Dopo il grande successo ottenuto nelle prime due annate, “Mare Fuori” è tornata con la terza attesissima stagione: la serie racconta le storie, i sogni e la voglia di riscatto di un gruppo di detenuti minorenni in un carcere a picco sul mare.

Ambientata a Napoli, è stata girata in diversi luoghi della città, come il Molo San Vincenzo, dove si trova la base della Marina Militare che nella fiction è l’Istituto Penale per Minorenni, o la Gaiola e la stazione della Metropolitana di Toledo. Andiamo alla scoperta di alcuni luoghi simbolo della fiction che ci riportano tra le strade della città di Napoli che da sempre si adatta perfettamente al ruolo di set cinematografico a cielo aperto.
1. Quartier Generale della Marina Militare

Nonostante il vero Istituto Penale per i Minorenni si trovi a Nisida, le scene del carcere sono chiaramente girate presso la base navale della Marina Militare di Napoli al Molo San Vincenzo, in via Acton. Durante le riprese dedicate alle attività all’aria aperta dei ragazzi, sullo sfondo, infatti, si ammirano spesso il porto di Napoli e il Maschio Angioino.
Il molo San Vincenzo ha origini risalenti alla fine del 1500 quando venne progettato da Domenico Fontana, anche se la sua realizzazione è stata ripresa in più epoche e, ad oggi, appare come una suggestiva passeggiata sul mare, dalla quale è possibile godere di una vista privilegiata sulla città.
L’ambientazione del carcere è stata integralmente ricostruita grazie al lavoro del reparto scenografia della serie – interamente campano – guidato dallo scenografo Antonio Farina.
2. Villa Doria D’Angri

Villa Doria D’Angri si erge maestosa su uno sperone tufaceo della collina di Posillipo. Costruita per volere del principe Marcantonio Doria d’Angri, la dimora di svago doveva avere un carattere aulico, consono al ruolo di prestigio che il principe rivestiva in quegli anni a corte.
La tenuta fu poi trasformata da masseria in residenza principesca neoclassica per opera dell’architetto Bartolomeo Grasso e completata nel 1833. Dal 1998, l’edificio fa parte del patrimonio immobiliare dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope ed è destinata all’alta formazione, ai convegni scientifici nazionali e internazionali, agli incontri culturali.
Inoltre, è sede della preziosa collezione di modelli statici di navi e parti d’imbarcazioni mercantili e militari, strumenti nautici e attrezzature conservate all’interno del Museo Navale.
3. La Gaiola

L’Area Marina Protetta “Parco Sommerso di Gaiola” prende il nome dai due isolotti che sorgono a pochi metri di distanza dalla costa di Posillipo, a nord del Golfo. Con una superficie di appena 41 ettari, si estende dal pittoresco Borgo di Marechiaro alla suggestiva Baia di Trentaremi racchiudendo parte del grande banco roccioso della Cavallara.
Gestito dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, il Parco Sommerso di Gaiola deve la sua particolarità alla fusione tra aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici, il tutto nella cornice di un paesaggio costiero tra i più suggestivi al mondo.
I costoni rocciosi e le alte falesie di tufo, rimodellate dal mare e dal vento, ammantate dai colori della macchia mediterranea, regalano ancora oggi scorci di rara bellezza che da sempre hanno incantato i popoli che qui si sono succeduti.
4. Orto Botanico

L’Orto Botanico di Napoli fu fondato agli inizi del XIX secolo, nel periodo in cui la città partenopea era dominata dai Francesi; questi ultimi realizzarono un’idea già concepita in precedenza da Ferdinando IV di Borbone e la cui attuazione era stata impedita dai moti rivoluzionari del 1799. Il decreto di fondazione di questa struttura reca la data del 28 dicembre 1807 e la firma di Re Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.
Con l’articolo uno di tale decreto venivano espropriati quei terreni, di proprietà in parte dei Religiosi di Santa Maria della Pace e in parte dell’Ospedale della Cava, adiacenti all’Albergo dei Poveri e già individuati nel periodo borbonico per la realizzazione del Real Orto Botanico che oggi appartiene, invece, alla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e ospita circa 9.000 specie vegetali e quasi 25.000 esemplari.
5. Metro Stazione Toledo

Tra le opere d’arte contemporanee più ammirate di Napoli, la stazione Toledo della Metro 1 trova nel Crater de luz la sua massima manifestazione di bellezza. La bocca ovale del cratere di luce attraversa in profondità tutti i livelli della stazione che si trova a ben 40 metri sottoterra.
Si rimane stupiti e affascinati passando sotto il grande cono che filtra la luce del sole in un suggestivo gioco di luci led governate da un software. Il “Crater de luz” è anche una delle opere d’arte contemporanee più fotografate perché ogni giorno vi passano migliaia di persone tra napoletani e turisti che quasi sempre guardano in questo spettacolare cono che attraversa la terra.
Ma la straordinaria stazione Toledo è anche ricca di altre opere d’arte come le onde in rilievo progettate da Oscar Tusquets Blanca o i pannelli del mare di Robert Wilson. Una vera stazione dell’arte!
Testo di Angelo Laudiero|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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