Un viaggio slow all’insegna del buon gusto tra eccellenze naturalistiche, storia millenaria testimone di tempi gloriosi, dolci vallate e borghi medievali
’Appennino reggiano: uno scrigno di storia, cultura, biodiversità e tradizioni gastronomiche che, dalle porte di Reggio Emilia, si distende fino agli alti crinali che segnano i confini con Toscana e Liguria. Comprende dieci comuni (Castelnovo ne’ Monti, Canossa, Casina, Carpineti, Toano, Baiso, Viano, Vetto d’Enza, Villa Minozzo e Ventasso) immersi nel Parco Nazionale Tosco – Emiliano. Una realtà protetta di 26 mila e passa ettari dichiarata dall’Unesco Riserva MaB (Man and Biosphere) fin dal 2015.

Un tempo queste erano le terre di Matilde di Canossa, la Gran Contessa dalla fama eterna che visse nel Basso Medioevo, un periodo travagliato caratterizzato da intrighi, scomuniche e continue battaglie. Ne sono testimoni gli imponenti manieri costruiti per presidiare le valli appenniniche e la pianura.
Oggi di tali fortificazioni rimangono, nella maggior parte dei casi, solo piccole porzioni ma, a cavallo tra l’XI ed il XII secolo, giocarono un ruolo strategico nella disputa tra Papato ed Impero. Ad esempio nel Castello di Canossa ci fu l’incontro, passato alla storia come “perdono di Canossa”, nel corso del quale Papa Gregorio VII assolse dalla scomunica l’Imperatore Enrico IV di Franconia, alla presenza di Matilde e dell’abate Ugo di Cluny.

Castello di Carpineti: un tempo dimora di pontefici ed imperatori
Tale maniero, che svetta sulla vallata del fiume Secchia, è testimone di quel tempo glorioso quando Matilde vi ospitava pontefici, imperatori e re. Lo si raggiunge percorrendo un viottolo in salita che dal parcheggio porta direttamente all’entrata del maniero. All’interno rimane integro soltanto il mastio che si innalza sul crinale del monte Antognano. Interamente restaurato è dotato di una scala interna che conduce alla cima da cui si gode di un panorama unico. Nello spiazzo esterno si trova la chiesetta di Sant’Andrea, del XII secolo con la bella facciata a capanna ed il campanile che si innalza sul fianco settentrionale.
A poca distanza c’è la Pieve di San Vitale di memoria bizantina, con la vicina canonica oggi trasformata in ristorante ed ostello. All’interno dell’antico edificio è stato ricavato un piccolo museo lapideo con alcuni reperti archeologici tra cui gli antichi capitelli e la mensa d’altare della Pieve.

Pietra di Bismantova simbolo dell’Appennino reggiano
L’intera zona è particolarmente vocata per il turismo lento e sostenibile tra boschi, cieli tersi e crinali ventosi. Un paradiso per gli appassionati del trekking. Tra i luoghi più apprezzati c’è sicuramente la Pietra di Bismantova, un massiccio isolato che svetta per 300 metri sull’altopiano di Felina, una località a poca distanza da Castelnovo ne’ Monti.
Il suo inconfondibile profilo di nave irregolare con pareti verticali e vetta quasi pianeggiante, caratterizza il paesaggio circostante. Piazzale Dante, alla base della Pietra, è il posto ideale per meravigliarsi al cospetto della natura.
Lo sguardo corre veloce sulle vallate erbose e sui boschi che punteggiano i tanti monti disposti a raggiera tra cui l’Alpe di Cusna con il caratteristico profilo che ricorda un gigante coricato.

Procedendo per alcune decine di metri, in salita, si arriva al Santuario della Beata Vergine Maria di Bismantova. Un tempo eremo benedettino (come testimonia la grande statua di San Benedetto posta nelle vicinanze del sagrato) è costruito alla base delle pareti calcaree in un tutt’uno con l’incredibile montagna, citata anche nel canto IV del Purgatorio dantesco. Il sommo poeta infatti la visitò quasi sicuramente nel suo viaggio da Verona verso la Toscana.
Il massiccio è meta annuale di migliaia di turisti e appassionati di trekking che si cimentano in percorsi escursionistici di media difficoltà. È anche una palestra di roccia, apprezzata da una infinità di scalatori, che arrivano anche da oltre confine per affrontare le sue pareti ripidissime lungo percorsi prestabiliti e ben tracciati.

La Valle dei Gessi Triassici: un sito di interesse comunitario
A sud di Bismantova, lungo l’alta Valle del Secchia al confine tra Castelnovo ne’ Monti e Villa Minozzo, si possono ammirare spettacolari affioramenti di gessi triassici. Sono i più antichi dell’Appennino (risalgono a circa 180 milioni di anni fa) e si presentano con cavità – qui chiamate Tane o Tanoni – doline, inghiottitoi e cristalli di ogni forma e dimensione.
Il CAI ha creato il Sentiero naturalistico dei Gessi Triassici che dal ponte del Pianello, arriva nel cuore della Valle dei Gessi per “toccare con mano” questo territorio straordinario, caratterizzato da estesi fenomeni carsici.
All’interno di quest’area, tutelata dalla UE come sito di interesse comunitario, si trovano anche le “Fonti di Poiano”, la maggiore risorgente carsica dell’Emilia-Romagna. Luogo perfetto per una giornata in totale relax in mezzo alla natura. Le sue acque ad alta salinità sono ideali per curare i disturbi di fegato.
Civago: la piccola Svizzera dell’Appennino
Sempre in comune di Villa Minozzo, merita una tappa Civago una delle sue 18 frazioni. Posizionato nel tratto più alto della valle del torrente Dolo è da sempre noto come “la piccola Svizzera” dell’Appennino per il panorama e la cura del territorio. Una delle sue particolarità è il sentiero inclusivo dei “Canini di Civago” un percorso pienamente fruibile anche da persone ipovedenti (tutte le tabelle illustrative dislocate sul tragitto sono anche in braille) o con disabilità motoria.

La Decauville di Ligonchio in Val D’Ozola
Un altro sentiero, adatto a tutti, che si consiglia, è in Val D’Ozola. Si tratta dello spettacolare percorso panoramico della Decauville di Ligonchio. Un tragitto solo pedonale di due chilometri e mezzo di alto valore storico e ambientale. Ricalca la vecchia ferrovia a scartamento ridotto, da tempo dismessa, che era a servizio della Centrale idroelettrica Enel e dei bacini idroelettrici in direzione Tarlanda – Presa Alta. Il percorso termina al ponte del Rio Rimale: a quel punto si può proseguire in escursione nell’area del crinale appenninico, utilizzando i numerosi Sentieri del Club Alpino.
Gastronomia: un crocevia di cose buone
Quando si parla di Appennino reggiano il pensiero corre veloce all’interessante gastronomia che rievoca sapori e profumi che si conoscono da generazioni. Si spazia dai cappelletti cotti nel brodo di cappone, ai tortelli rigorosamente fatti a mano, fino allo scarpazzone, una torta salata, versione montanara dell’erbazzone reggiano, nella cui ricetta è previsto anche il riso. Un posto di riguardo ai tanti salumi ed al Parmigiano Reggiano utilizzato in moltissime ricette.
Assolutamente tipica è la “Torta in Cantina” un dolce molto calorico a strati (in genere 8 o 9 in base all’altezza della pirofila che la contiene) a base di Pan di Spagna bagnati con il liquore Sassolino e ricoperti di crema al cioccolato. A preparazione ultimata la si mette a riposare alcuni giorni in luogo fresco, un tempo coincidente con la “cantina”, e poi è pronta per essere servita.
Un’eccellenza del territorio è l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop, un capolavoro del gusto italiano che si affina per almeno 12 anni nelle botti di legno nelle soffitte delle acetaie reggiane.

Una di questa è l’Acetaia Razzoli di proprietà di Margherita, Giordana e Giuliano Razzoli. Ogni visita all’acetaia incastonata nei vicoli del borgo di Razzolo, si trasforma in un percorso di conoscenza di questo prodotto di eccellenza raro e di pregio. Al termine non possono mancare gli assaggi delle diverse tipologie di balsamico con vari periodi di invecchiamento, contraddistinti da tre colori: Aragosta, Argento ed Oro rispettivamente con almeno 12, 18 e 25 anni di affinamento in batterie di botticelle, di dimensioni via via decrescenti. Autentiche delizie al palato da abbinare con varie tipicità del territorio: dal gelato al Parmigiano Reggiano.

Bar Polo e Sua Maestà gnocco fritto
Questa è anche la terra “del gnocco” fritto proposto in tutti i ristoranti ed anche in molti bar in abbinamento con prosciutto, coppa e salame ed anche parmigiano reggiano. Non può mancare un buon bicchiere di Lambrusco, rigorosamente reggiano, o di Spergola un bianco autoctono di antiche origini, oggi inserito nella Doc Colli di Scandiano e Canossa. Nel centro di Castelnovo ne’ Monti, in via Micheli si può provare “Sua Maestà gnocco fritto” del Bar Polo con il contorno di salumi e formaggi. Davvero speciale.
Gli assaggi di gnocco fritto con una ampia selezione di salumi e formaggi top possono proseguire anche al Ristoro Le Fonti di Poiano un posto fantastico immerso nel verde con una buona cucina casereccia. Da provare anche i tortelli verdi e di patate.


I profumi montanari della ricca cucina
Nel ristorante della Pieve di San Vitale si possono degustare i piatti della tipica tradizione reggiana e montanara. La cucina del cuoco Ivano Faina attinge a piene mani dal territorio reinterpretandone le tipicità in senso moderno. Pasta, pane e dolci sono tutti fatti in casa. I prodotti utilizzati, di buona qualità, sono per quanto possibile stagionali ed a chilometro zero.

Tra i primi, da provare le tagliatelle caserecce ed i tortelli (verdi, di patate o di zucca, con vari sughi.
Pure ottime le “barzigole”, tenere bistecchine di pecora marinate con sale, rosmarino ed aglio e poi grigliate. Una chicca dello chef è lo strudel di cipolla rossa di Tropea con crema di Taleggio ed aceto balsamico, assolutamente da degustare.
Al Rifugio della Pietra, a due passi dall’Eremo di Bismantova, si consiglia di assaggiare l’erbazzone ed i tortelli, rigorosamente fatti a mano, fiore all’occhiello del ristorante. Ottimi anche i salumi ed il Parmigiano Reggiano Dop della montagna, garanzia di qualità e bontà. Vengono proposti anche pizze a lenta lievitazione e una selezione di torte e dolci fatti in casa tra cui una ottima zuppa inglese per finire in dolcezza il pasto.


Mulino in Pietra: un agriturismo immerso tra boschi e stelle
Il Mulino in Pietra è un integro borgo medievale a Cortogno di Casina (RE), sulle rive del torrente Tassobio storicamente conosciuto come il “borgo delle belle donne” dai lunghi capelli scuri ed occhi azzurri che nei secoli passati pare abbiano vissuto tra queste mura.
Appena si varca il portone d’entrata sembra di essere catapultati indietro nei secoli. C’è ancora il vecchio mulino limpida testimonianza di un tempo antichissimo e intramontabile, con i muri su cui si possono ancora notare gli appunti dei vecchi mugnai e le macine a ruota orizzontale utilizzate in presenza di corsi d’acqua a bassa portata. È rimasta integra anche la vecchia cucina con il focolare annerito e dislocato in quella che rappresenta uno dei pochissimi esempi di cucina seicentesca ancora presenti in Emilia Romagna.
L’intera struttura, oggi trasformata in un agriturismo di charme, è gestita da Valentina Ruozi con il marito Matteo Ribecco. I due giovani proprietari che, dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il mondo, hanno deciso di creare qui un porto di approdo. Per loro stessi e per tutti coloro che vogliono staccarsi dalla routine quotidiana, anche solo per pochi giorni e riconnettersi con le proprie origini, le proprie tradizioni e con il sapore di un tempo andato.

C’è anche un ottimo ristorante, aperto nel fine settimana, che garantisce un’esperienza gastronomica a “tutto tondo”. Si può iniziare con un sontuoso tagliere misto, poi assaggiare gli immancabili tortelli verdi o di zucca di patate e per finire un ottimo dessert da degustare con un delicato passito.
Prima di sedersi a tavola chi vuole, può cimentarsi a tirare la sfoglia con la “cannella”(il tipico mattarello senza manici) e poi preparare tortelli e cappelletti con vari ripieni chiudendo poi la sfoglia a “regola d’arte”.

Parmigiano Reggiano prodotto di montagna
Ultima tappa di questo veloce tour nell’Appennino reggiano è alla Latteria San Giorgio di Casina per conoscere da vicino il re dei formaggi di questo spicchio di Emilia. La “San Giorgio” è una piccola cooperativa con sette soci produttori ed una manciata di dipendenti. Merita prenotare una visita di prima mattina per assistere al rito quotidiano dell’estrazione del formaggio dalle caldaie a forma di campana rovesciata: ogni 1100 litri di latte danno origine a due forme di 50 chili ognuna di Parmigiano Reggiano di montagna.
Eventi d’autunno
Nell’Appennino reggiano anche in autunno è un susseguirsi di eventi. Ad esempio a Castelnovo ne’ Monti dal 23 al 25 settembre è in programma la Fiera di San Michele, giunta alla 551^ edizione. Per tre giorni le strade e le piazze del paese si riempiono di stand anche gastronomici. A Marola, una frazione di Carpineti, l’8, 15 e 22 ottobre si svolge la Festa della Castagna, giunta alla 59^ edizione. Infine il 12 e 19 novembre a Cavola, una frazione di Toano, va in scena la 35^ Festa del Tartufo.

Dove dormire
Si può pernottare al Relais Borgo Vercallo una struttura elegante e raffinata che ha aperto i battenti un anno fa. Si trova su una piccola altura di arenaria tra il Monte Pulce e la profonda valletta del Rio Cerezzola ed è gestita da due giovani: Ambra e Stefano. Il proprietario è Vittorio Rabboni un imprenditore reggiano molto attivo nel campo del turismo lento e del trekking a cavallo lungo le vie degli antichi pellegrini
Taccuino
Indirizzi utili
Appennino Reggiano – sede di Castelnuovo ne’ Monti – Sito web
Ristoro Le Fonti di Poiano – Villa Minozzo – Sito web
Ristorante della Pieve di San Vitale – Carpineti – Sito web
Latteria Sociale San Giorgio – Casina – Sito web
Rifugio della Pietra – Castelnovo ne’ Monti – Sito web
Mulino in Pietra – Casina – Sito web
Relais Borgo Vercallo – Casina – Sito web
Articolo di Tiziano Argazzi|Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com.
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