
Da un po’ di tempo la rubrica settimanale Libertas Dicendi sembra diventata un serial a puntate: non paragonabile alle innumerevoli storie tivù di amori violenti e contrastati, nelle ormai consuete cornici di ambienti di mafia o di camorra. I piccoli serial di LD hanno toccato temi assolutamente innocenti ma tuttavia interessanti: c’è stata la serie dei luoghi letterari d’Italia, quella dei borghi caratteristici della penisola, poi quella dedicata ai laghi, ai grandi navigatori che hanno scoperto e colonizzato (non sempre nel migliore dei modi…) nuove terre e genti diverse.
Infine, una carrellata sui viaggiatori europei – in gran parte scrittori famosi – che hanno scelto nel tempo l’Italia come meta dei loro viaggi e della loro formazione o rifinitura culturale, lasciando pregevoli descrizioni delle loro esperienze italiane. Oggi mi concedo quindi una vacanza (spero mi vengano altre nuove idee…) e torno in un certo senso all’amore primitivo del mio scrivere: quello per le parole ed il loro significato; la parola odierna con i relativi “pensierini” è: Referendum
Referendum
Parola di nobile origine, questa. Il referendum latino è un gerundivo neutro sostantivato del verbo referre (riferire), originato dalla locuzione ad referendum (convocazione) per riferire, appunto, su qualcuno o qualcosa. Così lo definisce il vocabolario Treccani. Il paese che ha sublimato l’istituto democratico del referendum è senza alcun dubbio la Svizzera. Nella confederazione quadrilingue si chiede il parere dei cittadini su tutto: dai problemi di carattere nazionale o internazionale che richiedono soluzioni adeguate, alle minute esigenze (alcune, va detto, simpaticamente ridicole) delle varie comunità cantonali.

Particolare questo che è stato anche oggetto in passato del giudizio di Benito Mussolini, che così si era espresso: “…il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso”. Come il sentire comune sia molto cambiato al riguardo, viene confermato dal disaccordo sul giudizio di un altro discusso personaggio della storia dell’altro ieri; parlando infatti dell’istituto del referendum, così si era espresso Muammar Gheddafi: “…è il sistema dittatoriale più oppressivo e crudele”. Giudizi che proprio la Svizzera e molti altri Paesi della terra hanno ampiamente smentito.
Quale referendum?
Una prima curiosità: Bruno Migliorini, famoso linguista dello scorso secolo, già presidente dell’Accademia della Crusca, aveva tentato di “italianizzare” il termine latino proponendo di chiamarlo “referendo”; progetto abbandonato, perché la parola veniva facilmente confusa con “reverendo” e in tempi di Democrazia Cristiana egemone o quasi, non era sembrato il caso.
Il referendum di domenica 12 giugno 2022 è un referendum abrogativo; per assurdo, si deve dire il contrario di ciò che magari per istinto si vorrebbe fare. Lo spiega bene, col forbito eloquio che spesso gli appartiene, Beppe Grillo: “…referendum abrogativi, dove per dire sì devi votare no e per dire no devi votare sì; come uno che va a sposarsi e il prete dice: “…la vuoi mandare a cagare? – no – …allora vi dichiaro marito e moglie”. Il referendum, oltre che abrogativo, può essere di altri tipi: euro-referendum, se non riguarda solo problemi nazionali; clandestinizzato, neologismo coniato dai Radicali che volevano dare agli italiani una seconda scheda (protesta metaforica) per abrogare il risultato di quella ufficiale data dallo Stato, ed altri propugnati nel tempo per abolire il micro-partitismo, l’iper-maggioritario, il neo o anti-proporzionalismo.

Tiriamo il fiato e affidiamoci al suggerimento pacato di Enrico Mentana: “…il referendum non è come un telequiz, in cui il conduttore può dire: risposta errata; questa è un’illusione delle élites e non può diventare una pretesa”. Il referendum è anche un terno al lotto: siamo certi, come il titolo di questo articolo insinua, che la gente voglia veramente parteciparvi, per di più su un tema ostico per natura: quello della Giustizia e del mondo che ne fa parte; mondo che ai comuni mortali ha sempre instillato un istintivo timore reverenziale. Ammesso che molti vadano a votare, rimane sempre difficile essere d’accordo con l’ottimismo espresso più volte in passato dalla mitica Emma Bonino:”…sono ottimista, dagli ultimi sondaggi abbiamo la certezza che il quorum sarà superato”!
Alla fine abbiamo visto che molti (troppi) referendum non hanno raggiunto il quorum necessario e tutto (o quasi) è rimasto come prima. Concludendo, non è indispensabile essere pessimisti come lo scrittore e giornalista statunitense Ambrose Gwinnett Bierce, che così ha definito il referendum: “…legge per sottoporre una proposta di legge al voto del popolo, in modo da conoscere il nonsenso dell’opinione pubblica”. Ma anche il lapidario giudizio espresso dal popolare Maurizio Crozza ci lascia perplessi: “…mai fidarsi troppo del giudizio dei cittadini; basti pensare che nel referendum più famoso della storia hanno liberato Barabba”.
Buon referendum a tutti.
Libertas Dicendi n°363 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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