Natura sfidata e arrabbiata

Una domanda che mi faccio (ci facciamo) spesso: come si presentava la natura mille anni fa e, prima ancora, negli anni di Cristo? Comerano i mari, le coste, i fiumi, le valli, le pianure e le campagne, i monti e i boschi?

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Una foresta tropicale incontaminata, simbolo di una natura primordiale @Shutterstock

In quei tempi si è forse venuto formando il grande equivoco del rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Tutto era perfetto, abbondante, incontaminato e l’uomo se ne è approfittato, senza riserve mentali e comportamentali.

Poi, col trascorrere dei secoli, i rapporti di forza tra il genere umano e la natura si sono fatalmente orientati a danno di quest’ultima e oggi avvertiamo, con l’infittirsi degli sconvolgimenti planetari, le prime avvisaglie di un’ira giustificata, foriera di autentico panico.

Irrazionale moto perpetuo

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Una città soffocata dalle emissioni industriali @Shutterstock

Soffochiamo nello smog e siamo sempre più convinti che l’auto elettrica possa risolvere ogni guaio di inquinamento futuro, dimenticando che le fonti inquinanti sono tante e tra loro diverse e che ognuna di queste richiede una specifica azione di contrasto.

Nella massa di persone che si agitano – stimolate dai ritmi frenetici che la vita impone ma che noi stessi le abbiamo consentito di imporre – non sappiamo più sorridere e aumentiamo l’aggressività anche come sciocca forma di difesa preventiva.

Si è irrimediabilmente persa quella che un tempo si chiamava, ingenuamente, voglia di vivere, spesso rappresentata dal soddisfacimento di pochi valori materiali e da notevoli dosi di valori culturali; ciò non di meno pretendiamo con presunzione di migliorare la nostra qualità della vita senza pensare, o facendo finta di ignorare, che la qualità raggiunta da pochi va a indubbio scapito della maggioranza.

Ora, con la globalizzazione raggiunta ma che chiede sempre nuove rinunce al passato per poter progredire, avvertiamo l’impotenza e la pochezza del nostro essere di fronte all’aumento proporzionale degli sconvolgimenti naturali, aggravati dalla demenza delle guerre in atto, che non sappiamo impedire o concludere.

Valori in crisi perenne

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Il cambiamento climatico rende gli uragani sempre più distruttivi @Shutterstock

Il modo in cui viviamo è purtroppo lo specchio screpolato di tale andazzo. Ogni rimedio – che parrebbe logico – si scontra e soccombe quando viene in contatto con i molteplici interessi privati

Una decisione o una legge, figlie del consenso politico e democratico, hanno buone possibilità di successo anche in presenza di un’opposizione costruttiva; ma spesso succede che forme di ostruzionismo ideologico o utilitaristico determinino un risultato inutile o comunque tardivo: chiudere le famose stalle dopo che i buoi sono scappati.

Ci vediamo, giorno dopo giorno, alienati da quei beni naturali che costituivano la nostra vera ricchezza spirituale, la nostra bolla di equilibrio psicologico. In altre parole, ci sentiamo in colpa per come abitiamo la Terra, senza trovare in noi stessi la forza di volontà per modificare, con buon senso e determinazione – in modo graduale ma senza ricadute – questo allarmante stato di cose.

Qualcosa, però, cambia

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La deforestazione è solo uno degli esempi dell’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo @Shutterstock

Se gran parte del genere umano – specie di quella casta che detiene il potere – ritiene un proprio diritto sfruttare determinate risorse naturali senza alcun rispetto per l’ambiente e sottovalutando o ignorando le conseguenze negative che ciò comporta, si va facendo per fortuna sempre più folta la schiera di coloro che hanno capito che il prezzo da pagare è troppo elevato o addirittura insostenibile.

Arriverà il momento, se non vi si porrà rimedio, che non avremo più soldi in cassa da spendere; la bancarotta sarà così inevitabile e nessuna sentenza di tribunale potrà rimetterci in pista.

Quindi, coltiviamo come un benefico segno del destino quel senso di colpa e di vergogna che attanaglia molti di noi.

Solo così avremo la coscienza e la forza per opporci agli scempi cui siamo costretti ad assistere. Bastano e avanzano i danni imprevedibili (terremoti, incendi, inondazioni eccetera) per aggiungervi anche quelli prodotti per nostra esclusiva incuria. Non ne potremo fare a meno: nessun vantaggio materiale, anche se effimero, giustifica l’ottusità, la cecità, il disinteresse.

Noi, più orsi degli orsi

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@Shutterstock

Ha perfettamente ragione Hans Roth, un simpatico bernese dagli occhi chiari e dalla barba folta, che trascorre molte giornate di lavoro (e molte notti) fra i monti della Maiella, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, che sostiene come sia indispensabile conservare “… una porzione di natura integra, com’era mille e più anni fa, senza che ciò dia alcun beneficio materiale – immediato o previsto – all’uomo”.

Gli orsi del Parco l’hanno capito.

Riusciremo noi, orsi che siamo, ad essere grati a chi ci ha permesso di vivere in un pianeta che, malgrado tutto, è di una bellezza che emoziona?

Libertas Dicendi n°392 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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