Un cammino enogastronomico, storico e religioso immerso nei terrazzamenti vitati della Valtellina, tra Sondrio e Castione Andevenno. Tredici chilometri da percorrere a ritmo lento con lo sguardo che si apre sulla splendida vallata
Sondrio è una gemma di legno, acqua e pietra incastonata tra le Alpi Retiche e le Orobie. Offre uno straordinario colpo d’occhio sulle vette circostanti ed ha un cuore antico che si scopre passeggiando per le stradine che si irradiano dalla centralissima Piazza Garibaldi, il “salotto buono” della città, su cui si affacciano edifici di pregio quali il Teatro Sociale ed il Grand Hotel della Posta.

Lasciata la piazza si incontrano vecchie botteghe e negozi di antiquariato che si alternano a belle dimore nobiliari fino ad arrivare alla piazza Campello dove si trova la Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, dedicata ai patroni cittadini. Questa è la chiesa principale di Sondrio ed una delle più antiche della Valtellina. Sul lato ovest della piazza si trova il Palazzo Pretorio, oggi sede del Comune.
Proseguendo si arriva alla suggestiva Piazza Quadrivio che deve il suo nome all’originaria funzione di luogo di transito e sosta dei carri. Il suo lato meridionale è delimitato dal barocco Palazzo Sertoli, che custodisce, al piano nobile, il sontuoso Salone dei Balli con affreschi e fughe prospettiche attribuite a Giovan Antonio Torricelli. Il palazzo ospita un’importante collezione di sculture contemporanee.

Assolutamente da vedere anche l’antico quartiere contadino di Scarpatetti dove le case in pietra con i ballatoi in legno hanno mantenuto un fascino che le rende davvero particolari. Sembra di ritrovarsi all’epoca in cui era un borgo rurale con le corti rustiche e le vigne a far capolino tra i muri.
Santuario della Madonna della Sassella con splendidi affreschi del ‘500
Altra tappa al Santuario della Beata Vergine della Sassella. L’edificio – raggiungibile con una piacevole passeggiata tra i vigneti – è saldamente ancorato ad uno sperone roccioso, come un nido d’aquila. Il cielo alle sue spalle lo fa sembrare sospeso nel vuoto.
La costruzione risale al ‘400, ha una unica navata ed è arricchita da affreschi pregevoli risalenti ai primi del ‘500. Nell’area absidale, spiccano cinque episodi della Vita della Vergine, opera di Andrea De Passeris. Questi fanno da corollario all’immagine più amata e venerata dai fedeli: la pala d’altare raffigurante la Natività di Vincenzo de Berberis, unico arredo rinascimentale superstite tra quelli di epoca barocca, testimoni della perizia dei maestri locali del legno.

Il promontorio della Sassella segna il confine tra la piana di Berbenno e la conca di Sondrio. Nel punto esatto dove sorge la chiesa, lo sguardo può spaziare in tutte le direzioni, accarezzare i vigneti terrazzati del versante retico e perdersi lungo il solco dell’Adda che scorre a fondovalle.
DiVino: a ritmo lento da Sondrio a Castione
Il Santuario è anche una delle sei tappe del cammino “DiVino” un nuovissimo itinerario storico, religioso ed enogastronomico che dal centro di Sondrio si snoda lungo l’antica via Valeriana, tra borghi e cappelle settecentesche. Poi si distende tra le vigne terrazzate fino a Castione Andevenno.
Una passeggiata a ritmo lento di 13 chilometri che si percorrono, in tutta tranquillità, in poco meno di quattro ore, con la vista che si apre sulla valle di rara bellezza.
L’itinerario adatto a tutti, con scarpe comode e da trekking, inizia in piazza Campello a Sondrio, dove si può anche ritirare il flyer descrittivo con la cartina dettagliata del percorso. Il nuovo cammino si inserisce in una rete organizzata di percorsi, tra cui lo storico Cammino Mariano delle Alpi che arriva alla Madonna del Tirano.
Questo è anche il territorio dove nasce un vino d’eccellenza, il Sassella, frutto miracoloso di una sapiente mediazione tra l’uomo e una natura impervia ma dotata di un clima insolitamente mite, favorevole alla vita in alta quota.

DiVino: una proposta turistica in sei tappe adatta a tutte le stagioni
L’itinerario si può “affrontare” a passo lento in tutte le stagioni. In inverno può anche capitare di camminare in maglietta e, infatti, tra i sassi dei muretti a secco vivono esemplari di piante grasse tipiche della flora mediterranea. Come già ricordato, è organizzato in sei tappe: assieme andiamo a conoscerne alcune, mentre per l’intero percorso si può cliccare su Percorso DiVino.
Il paesaggio vitato: da Sondrio al Santuario della Sassella
L’antica Via Valeriana per secoli la più importante arteria di traffico della valle e principale accesso a Sondrio. La sua posizione, sapientemente discosta dal fondovalle, ha permesso a lungo agli abitanti e ai viaggiatori di sottrarsi ai capricci del fiume Adda, almeno fino a quando, nell’Ottocento, non si cominciò a domarne gli argini.
Il tratto che conduce dalla città al Santuario di Santa Maria della Sassella immerge gradualmente l’escursionista in una sorta di terra di mezzo, dove passato e presente si fondono in un suggestivo paesaggio.

Il Sassella: un vino di grande nobiltà
Poco alla volta, sulla destra, appaiono i vigneti che impreziosiscono un paesaggio vasto, solenne ed inaspettato. Si entra nel regno del Sassella, tra le cinque denominazioni del Valtellina Superiore Docg corrispondenti alle diverse sottozone d’origine: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella.
Un vino d’eccellenza prodotto a partire da un vitigno altrettanto nobile: quel Nebbiolo, autoctono del Piemonte, che qui preferiscono chiamare ciuvenasca, forma dialettale che indica “il vitigno più adatto alla trasformazione in vino”.
La Valtellina, del resto, è nota sin dal Medioevo per essere terra di viti e di vino. Sulla sponda retica dell‘Adda, i vigneti terrazzati si susseguono per una quarantina di chilometri, incuneati tra le rocce, delimitati da muretti a secco che ridisegnano il fianco della montagna in forme talmente uniche da essere state dichiarate patrimonio dell’Unesco.

Torchi e contrade: il paesaggio culturale
Superato il “Santuario”, risuonano più che mai vive le parole scritte nel 1874 dallo storico Antonio Maffei a proposito della “passeggiata alla Sassella”, dove “i buoni temponi vi trovano ridotti e osterie. I divoti hanno chiesa e altari dove sfogare il religioso lor fervore, e vi è tanto che basta anche per quelli a cui piace l’osservare quanto può esservi in fatto di belle arti”.
Ancora oggi il tragitto offre un lento e piacevole oscillare tra intimo raccoglimento e appagamento sensoriale. Sullo sfondo un paesaggio vitato punteggiato da contrade e cantine, dove la devozione popolare si fonde con il culto della terra.
Una spiritualità che rivela la sua natura millenaria in prossimità di Ca’ Bongiascia dove ci si può addentrare tra le vigne e raggiungere la rupe che testimonia questa antichissima relazione con il divino. Figure stilizzate di oranti e impronte di piedi martellinate nella roccia (risalenti all’X-IX sec a.C.) sembrano indicare l’origine di un percorso sacro mai interrotto. Proseguendo, a segnare il passo non sono più le cappelle, ma gli antichi torchi per la spremitura dell’uva.
Poi in prossimità della frazione Ca’ Bianca, in direzione Castione Andevenno, le case interrompono i vigneti mentre strade diverse s’incrociano: qui il cammino si sovrappone, per un breve tratto, a due itinerari – i sentieri dei Ricordi e delle Fatiche e della Memoria – che rendono omaggio alla forza e alla resistenza di chi abita queste montagne.
Si giunge così nel cuore di Castione, dove una millenaria tradizione vitivinicola ha dato vita ad una comunità diffusa. Piccoli nuclei abitati si inseriscono armoniosamente nel paesaggio terrazzato, mentre i torchi, che nel XV secolo superarono le trenta unità, assumono qui le forme di piccoli opifici, testimoni di una produzione d’eccellenza che continua ancora oggi, secondo i metodi enologici più avanzati .

Alla scoperta del Parco delle incisioni rupestri
Infine, lasciata Castione, si prosegue lungo contrada Grigioni e poi verso Sondrio, tra vigneti che si inerpicano sempre più sulle rupi. Il connubio tra uomo e natura che caratterizza storicamente questo territorio, è alla base del progetto dell’eco-museo del Monte Rolla, di cui i vigneti della Sassella sono un simbolo.

Giunti a Triasso, piccolo borgo di origine contadina, si può “fare una sosta “prendere fiato” tra case e vicoli fatti di sassi, circondati da vigneti dove potatura e raccolta manuali assecondano un terreno impervio da cui nasce un Nebbiolo di grande forza e aromaticità.
Sondrio è ormai vicina, ma ci si arriva gradualmente, costeggiando le pendici lavorate della montagna, lungo la Via delle Sasselle. Una strada dal nome evocativo, che ricorda le molteplici e diverse espressioni di un territorio unico. Un patrimonio culturale che assume le forme di un paesaggio di-vino, da attraversare e assaporare a passo lento.
Articolo di Tiziano Argazzi. Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com.
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