Coira, la quarta Svizzera

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Il centro di Coira ©Shutterstock

Sono stato invitato a casa di Remo Bornatico a Coira, capitale del Canton Grigioni. Remo è un amico ma – soprattutto – un grande personaggio della cultura e delle tradizioni di vita della Svizzera Romancia.

Non manca occasione che mi inviti, come esperto dei dialetti lombardi e della Svizzera Italiana, quando c’è da discutere e da organizzare qualcosa per la salvaguardia e la rivitalizzazione del Rumantsch, la quarta lingua ufficiale della Confederazione dopo il tedesco, il francese e l’italiano.

Remo, professore di liceo, direttore della Biblioteca Cantonale del Grigioni e appassionato protagonista della vita del suo Cantone, sa che anche in Italia c’è sensibilità per le sorti (in continuo declino) della lingua di casa sua, per via dell’apparentamento che il Rumantsch vanta con il Ladino Dolomitico e il Friulano.

Vieni a Coira, mi ha scritto, vediamo un po’ di studiosi parrucconi (lo immagino divertito mentre lo scrive!) poi mangi e dormi da noi. Mi consiglia anche di arrivare col trenino rosso del comune amico Tuena, lasciando l’auto a Tirano.

Sul trenino rosso del Bernina

Naturalmente lascio l’auto a Tirano e l’amico Tuena (il direttore delle Ferrovie Retiche!) mi accompagna nel viaggio verso Coira a bordo del treno rosso del Bernina ormai famoso nel mondo.

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Il Bernina Express ad Alp Grüm – foto archivio RhB

Quasi subito si entra in Svizzera, a Campocologno; poi c’è l’emozione del tragitto elicoidale del viadotto di Brusio con i suoi altissimi piloni che portano verso il cielo il treno. Si costeggia il lago di Poschiavo e si arriva nella cittadina omonima, già sui mille metri di altitudine.

Qui salgono a bordo alcuni amici del professore di Coira che parteciperanno alla famosa discussione; viene naturale festeggiare bevendo vino bianco nei famosi bicchierini inclinati in dotazione al treno; malgrado la forte pendenza della salita, non si perde una goccia di vino!

Da Poschiavo il treno continua la sua ascesa verso l’Ospizio del Bernina, a più di 2200 metri d’altezza; la sosta di Alp Grüm chiede un bel caffè caldo. Ora il trenino viaggia in quota: Preda, Samedan e la stazione del Bernina Diavolezza ad oltre duemila metri.

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Bernina Express

Superato il passo dell’Albula, porta d’ingresso nell’Engadina, il cammino diviene davvero piacevole, tra i numerosi viadotti e tunnel del percorso. L’arrivo a Coira, attraverso un panorama montano e verdissimo, che logicamente non presenta più i brividi bianchi delle alture alpine, conclude la corsa.

Coira medievale

Il Prof. Bornatico ci accoglie in stazione e propone un’immediata “colazione di lavoro” in un locale del centro di Coira, giusto per inquadrare il problema, aggiunge. Il centro storico della città è un vero gioiello per gli occhi:stradine strette, acciottolate e tortuose circondano lo sperone rocciosoche ospita l’insediamento vescovile fortificato, conosciuto come Hof.

Il nucleo centrale della città conserva un’impronta decisamente medievale grazie alla presenza delle tre torri (Maltesertor, Sennhofturm e Obertor) che un tempo erano collegate alle antiche mura; Coira, situata nell’alta valle del fiume Reno, viene definita la più antica città della Svizzera e come tutte le città svizzere, viene conservata in perfetta efficienza e pulizia.

Gioie e tormenti del Rumantsch

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La distribuzione della lingua Romancia in Svizzera nel 1860

In una saletta riservata, il prof. Bornatico raduna i suoi amici e spiega perché la lingua di casa sua goda, malgrado i segni negativi, di sostanziale buona salute. Siamo negli anni Ottanta e, col senno di poi, so che la situazione è peggiorata così come so perfettamente che anche la lingua italiana è peggiorata nel parlato generalizzato della gente per molteplici cause: l’istruzione non più all’altezza, le mutate abitudini di vita e di interessi delle famiglie, più altri motivi ancora che hanno condotto a quello che oggi bolliamo come “analfabetismo di ritorno”; questo, da noi.

Ma siamo a Coira e Remo Bornatico ci illustra una situazione che già allora appariva precaria per il suo Rumantsch, lingua che deriva dal latino ed è parlata nel Canton Grigioni. Capire la lingua dei vicini è essenziale per vivere, attacca il professore; il fenomeno di una lingua che s’impone su un’altra in una data regione non è nuovo; il romancio, che deriva dal latino portato dai Romani, ha preso il posto dell’oramai estinta lingua retica.

Oltre mille anni fa, le persone che parlavano tedesco hanno però iniziato ad assumere cariche importanti nella regione, ciò che ha ridotto sempre più l’area linguistica romancia. Se a ciò si aggiunge che i Grigioni sono un cantone fatto di montagne e vallate, con piccoli villaggi sparpagliati, risulta comprensibile capire come la lingua locale si sia ramificata in una miriade di dialetti, riuniti poi in cinque varianti: il sursilvano, parlato nella valle del Reno anteriore vicino a Coira; il sottosilvano, parlato nei territori del Reno che conducono al passo dello Spluga e in Italia; il surmirano, parlato nella valle dell’Albula e nella Val Sursette.

Quindi l’alto engadinese, parlato nell’Alta Engadina e il basso engadinese, parlato nella Bassa Engadina e nella Val Monastero. Per guadagnare, incalza l’amico, la gente deve capire le lingue dei suoi vicini ed è forse per questa ragione che il romancio ha perso terreno.

Belli questi raduni fra amici che discutono con passione di problemi – in questo caso, linguistici – che non potranno avere soluzione. La chiusura del conviviale dibattito, unitamente al proposito di appoggiare le molte iniziative programmate per la salvaguardia del romancio – è ancora in mano all’amico Remo.

Una volta il ladino era tradizionalmente orientato verso il vicino meridionale, quindi pieno di italianismi che sono poi stati volutamente soppressi un centinaio di anni fa. Ora il romancio è ricco di termini tedeschi; se le persone hanno una conoscenza limitata della propria lingua madre, utilizzano la prima parola che gli viene in mente, finendo così col parlare un mix di romancio e tedesco, oggi separati da una frontiera molto sottile, facilmente superabile.

A tavola con Annamaria e Remo

Bella e risposante serata nella casa di via Feldgasse (via dei campi) con Remo e sua moglie Annamaria. Al viso pallido milanese viene offerta carne secca di manzo e un sostanzioso piatto di pizzoccheri, comuni anche in Valtellina; a seguire i capuns, involtini di bietola ripieni di carne, accompagnati dai maluns, patate grattugiate con farina e burro. Alla fine una torta di noci e come bevanda la Calanda, birra locale. Nel piccolo giardino di casa, una fumata in compagnia di questa straordinaria persona: gli ultimi monosillabi linguistici concludono la giornata prima del riposo notturno, nella fresca notte grigionese. Domani, ancora trenino rosso e ritorno in città.

Libertas Dicendi n°368 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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