Notturno alla Charade: brividi in curva

Mai avrei pensato, anni fa, di vivere un’avventura davvero adrenalinica ma tutto sommato divertente come quella che mi ha visto impensabile co-protagonista delle mattane di due fratelli di Clermont Ferrand (Paul e Lucien), conosciuti in città ma originari di Charade, paesino ai piedi del Puy-de-Dȏme.

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Veduta sulla città e la Basilica di Notre-Dame du Port a Clermont-Ferrand ©Shutterstock

Due fratelli compagnons, fanatici dell’auto e delle gare automobilistiche, della cucina e del buon bere. Indispensabile, a questo punto, dare ordine ai ricordi.

Da Limoges a Clermont-Ferrand

La giornata era iniziata interessante e impegnativa per il materiale che dovevo raccogliere (interviste), base questa per dei documentari radiofonici. 

Dalla costa atlantica di La Rochelle e Cognac a Limoges per indagare, con proprietari di aziende, maestranze e tecnici, sulla fabbricazione delle pregiate porcellane per le quali la città è famosa, non disdegnando altre e più recenti “specializzazioni” di Limoges: quella della lavorazione delle pelli con numerose concerie e quella dell’attività sartoriale grazie agli atelier dove nascono abiti e accessori d’eccellenza.

Tappa successiva Clermont-Ferrand, dove avrei pernottato. Il giorno seguente avrei incontrato vulcanologi e studiosi che mi avrebbero svelato i segreti dei Monti del Cantal, il più vasto edificio vulcanico d’Europa che si sviluppa su 2500 chilometri quadrati.

Soprattutto, avrei scoperto i segreti del Puy-de-Dȏme, il più alto vulcano francese che si erge nella catena montuosa del Massiccio Centrale d’Alvernia. Vulcano del tutto spento? Così sembrerebbe, dato che l’ultima eruzione risale a migliaia di anni fa.

La Clermont dei fratelli Paul e Lucien

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Rue des Chaussetiers a Clermont-Ferrand ©Shutterstock

Il pomeriggio di Clermont-Ferrand è, quindi, dedicato alla città assieme al proposito di non fare troppo tardi e riposarmi un po’ per gli impegni del giorno dopo.

Clermont Ferrand ha nel complesso belle dimore signorili attorno al centro storico, specie quelle di Rue Pascal, ma ogni angolo mostra visioni interessanti perché edifici e fontane sono costruiti con il largo impiego della pietra lavica, onnipresente.

Deliziose sono due vie di Clermont: rue des Gras e rue des Chaussetiers, per non parlare della bellissima fontana rinascimentale d’Amboise. Poi gli edifici religiosi: in primo luogo la basilica romanica di Notre-Dame-du-Port del XII secolo, patrimonio Unesco dell’Umanità, con il magnifico coro ornato di capitelli scolpiti e la cripta con la Vergine Nera, meta di numerosi pellegrini.

Quindi la cattedrale gotica risalente al 1248 (inizio edificazione), lavori terminati nel XIX secolo per mano del celebre architetto Viollet-le-Duc. Un giretto in place de Jaude, cuore dell’antica città, con saluto finale alla statua che lo scultore Bartholdi ha dedicato a Vercingetorige conclude il mio pomeriggio turistico.

Mi infilo in un ristorantino del centro per mangiare e pregusto una bella dormita successiva. Ma il ristorantino appartiene ai fratelli Paul e Lucien e a questo punto cambia il corso della serata.

Non conosci la Charade? Ti ci portiamo dopo!

Simpatici d’istinto, Paul e Lucien. Vivaci, gentili, magari un po’ troppo esuberanti, trovano un immediato collegamento fra il Puy-de-Dȏme e la mia nazionalità parlandomi delle gesta di Fausto Coppi sulle salite del Puy. “Grande ciclista”, è il commento.

Poi le chiacchiere, fatte a turno con brevi soste dell’uno e dell’altro, scivolano sullo sport prediletto: l’automobilismo e le gare, i circuiti, i Gran Premi. Confesso loro di essere stato una sola volta, da ragazzo e con mio papà, a vedere le gare a Monza, il che provoca un imbarazzato silenzio. Come dire: hai la pista più bella del mondo e non ci vai mai?

Cerco di darmi un contegno citando un gran numero di piloti e di gare internazionali. Esibizione questa che non li convince del tutto perché pensano (e lo dicono) che facendo il giornalista abbia la possibilità di documentarmi più di altri.

La serata procede allegra e spedita tra cibi e bevande e cerco di far capire che gradirei andare in albergo non troppo tardi, per gli impegni del giorno dopo. Non se ne parla nemmeno, dice Paul. Qui chiudiamo a mezzanotte e verrai con noi a Charade, dove abbiamo la casa di campagna, e faremo un giro del famoso circuito di Clermont Ferrand, quello che prende il nome del nostro borgo.

Vedrai che bello, girarci, di notte! Lucien, che sembra il più tranquillo dei due, mi dà qualche ragguaglio sul famoso circuito. Dice che è nato nel 1958 ed è stato disegnato seguendo le pendici e i saliscendi del Puy; verso la fine degli anni Sessanta ha ospitato, per qualche tempo, anche gare di Formula Uno.

Nel tempo, è stato oggetto di modifiche e di aggiustamenti di percorso vari. La cosa più bella, dice convinto Lucien, è che il circuito può essere considerato un percorso d’altura, dato che si trova ad un’altitudine media di 800 metri; è un circuito bellissimo, disegnato in mezzo ai boschi… dice sorridendo. Non nascondo che il particolare mi mette un po’ di agitazione….

Lungo le curve della Charade

Lasciata Clermont, raggiungiamo la villetta di Charade dove abitano i genitori dei due ragazzi; è d’obbligo assaggiare un vino spumante prodotto in zona che non fa altro che rendere ancora più spumeggianti Paul e Lucien.

Bevendo, si inganna il tempo con chiacchiere di sport, di Francia e d’Italia, giocando a calcetto. Dopo un po’ Paul sparisce ed esce dal garage su una vetturetta sportiva Renault a quattro posti: due davanti e un loculo dietro nel quale ci si siede con le ginocchia in bocca. Sarà il posto destinato a Lucien.

Poi l’avventura notturna della Charade, iniziata su andature blande e proseguita ben presto con un crescendo rossiniano di velocità. Paul guida davvero molto bene, ma ognuna delle 51 curve è uno sbattacchiamento degli organi interni lungo il corpo rattrappito nell’abitacolo.

Stiamo navigando con cinture molto strette ma senza casco e non mi sembra il massimo della sicurezza. I fanali della vettura sportiva Renault illuminano la pista che non ha, a dire il vero, molti rettilinei. Ogni tanto un animale attraversa il tracciato (piccoli daini, lepri, forse volpi).

I fari li illuminano per un istante e poi seguono la strada, lasciando nella più completa oscurità il bosco. Tra grida e schiamazzi (lo confesso: più degli amici francesi che miei) si arriva a fine pista e – questa volta a velocità ragionevole – Paul e Lucien mi riportando nell’hotel di Clermont Ferrand. Sono le quattro del mattino.

Libertas Dicendi n°371 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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