promontorio Occidentale potrebbe corrispondere a capo Three Points in Ghana, mentre il Promontorio Meridionale verrebbe identificato con capo Lopez in Gabon.

Nell’isola di Bioko o in quella di Sao Tomè, entrambe nella parte terminale del golfo di Guinea, la spedizione cattura donne indigene dalle chiome foltissime.

Così lo storico Plinio descrive l’episodio: “…venne a queste isole Annone, capitano de’ Cartaginesi, e scrisse che le femmine hanno i corpi del tutto pilosi, e per miracolo e perpetua memoria ch’egli fusse stato nelle dette isole, portò due pelli di gorgone e lasciolle nel tempio di Giunone”.

Le isole del golfo sono il punto più lontano toccato da Annone, che descrive anche le fiamme del vulcano del Monte Camerun, visto da lontano. Qui il viaggio finisce, ma Annone avrebbe voluto proseguirlo.

Il motivo dell’interruzione lo ricorda il pilotto portoghese che cita un passo di Pomponio Mella, scrittore e geografo latino del I secolo d.C.: “… Annone cartaginese, mandato dalla sua repubblica a scoprire e a considerare tutta la costa dell’Africa, essendo uscito dallo stretto di Gibralterra e avendo navigato grandissima parte di quella, ritornando a Cartagine dice che non vi era mancato mare da navigar, ma vettovaglie da mantener le ciurme”.

Questo, in buona sostanza, il motivo banale per il quale l’audace condottiero punico non è arrivato sino al Capo di Buona Speranza!    

Libertas Dicendi n°343 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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