In Campania vi è un luogo dove mare e montagna, storia e mito, natura e architettura si fondono in un unico prezioso ed affascinante elemento che ammalia i visitatori di tutto il mondo. E’ la penisola sorrentina: un lembo di terra alle porte di Napoli intriso di atmosfere romantiche con una grande offerta paesaggistica e culturale. Testo di Massimo Terracina foto di Vittorio Sciosia

“Là dove il mare luccica e spira forte il vento …”. Chi non conosce l’inizio di una delle grandi opere di Lucio Dalla, il famoso artista bolognese innamorato dell’Italia insulare, del mare e del bel canto? Ci riporta a Sorrento, in Campania, affacciata sul golfo, o lì vicino, poco prima del comune confinante di Sant’Agnello, dove lo scenario è il Vesuvio, Napoli, Capri, punta Campanella, le isole Gallo Lungo, Catelluccia, lo scoglio Vetara.

Insomma quel mare dove Ulisse incontrò le Sirene per poi fermarsi e dare origini alle colonie greche prima di tornare a Itaca.
È da una delle terrazze di un’antica casa di proprietà di Antonietta (nonna Etta), sorella del grande armatore sorrentino Achille Lauro, che immaginiamo il celebre tenore partenopeo Enrico Caruso guardare il golfo e commuoversi per la bellezza del paesaggio.
E questo anche se il maestro, deluso dai melomani partenopei che lo fischiarono, non tornò più, se non per morirvi, nella città natale, soggiornando invece a Sorrento, in una suite con terrazza del Grand Hotel Excelsior Vittoria.

La Casa di Nonna Etta

Ma tornando a “quella casa” a Sant’Agnello, oggi, quell’abitazione è un hotel. Anzi, molto di più: è il “Mediterraneo”. “La casa della mia bisnonna è stata convertita in albergo dai suoi 6 figli. Per molto tempo, fra successi altalenanti il Terminus (quello era il nome) – ha spiegato Pietro Monti – fu un 3 stelle, poi divenuto 4. Quando nel 1999 ne abbiamo ripreso la gestione è passato per una profonda ristrutturazione che lo ha reso un gioiello. Gioiello a cui abbiamo aggiunto una stella proprio lo scorso anno“.
In effetti con sole 61 stanze, di cui 4 junior suite e 4 family, l’hotel dalla calorosa accoglienza d’altri tempi è un luogo immobile ma al contempo dinamico, inserito in uno scenario che va dall’antichità ad oggi, indistintamente.
Il parco interno, con giardino d’inverno e piscina su cui si affacciano metà delle camere, fa da contraltare alla magnifica vista sul Golfo con il Vesuvio, le isole e Napoli, di fronte.
L’attenzione alla calda ospitalità sorrentina, città che è una costante scoperta, apre la porta del Vista Sky Bar e del Ristorante Vesuvio, parti importantissime del benvenuto della famiglia Monti, come “Le Pietre, cozy spa” tutta da godere.
Sorrento come Miami e New York: al “Vista Sky Bar“, rooftop life!

“Abbiamo aperto il rooftop perché una vista così emozionante e comprensiva del Golfo va condivisa seguendo il concetto di internazionalità che abbiamo abbracciato”, ha affermato Monti, che si dedica al reparto del Food & Beverage in prima persona.
Lo stesso Monti ha poi aggiunto chefinger food, drinks, musica da vivo, dj set su tramonti pittorici e giornate ventilate “sono il prologo ad una cena al nostro ristorante, nostro punto di riferimento, come il dehor della piscina, dove si può gustare la “pizza sorrentina” di Benito, 49 stagioni con i nostri colori”.
Un senso di appartenenza profondo che si ritrova nella passione di coloro che vi possono far scoprire la città e i dintorni.
Camminate, trekking ed esplorazione del territorio

Mariano Orsi, guida e trekker, ci illumina sulla vastità dell’offerta di questo luogo magico per tutti coloro che amano scoprire camminando gli angoli più belli e segreti del posto: “Il nostro territorio è pieno di meravigliosi cammini sia verso la montagna che verso il mare” – racconta Mariano, e proseguendo aggiunge: “una visita obbligatoria è la scoperta delle ville dell’ozio romane che erano molto popolari nell’antichità in quest’area. La più nota è quella dei Bagni della Regina Giovanna, che molti conoscono come villa di Pollio Felice (anche se non era realmente quella) di cui oggi resta la pianta affacciata con la parte balneare su un’incantevole insenatura che la regina di Napoli, Giovanna II D’Angiò-Durazzo, si narra, utilizzasse per i suoi incontri clandestini, (1373-1435)”.
“La domus – continua Mariano Orsi –, composta di fabbricati dislocati su terrazze degradanti, non è più identificabile, mentre restano meglio conservati le cisterne, i magazzini e gli approdi naturali con il ninfeo a ridosso del mare, con vani con volta a botte, pavimenti in mosaico bianco e nero, decorazioni in stucco a rilievo, a testimonianza dell’antico sfarzo di quel periodo storico“.
La punta estrema della Penisola Sorrentina

Per chi ama camminare la visita a Punta Campanella è illuminante. “La propaggine estrema della Penisola Sorrentina è qui – ha continuato Orsi – dove sorge una torre di avvistamento, talmente vicina a Capri che quando Tiberio trasferì la sede dell’Impero nell’isola, per far viaggiare gli ordini verso Roma, escogitò questo sistema di torri di comunicazione, poi utilizzate per l’avvistamento delle navi pirata. È una splendida area marina protetta, che divide i golfi di Napoli e Salerno, nel comune di Massa Lubrense”.
Un’altra bella escursione è la salita al Monte San Costanzo, che la sovrasta dai sui 497 metri. Da qui si vede il netto confine tra la penisola sorrentina e la costiera Amalfitana, il confine con la Baia di Jeranto e le sue famose isole, Ligalli e Sirenuse, dove sorgono case che appartennero a Nureyev e De Filippo e che, nell’Odissea, all’ XI canto, compaiono come dimora delle ingannevoli e ammaliatrici Sirene.
Punta Campanella era chiamata dai greci promontorio Ateneo, forse per la presenza dell’Athenaion (un tempio dedicato ad Atena). Cinque terrazzamenti testimoniano che vi era edificata una villa, probabilmente imperiale, data la posizione esattamente di fronte a Villa Iovis, una delle 12 dell’Imperatore Tiberio, a Capri.
Torna a Surriento

Sorrento va visitata per scoprire non solo i luoghi teatro del film” Pane, Amore e …” con gli indimenticabili Loren e De Sica, ma anche per esplorare un gioiello vitale. Un giro per il centro della città deve senz’altro partire dall’alto terrazzo di tufo, Piazza Tasso, che viene solcato da falesie (valloni) che celano una ricca vegetazione.
“Camminare e scoprire la città è quello che si dovrebbe sempre fare – ha raccontato Sabina Gargiulo, guida turistica. Un panorama di agrumeti, giardini, marine, magari iniziando proprio dalle ultime attrattive, come il murale di Jorit, il celebre artista italiano, che nel decennale dalla morte, ha dedicato a Lucio Dalla. Un’opera particolare, eseguita nel suo inconfondibile stile che prima ha dipinto sul muro versi di una sua canzone, poi li ha ricoperti con il viso del cantante, solcato dai tipici tagli rossi che rappresentano la ‘human tribe’”.

C’è molto di Dalla in città. D’altro canto Sorrento era un luogo cui l’artista bolognese era molto affezionato e dove si era esibito giovanissimo: come la scritta sul muretto all’ultima curva della discesa verso Marina grande, “veniva dal mare” così come c’è un mondo da scoprire vagando per le strade del centro, sempre animate, dipinte, affollate.
Marina grande oggi è solo case variopinte e localini deliziosi, mentre Marina piccola è il porto di Sorrento, importante approdo di traghetti e aliscafi non lontano dalla centralissima Piazza Torquato Tasso. Proprio così, perché anche il poeta e filosofo del ‘500 era nativo di Sorrento.
Tutto qui è agrumi, maioliche con i colori che oltre al bianco e blu aggiungono verde e giallo, con le vie centrali che pullulano di negozietti di artigianato e articoli tipici locali.
Una cena al Buco, il ristorante stellato (1*) Michelin di Peppe Aversa, potrebbe essere una sorpresa, come lo è la chiesa dedicata a Sant’Antonino, “Patrono, Avvocato e Padre” di Sorrento. Al Santo che protegge la città da calamità ed epidemie sono attribuiti numerosi miracoli.
All’ingresso della basilica due ossa di cetaceo ricordano il prodigio più celebre, ovvero quello del salvataggio di un bambino che era stato inghiottito da una balena.
Navigando verso Capri

Ma il pezzo forte, che completa un long week-end memorabile, è navigare lungo la costa e raggiungere l’Isola di Capri, per esplorare le sue strette viuzze fino alla “Piazzetta”, perdendosi tra i turisti e magari fare una sosta per assaggiare gnocchi, pizza e torta tutto rigorosamente “alla Sorrentina” al Villa Verde, noto ristorante nel cuore dell’isola.
Passeggiando si avverte l’aroma caprese ben sintetizzato nelle fragranze Carthusia: elementi che rappresentano il lavoro officinale dei padri Certosini che hanno avuto nella Certosa di San Giacomo (1371) il loro rifugio per secoli, voluta da Jacopo Arcucci, Segretario di Stato e Tesoriere della Regina Giovanna I d’Angiò.
Ad Anacapri sarà bello scoprire un gioiello nascosto: villa San Michele. Situata sulla sommità del monte, la struttura fu la realizzazione del sogno mediterraneo di Axel Munthe, un giovane medico svedese che giunse a Capri nel 1885 e qui visse per 56 anni.
La villa fu costruita sui resti di un’antica cappella dedicata a San Michele e dette vita al secondo luogo più visitato dell’isola dopo la Grotta Azzurra: un luogo costellato di opere d’arte antiche inclusa una sfinge egizia, incastonata in uno scenario unico.

Oplontis, la domus otiae che non sarà mai dissotterrata per intero
Ormai il tempo stringe e sulla strada per Napoli, a Torre Annunziata, si può fare una sosta interessantissima in mezzo alle case per ammirare una domus a dir poco meravigliosa, appartenuta a Poppea, la seconda moglie di Nerone.

La struttura, non ancora completamente dissotterrata (e non lo sarà mai a causa della presenza di costruzioni tutto intorno), è stata inserita nel Patrimonio dell’Umanità.
Oplontis, alla periferia di Pompei, (3.5 km) ha ancora affreschi di rara bellezza, con colori talmente vivi da proiettare il visitatore in epoca romana. Dalle terme alle cucine, dal peristilio all’impluvium, addirittura al calco di una porta a soffietto, una piscina immensa e colori perfettamente conservati, danno l’idea di quello che doveva essere ai tempi del suo massimo splendore.
Si torna a casa con negli occhi una nuova luce su tutto quello che la Campania può offrire a un occhio attento e curioso.
Testo di Massimo Terracina foto di Vittorio Sciosia www.vittoriosciosia.com
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