Il Gambia è un paese africano che non molti conoscono; perché è “figlio” di un grande fiume, perché è interamente circondato dal Senegal, perché qui si parla inglese e non francese insieme a una miriade di dialetti locali. Ha una sua personalità già nel nome: The Gambia, preceduto dall’articolo.

Una recente notorietà gli deriva comunque dal fatto che molti dei migranti africani che arrivano sulle nostre coste provengono da questa terra. The Gambia paese sconosciuto, dunque? Non proprio; a molti di quelli che l’hanno visitato è rimasto impresso nella memoria un luogo davvero speciale: i Mandina Lodges di Makasutu; nome fascinoso composto da Maka (Mecca) e sutu (foresta). Loro lo definiscono un Paradiso in Terra. Non sono molto distanti dal vero.
Due Inglesi visionari

Sono oltre mille ettari di foresta nella quale scorre il fiume Mandina Bilon, tributario del Gambia. Per anni, quest’area densa di verde, chiusa a ovest dal grosso sobborgo di Serekunda e dalla capitale Banjul e affacciato ad est sull’estuario del fiume Gambia, dalle rive caratterizzate da un’intricata distesa di mangrovie, era abitata da uomini e donne della tribù Koran, dediti ad un’agricoltura essenziale, alla pesca e alla raccolta delle ostriche che crescevano tra le mangrovie.
Nel 1992 arrivano in Gambia due inglesi: Lawrence Williams e James English; uno architetto, l’altro ingegnere. Questi due amici decidono di trascorrere un periodo di vacanza e insieme di “scoperta” dei territori del Gambia, con la speranza (poi realizzata) di individuare un’area particolarmente privilegiata dalla natura, immersa in un verde perenne; questo luogo ideale (questo il loro sogno) avrebbe dovuto favorire il riposo e lo svago delle persone, avendo ben presente un secondo, imprescindibile obiettivo: conservare un ambiente già splendido per natura.
Acquistano dunque i territori appartenuti alla famiglia Sanneh e nel 1999 viene aperta la Makasutu Cultural Forest. Attorno ai primi anni del Duemila vengono edificate numerose eleganti strutture abitative, una grande piscina e nel 2004 il Mandina Lodges viene premiato come miglior New Eco Hotel al mondo. Nel 2011 viene purtroppo a mancare James English e la moglie Linda non mancherà di aiutare Lawrence nella conduzione e nello sviluppo dell’ormai grande complesso turistico.
Filosofia costruttiva e conduzione sostenibile

Anche se l’inglese è la lingua ufficiale del Gambia, le parlate più diffuse sono quelle dei vari gruppi etnici: Wolof, Mandingo, Fula ed altri minori. Questo particolare è sempre stato presente nei due inglesi che nel loro ambizioso progetto hanno costantemente fatto leva sulle popolazioni locali; sia come forza-lavoro – nel tempo sono state piantate ben quindicimila piante e sono stati perforati una settantina di pozzi per l’approvvigionamento idrico – sia nel considerare quanto veniva costruito e adattato alla natura locale, come una necessità per la continuità del progetto: quindi attenzione nell’edificare e conseguente utilizzo degli accorgimenti tecnici per un buon utilizzo e conservazione nel tempo delle varie strutture; consigli che gli uomini e le donne del luogo hanno capito e adottato.
Se oggi i Mandina Lodges sono un articolato e attrezzatissimo resort, senza alcun dubbio il più famoso ed elegante dell’intero Gambia, è perché James e Lawrence hanno saputo creare un luogo esotico, attraente senza ostentazioni e delle unità abitative che, nel panorama complessivo,non dominavano l’ambiente ma si adattavano ad esso in maniera naturale. Tutto è stato costruito utilizzando materiali del luogo e tutto è stato realizzato in sintonia con la sacralità dell’ambiente. I lodges rappresentano l’aspetto architettonicamente più rilevante di Makasutu.
La grande capanna centrale, luogo di partenza per ogni escursione nella foresta adiacente, è circondata tutt’attorno dai vari lodges dotati di ogni confort: alcuni all’interno del fiume, con terrazze e spazi di riposo, altri sistemati sui vari bracci d’acqua dell’interno che tutti portano comunque alle mangrovie della costa; bungalow a loro volta collegati da passerelle di legno. Luoghi ideali per smaltire le attività della giornata col riposo e per godere del fascino notturno di una natura davvero unica.
Makasutu, “villaggio” globale

A Makasutu è facile perdersi; l’area è vasta ed è articolata in numerose zone dedicate alle passeggiate, al birdwatching, al puro contatto con le varie tonalità di verde e con i suoni della foresta. Molto spesso si cammina per ore in solitudine e quando arriva il fresco della sera, le aree d’accoglienza coperte da grandi capanne di legno o delimitate da appositi spazi tendati, favoriscono la convivialità con gli altri ospiti; non di rado, si cena alla luce dei falò accesi dal personale del Mandina.
L’area di Makasutu è composta da cinque differenti eco-sistemi: foresta primaria, savana, mangrovie, foresta di palme e zone umide. Ovvio che tutto questo racchiuda una vita faunistica e dir poco rigogliosa! Oltre cinquecento specie di volatili, fra i quali spicca per colori e vivacità il kingfisher (martin pescatore); sono poi presenti iguane di tutti i tipi, babbuini, scimmie di diverse specie e persino qualche coccodrillo lungo le rive e manguste fra le mangrovie.
Le gite in canoa o con piccole barche fra i numerosi e intricati canali della zona, rappresentano sorprendenti avventure; così come, per spostamenti più impegnativi (e costosi) c’è un minuscolo idrovolante! Prima che venga buio, a Makasutu, per assistere magari alle danze rituali delle donne Koran, varrà la pena salire sul grande albero che fa da torre per ammirare il tramonto sull’immensa area viva della foresta e delle mangrovie.
Libertas Dicendi n°374 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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