Flaubert lo chiamava luogo voluttuoso, anzi, il luogo più voluttuoso visto al mondo. Uno dei segreti è il microclima, un’enclave protetta che sfugge alla nebbia e al grande freddo, dove vivono palme e ulivi.

Rifugio prediletto dai notabili, come la famiglia dei Borromeo. Che acquisirono le isole quando ancora erano semplici scogli quasi disabitati e di poca importanza: prima l’isola di S.Vittore, l’attuale Isola Madre, poi l’Isola Inferiore, oggi Isola Bella.
L’Isola di Pescatori, detta anche Isola Superiore, è invece edificata con antiche case strette e a più piani, ed è l’unica stabilmente abitata.
Isola Madre

Dell’arcipelago Borromeo, l’Isola Madre, è la più grande e anche la più affascinante per l’atmosfera raccolta e incantata che vi regna. Il suo parco è una tavolozza di colori che galleggia sulle acque azzurre del lago, con mille specie diverse di fiori e piante.
Furono i Rovelli, giardinieri di casa Borromeo, i geniali creatori, affiancandolo al preesistente austero palazzo che la famiglia fece erigere nel secolo XVII su progetto di Pellegrino Tibaldi. Il palazzo, sobrio ed essenziale all’esterno, conserva all’interno sale ricchissime di arredi provenienti dalle varie dimore della famiglia e quadri, arazzi e mobili pregiati.
Il Salone dei Ricevimenti è uno spazio delle meraviglie: alle pareti, opere del Procaccini, del Nuvolone, del Costa e del Montaldo. La Sala delle Stagioni deve il nome ai quattro quadri fiamminghi del XVIII secolo; quella delle Bambole ospita una collezione di bambole francesi e tedesche del secolo XIX.
Lo sviluppo dell’attuale parco si deve al conte Gilberto V Borromeo Arese e a suo figlio Vitaliano IX, che ne fecero il primo giardino di acclimatazione del Lago Maggiore. Con felice intuizione, si cercò un modello meno rigido di quello dominante all’italiana, guardando allo stile inglese. Ciò che ne derivò è oggi un giardino botanico con piante secolari, logge di fiori esotici e radure di rose e gelsomini costeggiate da viali eleganti.
Piante dai quattro continenti

Nel piano delle Camelie prorompono almeno 150 specie, accanto alla Davidia involucrata, un’essenza proveniente dal Tibet. Nel prato dei Gobbi si erge maestoso un vetusto cipresso di palude, dalle radici aeree, e nel prato del Ginerium in settembre fiorisce l’erba delle Pampas.
Ad aggiungere musica e colore al colore, nel piazzale dei Pappagalli vive una colonia di simpatici Monacus, insieme ai pavoni bianchi e azzurri e ai fagiani d’oro e d’argento stabili abitanti dell’isola.
Nella Loggia del Kashmir risiede il vero dominus del giardino, il grande cipresso dell’Asia. Alfiere di terre esotiche e misteriose si circonda di policromi sudditi dispensatori d’aromi d’Oriente, quali palme, ninfee tropicali, buganvillee ed eucalipti.
Si dice del cipresso che sia il più vecchio d’Europa: la chioma immensa ombreggia una superficie di duecento metri quadrati. Di certo nel 1862 il cipresso era ancora un seme.
Quando venne piantato proliferò oltre ogni aspettativa generando una pianta rigogliosa ed enorme, unica al mondo per dimensione, dal fogliame discendente verde-azzurro, una vera rarità. Purtroppo nel giugno del 2006 una tromba d’aria colpì l’isola, abbattendolo.
La pianta è stata rimessa a dimora e curata amorevolmente con un protocollo d’interventi di fito-recupero all’avanguardia. Fortunatamente per il visitatore i giardini dell’Isola Madre garantiscono tuttora una fioritura primaverile cesellata da un tripudio di azalee, camelie e rododendri.
E poi aceri, banani, eucalipti e palme in una esplosione di colori e profumi nell’inimitabile cornice del lago per uno dei giardini più belli del mondo.
Isola Bella

Ecco una meta che è quasi impossibile non aver visto almeno una volta in fotografia. L’isola, solo a poche centinaia di metri al largo di Stresa, rappresenta un’icona inconfondibile dell’arte architettonica e botanica italiana. Dell’arcipelago Borromeo è la più famosa e più visitata.
Là dove c’erano poche case di pescatori, nel 1632 Carlo III Borromeo diede inizio alla costruzione di un magnifico palazzo in onore della moglie Isabella D’Adda. I figli Gilberto III e Vitaliano VI proseguirono i lavori, espandendo le strutture in muratura e realizzando una parte dei giardini, completati infine da Carlo IV Borromeo nel 1671.
Quello che ne risultò fu una sorta di fantasmagorico vascello, alla fonda nelle acque del lago, costituito da una prua di edifici e da un castello di poppa a gradoni cosparsi di piante e fiori disposti secondo armoniche geometrie all’italiana. All’opera contribuirono i più rinomati architetti e giardinieri dell’epoca.
La famiglia Borromeo ne fece luogo di rappresentazioni teatrali, feste e concerti cui partecipava la migliore aristocrazia europea. Di qui passò tra gli altri Napoleone con la moglie Giuseppina, e in tempi più recenti, nell’aprile del 1935, l’isola fu sede della Conferenza di Stresa, durante la quale Mussolini diede l’illusione di accordarsi con Francia e Gran Bretagna contro il riarmo della Germania nazista.
Esempio insuperato di giardino barocco all’italiana

Il palazzo è oggi aperto al pubblico ed è possibile visitare la Sala della Musica, dove la Conferenza ebbe luogo, e le altre sale riccamente arredate e adornate da tele di famosi artisti. Troviamo quadri di Luca Giordano, Francesco Zuccarelli, il fiammingo Pieter Mulier il giovane detto “Il Tempesta”, e magnifici arazzi del XVI secolo, sempre fiamminghi, nella galleria ad essi dedicata.
Una scala elicoidale scende alle grotte artificiali decorate da mosaici e soggetti marini, in un tripudio di cromatismi di raffinatissima fattura seicentesca. Accedendo ai giardini immediatamente colpisce la prospettiva offerta dalle dieci terrazze fiorite poste a piramide, con fontane, nicchie, vasi, pinnacoli, statue dedicate ad Arte e Natura.
Al culmine della struttura piramidale, alta 37 metri, svetta la statua del Liocorno, simbolo araldico dei Borromeo, cavalcato da Amore. Quello dell’Isola Bella è considerato il più splendido e grandioso esempio di giardino barocco all’italiana, un apparato scenico completato dalla presenza di maestosi pavoni bianchi, liberi di aggirarsi nella vegetazione.
Cespugli di azalee e rododendri, spalliere di pompelmi e arance amare, sono stabilmente a dimora, mentre le specie esotiche vengono riposte durante la stagione invernale nell’apposita serra ottocentesca. La spettacolare fioritura dei giardini è progettata e curata da maestri giardinieri per offrire colori e profumi da marzo ad ottobre.
Isola dei Pescatori

Con i suoi cento metri di larghezza per trecento di lunghezza, è la più piccola dell’arcipelago Borromeo, ma è anche l’unica con un vero e proprio villaggio, costituito da una manciata di vecchie case di pescatori, addossate le une alle altre.
Le facciate presentano larghe balconate, che un tempo gli abitanti utilizzavano per essiccare il pesce. Oggi i pochi residenti vivono di turismo e solo qualche irriducibile, fortunatamente, si dedica ancora al tradizionale mestiere che diede il nome all’isola.
Un’altra caratteristica delle abitazioni è quella di avere sempre le soglie nelle stradine interne dell’abitato, un arguto espediente architettonico che consente alle case di superare indenni il fenomeno periodico dell’acqua alta, abbastanza frequente con le precipitazioni primaverili o autunnali.
Autentica e romantica

Sebbene non offra le meraviglie botaniche ed estetiche delle sorelle maggiori, l’isola attira una moltitudine di turisti per l’integrità del vecchio villaggio e per l’atmosfera romantica che risalta ancor più durante le ore serali quando l’intero profilo dell’isola viene ovattato dalle luci pubbliche, e par di camminare su di un piroscafo in attesa dell’attracco.
Merita una visita la Chiesa di San Vittore, eletta a monumento nazionale, che ospita l’abside con finestre monofore risalente al secolo XI, prima dell’ampliamento in stile gotico. All’interno è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante Sant’Agata, oltre ad alcune tele seicentesche e ai busti in legno degli apostoli Pietro e Andrea, patroni dei pescatori.
Sull’altare maggiore seicentesco sono posti i busti dei quattro vescovi cari al culto locale, Sant’Ambrogio di Milano, San Gaudenzio di Novara, San Francesco di Sales e San Carlo Borromeo. Momento saliente delle celebrazioni religiose è la Processione del Ferragosto, con la statua dell’Assunta alla testa del corteo delle barche da pesca illuminate che percorre solennemente il periplo dell’isola.
Isolino di San Giovanni
Sfortunatamente non accessibile ma ben visibile a poche decine di metri dal lungolago di Pallanza, l’Isolino di San Giovanni ospitava un tempo un castello e una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Il nome attuale deriva dalla fonte battesimale dedicata a S. Giovanni Battista all’interno dell’oratorio.
Abitazioni e palazzo, questo in seguito notevolmente modificato, si devono ai principi Borromeo che ne divennero proprietari nel XVII secolo. Fra i tanti personaggi illustri che vi dimorarono spicca Arturo Toscanini, dal 1927 al 1952 auto relegatosi in questo splendido buen retiro attorniato solo da una stretta cerchia di amici.
L’isola e gli ultimi pescatori per scoprire il pesce d’acqua dolce, buono e sano

Sul Lago Maggiore da qualche anno è in corso una decisa campagna di rilancio delle varietà ittiche lacustri per avvicinare il pubblico a un prodotto ottimo da consumare e a un mondo ricco di storia, tradizioni, natura e cultura.
Iniziative di soggetti diversi, pubblici e privati, sono state messe in campo per promuovere la pesca e l’acquacoltura, valorizzando tutta la filiera a queste associata. L’invito è di andare sul lago e scoprire tanti aspetti suggestivi che ne fanno una perla turistica, ma intanto imparare a conoscere la vita delle sue acque, le specie, la biodiversità, i problemi, le opportunità.
In questo senso è stato ideato dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola il progetto “Comunicare il pesce di lago”, finanziato con fondi europei per la promozione della pesca, e attuato, fra gli altri, da Pensare il Cibo, associazione culturale che si occupa di marketing territoriale.
Altra azione importante per diffondere la conoscenza dell’ambiente lacustre e d’acqua dolce viene svolta dall’associazione Gente di Lago e di Fiume.
Sull’Isola dei Pescatori il lago si presenta

Nata grazie all’impegno dello chef bistellato Marco Sacco, attivo sul delizioso Lago di Mergozzo, fratellino satellite del Lago Maggiore, riunisce cuochi, pescatori, ittiologi, acquacoltori, enti e organizzazioni, oltre a ristoratori, produttori, aziende, professionisti, e anche semplici cittadini.
Ogni anno a ottobre organizza un evento sull’Isola dei Pescatori aperto al pubblico, con stand di vario genere, tanta informazione e ricette proposte da diversi chef, che attira l’attenzione sulle acque dolci e sui loro tesori.
Nel complesso tutte le azioni hanno al centro l’intento di promuovere la pesca e l’acquacoltura esercitate in modo sostenibile, e coinvolgere il grande pubblico in modo che continuino ad essere una risorsa economica.
Questo significa salvaguardare alcune professioni, in particolare quella dei pescatori professionisti (ormai solo 15) che si dibattono tra tanti problemi.
Un lavoro duro per i guardiani dell’ecosistema

È un mestiere antico e pesante. Ogni sera si esce a calare le reti che vengono ritirate verso mezzanotte e subito dopo il pescato destinato alla vendita deve essere sfilettato e stoccato.
I pescatori per legge devono seguire regole ben precise nelle tecniche e la stagionalità delle varie specie, affinché si possano riprodurre al meglio.
Di fatto sono loro i veri guardiani del lago. Oggi devono fare i conti con i cambiamenti dell’ambiente lacustre che hanno portato alla diminuzione complessiva dei pesci, con la quasi scomparsa di alcune specie (autoctone) come l’alborella, e con l’arrivo di specie nuove (alloctone) come il lucioperca, il siluro e il gardon, o i più datati persico e coregone.

Entrare in questo mondo particolare, erede di un’antichissima tradizione, è ancora possibile. Bisogna approdare proprio all’Isola dei Pescatori, custode gelosa delle sue radici. Un picccolo delizioso museo ne narra la storia.
Le reti da pesca asciugano al sole, i pescherecci lasciano gli ormeggi all’imbrunire e tornano a notte fonda, i tri-ass, le tipiche imbarcazioni in legno stanno quiete nel porticciolo. Chissà se proprio guardando a una di queste Hemingway si ispirò per la tragica fuga del protagonista di Addio alle Armi…
Nuove ricette per apprezzare le nuove specie

Qui molti ristoranti servono il pesce di lago. Ma uno dei migliori è sicuramente il Ristorante Italia. Il proprietario Stefano Ruffoni è ancora oggi uno dei pochi pescatori professionisti del Lago Maggiore. Sull’isola possiede anche una piccola pescheria, in cui affluisce il pescato giornaliero.
Competente e appassionato, Stefano è sempre pronto a raccontare storie, segreti, vicissitudini della pesca. Ed è impegnato con gli altri protagonisti del movimento a favore del lago e delle acque dolci a cercare nuove strade, a cominciare dalla valorizzazione nella gastronomia delle specie alloctone.

Perché è importante avvicinare il pubblico a questi nuovi “ospiti”, da qualche tempo preponderanti nelle acque del lago. Predatori voraci come i già citati Siluro, Lucioperca, il piccolo agguerrito Gardon, ma anche i più recenti Carassio e Acerina.
La sperimentazione delle ricette è in corso con risultati incoraggianti.
Al ristorante Italia lo chef ha creato ad esempio per i tagliolini all’uovo un soave ragù di Lucioperca e Gardon. Mentre Massimiliano Celeste de Il Portale di Pallanza dà sfogo alla sua creatività da stellato Michelin con intriganti sperimentazioni.
Tra cui un risotto dove entrano, opportunamente trattate, le ricche carni del siluro e la bottarga di luccio.

Testo di Teresa Scacchi|Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com
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