Un celebre viaggio d’altri tempi in Toscana

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Paesaggio toscano all’alba ©Shutterstock

Viaggio famoso, quello compiuto nell’anno 1827 dalla famiglia di Alessandro Manzoni, sia per la notorietà oramai consacrata del celebre scrittore, sia per l’originalità dei messaggi attraverso i quali ne siamo venuti a conoscenza: le lettere scritte (in un ottimo francese) dalla quasi ventenne figlia Giulia (da tutti chiamata Giulietta) all’amica del cuore Maria Trotti Bentivoglio.

Lettere pubblicate e commentate nel 1994 su Rassegna Volterrana da Gabriella Bassi Viti. Il viaggio in Toscana, attraverso la Liguria e la Versilia, era ufficialmente motivato dalla necessità di lenire con i bagni di mare le sofferenze agli occhi lamentate dalla moglie Enrichetta Blondel, ma in realtà il già famoso Manzoni – da tempo ossessionato per il problema della lingua – voleva poter sciacquare i panni in Arno, sottoponendo il suo Promessi Sposi ad un esame di convalida dell’italiano impiegato.

Per contro, le lettere scritte da Giulietta sono fresche e disincantate: descrivono i vari momenti di questa piccola avventura con i suoi tempi dilatati che oggi appaiono incredibili, con la descrizione di panorami e vie cittadine, con la cronaca delle disavventure di viaggio e la citazione dei famosi personaggi di alto lignaggio e di riconosciuta fama culturale incontrati da papà.

Lettera da Milano del 10 luglio 1827

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Alessandro Manzoni

La prima annotazione curiosa di Giulietta riguarda i Promessi Sposi. Comunica alla sua amica che il romanzo del padre furoreggia a Milano: in meno di venti giorni ne sono state vendute ben 600 copie; cifra da capogiro, per quei tempi!

La seconda notizia, di carattere familiare, è altrettanto curiosa: da Milano, più che una famiglia, parte un’intera tribù: Manzoni con la moglie, ottima organizzatrice della spedizione; quindi la nonna, sei figli, l’istitutrice, la bonne (bambinaia, governante, un po’ anche dama di compagnia) e altri due domestici.

Questo il programma di massima del viaggio che affronteranno: Pavia, Genova, con sosta per i bagni tanto necessari per la mamma, idea che tuttavia Manzoni all’inizio scarta; preferisce che i bagni vengano fatti a Livorno dove si fermeranno per una ventina di giorni; quindi Firenze, la città della lingua italiana e vera meta della spedizione, precisa Giulietta.

Lettera da Genova del 22 luglio

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Un’antica illustrazione del porto di Genova visto dalla collina ( 1842) ©Shutterstock

La così detta tribù parte lunedì 16 luglio alle 6,30 del mattino, con sosta alla Certosa di Pavia, dove Manzoni incontra il proprio padre spirituale, il vescovo Tosi, presso il quale la famiglia consuma il déjeuner.

Arrivano a Pavia verso mezzogiorno e pranzano dal vescovo. Nonostante il brutto tempo, decidono di proseguire perché vogliono dormire a Voghera (!); il tempo tuttavia peggiora e incontrano un terribile acquazzone che li costringe, superato il Po, a pernottare alla meglio a Casteggio; riescono persino a neutralizzare le proteste della bonne maman (la nonna Giulia) che avrebbe preferito rimanere a Pavia.

Alle 4 del mattino del giorno dopo partono per Genova, facendo sosta a Tortona per la colazione, ma il cattivo tempo li perseguita: pioggia e freddo.

Enrichetta Blondel e Alessandro Manzoni
Enrichetta Blondel e Alessandro Manzoni

All’altezza di Arquata Scrivia la carrozza che ospitava i bambini della famiglia scivola lungo l’argine del torrente Scrivia e si ferma contro un albero, ma la bonne si frattura una mano. Alla fine, superata la paura e finalmente col bel tempo, raggiungono Genova.

Si fermeranno una quindicina di giorni, malgrado Manzoni avrebbe preferito proseguire; Giulietta descrive la città come un luogo di grandi contrasti: splendidi palazzi in marmo e casupole; grandi e luminosi giardini e strade del centro storico buie e piene di gente sales (sporca).

La famiglia alloggia all’Hotel des Quatres Nations e dalla sua terrazza fiorita che dà sul mare, Giulietta vede maman e papà che fanno i bagni; ogni pomeriggio la figlia accompagna papà al Cafè del Cairo dove incontrano diverse persone e Manzoni ha modo di constatare quanto sia noto e apprezzato da tutti, grazie al successo del suo romanzo storico.

Lettera da Livorno del 16 agosto

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La Grotta di Byron nel colonnato della Chiesa di San Pietro a Portovenere ©Shutterstock

In questa terza lettera, Giulietta informa l’amica Maria Trotti Bentivoglio sugli sviluppi del viaggio programmato da mamma e papà. Partono da Genova il 7 agosto e la ragazza descrive il tragitto lungo la costa ligure di levante: “…non saprei descrivervi la bellezza di questa strade! Si è sempre in vista del mare, delle colline assolutamente coperte di case graziose e questo non dura un istante, ma continua per ben trenta miglia…”.

Arrivano a La Spezia, dove pernotteranno, e la figlia di Manzoni non manca di esaltare le bellezze del golfo; ma il giorno dopo, raggiunta Massa, non può fare a meno di lamentarsi: “…strada orribile e Massa: impossibile crederla in Europa!”. La famiglia si ferma a Pietrasanta per la notte e riparte alle tre del mattino seguente (!) per evitare la calura del giorno pieno.

Compiono una deviazione (una delle tante) per raggiungere Lucca, città che non le suscita alcun entusiasmo. Dopo una visita al generale Xavier de Maistre che la soddisfa al contrario molto per la pregnante atmosfera culturale dell’intera famiglia, nell’ultima parte del tragitto evitano di visitare Pisa perché troppo stanchi e raggiungono Livorno.

Giulietta ha un pensiero affettuoso anche per papà: “…noi eravamo tutti molto stanchi del viaggio; papà l’ha fatto tutto sul sedile (della carrozza; a cassetta, quindi) il che è molto per lui, ma i bagni di mare gli fanno un bene che noi non avremmo mai sperato. Vorrei che fossero così vantaggiosi alla mamma, che fino ad ora non ne ha beneficio alcuno”.

Lettera da Firenze del 19 settembre

Panorama su Firenze Foto di Rolanas Valionis da Pixabay

La famiglia Manzoni a questa data è a Firenze già da una ventina di giorni. L’impressione di Giulietta sulla città è sorprendentemente negativa: “…credevo che Firenze mi piacesse di più. Ho trovato questa città triste e spopolata, è vero che veniamo da Livorno, dove non avevamo da lamentarci che del rumore di una folla continua, che mi divertiva molto…”.

Abitano sul Lungarno e papà vede molta gente, precisa Giulietta; soprattutto “des hommes de lettres”. Le considerazioni che seguono sono conseguenti. I fiorentini mettono Manzoni “su un letto di rose”, perché tutti desiderano vederlo e lo accolgono con grande calore, al punto – aggiunge Giulia – di averne modificato in meglio il carattere, in genere chiuso e desideroso di solitudine.

Del viaggio in Toscana Alessandro Manzoni conserverà a lungo buoni rapporti con i molti che l’hanno aiutato nella ricerca di purezza del suo stile. Di ritorno a Milano, Giulietta scriverà all’amica Marietta Trotti: “…papà sta abbastanza bene, ma non come durante il periodo passato a Firenze”.

Giulia Claudia Manzoni (Giulietta in famiglia) nata nel 1808 a Parigi, non avrà una vita fortunata a cominciare dal matrimonio con Massimo d’Azeglio, dai critici definito “un artista mancato e un gaudente, sempre fuori casa”, quindi da uno stile di vita opposto a quello di Giulietta, introverso e interamente dedito alla famiglia.

La figlia prediletta del grande scrittore ambrosiano morirà giovane, nel 1834, nell’abitazione di campagna di Brusuglio.

Libertas Dicendi n°353 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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