Turismo ventitrè

Dopo tanti anni di esperienze collettive e milioni di persone che hanno percorso miliardi di chilometri visitando ogni angolo della Terra, il dubbio ricorrente di viaggiatori e turisti è quello di dare una risposta onesta a una domanda che sorge spontanea: siamo definitivamente turisti o ancora viaggiatori?

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Preferiamo non pensare troppo affidandoci in toto ai professionisti della vacanza, o cerchiamo di sorprenderci esplorando nuove vie di conoscenza dei luoghi e delle persone che ci vivono?

Ciascuno risponde a questa domanda come vuole o, meglio, come decide di interpretare le molteplici sfaccettature che una vacanza o un viaggio comportano. Vediamone alcune.

Sempre connessi

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Una delle richieste primarie di chi viaggia è oggi quella di aver la possibilità di rimanere sempre connesso con la rete. Chi viaggia infatti vuole poter programmare ogni cosa, itinerari come prenotazioni e vuole lasciare inoltre traccia dei percorsi compiuti per darne testimonianza agli amici della rete, ai parenti, ai familiari, eccetera.

La frequentazione di internet consente inoltre di scoprire preventivamente nuovi luoghi o attività che sarà interessante visitare e consente una pianificazione precisa di ciò che si ha in animo di fare.

Le vecchie carte geografiche sono un reperto del passato; ora tutto è visibile e prenotabile subito; la qualità di queste fruizioni verrà valutata una volta tornati alla base.

Se da un lato le moderne tecnologie hanno il compito di testimoniare i luoghi visitati (foto e filmati trasmessi mentre si viaggia) dall’altro fungono anche da mezzo di controllo e giudizio, pubblicando la propria opinione con relativo voto sulle strutture alberghiere che ci hanno accolto.

Internet ha cambiato il mondo e chi viaggia lo sa molto bene, al punto che in un prossimo futuro molti hanno intenzione di compiere viaggi virtuali preventivi, al fine di trarre ispirazioni per le vacanze reali che faranno subito dopo.

Cautele di chi viaggia

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In previsione di un viaggio, oggi ci si affida ad alcune scelte che offrono tranquillità per i periodi in cui si è lontani da casa; tipo assicurarsi a fronte di imprevisti di qualunque genere (trasporti, malattie e ricoveri) sia che si tratti di un viaggio di piacere o uno compiuto per affari.

Le recenti pandemie hanno acuito la sensibilità di chi viaggia; si tende quindi ad affidarsi a vettori (aerei, navali, ferroviari) di sicuro affidamento, in grado offrire garanzie e certezze in caso di disguidi; stessa cosa per i viaggi autonomi compiuti con l’auto o noleggiando il mezzo. Siccome non sempre tutto fila liscio, è alla fine importante che la ricerca preventiva on-line venga fatta come si deve; molti non possiedono le competenze tecniche per farlo o la necessaria pazienza!

Le statistiche parlano chiaro, in proposito: il settore “viaggi” è quello che registra la più alta percentuale di abbandoni da parte dell’utente, cioè nella fase pre-booking; ottanta persone su cento lasciano perdere o rimandano ad altro momento la ricerca.

Alcuni, infine, si affidano a diverse categorie di “esperti”: viaggiatori da divano che pontificano sui luoghi da visitare, influenzando non poco le scelte della gente; influencer da studio tivù o “inviati” i cui viaggi, suggeriti come esperienze personali, vengono in realtà confezionati in studio e abbelliti da immagini accattivanti che le moderne tecnologie offrono a piene mani.

Viaggiare negativo

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Un po’ per volta l’atteggiamento generale di chi viaggia, si trasforma: in meglio. Ma è ancora vasta la percentuale dei viaggiatori che non danno al viaggio l’importanza prima che gli compete: quella di una profonda esperienza umana, l’occasione per conoscere genti e stili di vita diversi dal proprio.

Per loro conta molto di più “consumare” il viaggio, modificandolo in un traguardo raggiunto e con dei limiti che potranno in futuro sempre essere migliorati, come quelli di una gara sportiva.

Per queste persone contano più i timbri accumulati sul passaporto, la somma dei paesi dove sono stati; al rientro – con nuovi progetti di viaggio in cantiere – non avranno memoria di ciò che hanno visto a grande velocità, sulla scia di itinerari densi e sconclusionati, tali da non lasciar spazio alla riflessione e alla sosta contemplativa.

Però non mancheranno di mostrare agli amici reali e a quelli fumosi dei social centinaia di foto e di selfie; obiettivo non dichiarato ma reale del viaggio.

Continua ad essere consistente la quantità di turisti che si sposta sull’onda di quanto le viene proposto dagli accattivanti messaggi di radio, tivù e special giornalistici; gente che frequenta un gran numero di aeroporti (significa vedere paesi diversi) piuttosto che dedicare (diciamo, almeno una settimana?) a una città per cercare di comprendere quale sia il fascino che da sempre l’accompagna.

Le carte geografiche e le guide non servono più, c’è tutto on-line; men che meno si troverà qualcuno che si porta un romanzo di Salgari visitando la Malesia o un libro di Murakami per capire meglio il Giappone.

Viaggiare positivo

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Sono ancora una minoranza, ma sono in rapida crescita. Quelli cioè che chiedono al viaggio esperienze positive e adattano il proprio comportamento al fine di raggiungerle.

Quindi sono individui che rispettano l’ambiente, osservano con scrupolo i suggerimenti che vengono dati o le “regole” che vengono imposte dalle autorità delle differenti nazioni visitate. Sono convinti sostenitori dell’eco-sostenibilità e dei valori morali che questa comporta, risparmio compreso.

Dopo un anno di lavoro, comunque, concedersi pause e svaghi è più che giustificato. Staccare la spina, questo l’imperativo; dimenticarsi per un periodo di tempo ragionevolmente lungo tutto ciò che è legato al lavoro, ai pensieri.

Come farlo, per ottenere i migliori risultati? Alcune scelte possono essere integrali, come quelle di fare viaggi completamente auto sufficienti, in luoghi isolati, privi delle comodità essenziali; un rapporto diretto con la vita primitiva o addirittura come esperienza di sopravvivenza!

Altri, più romantici, vanno alla ricerca di luoghi che ricordino e consentano di rivivere episodi di vita e incontri del passato, così come i millennial non disdegnano ambienti e situazioni che in qualche modo ripropongono l’era pre digitale.

Il dato finale è comunque quello che maggiormente consola. Oltre la metà dei viaggiatori del mondo intero – quando pensa a un viaggio – sceglie di poter visitare e per conseguenza immergersi in un ambiente e una cultura completamente diversi dalla propria.

Ciò comporta scoprire luoghi con lingue e tradizioni del tutto nuove, visitando città e villaggi che nemmeno si pensava potessero esistere. Un viaggio di questo tipo, rimarrà indelebile nel ricordo a lungo, se non per sempre.

Libertas Dicendi n°385 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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