Livorno dove andare e cosa fare nella città-porto inventata dai Medici

Livorno ancora oggi si sente parte di un’altra Toscana, ha ospitato nei giorni scorsi “MareDiVino” la mostra-mercato di prodotti della regione e vini della costa degli Etruschi e della Maremma. Ecco cosa vedere e cosa fare a Livorno.

Fortezza Vecchia al Porto di Livorno
Fortezza Vecchia al Porto di Livorno (@Andrea-Dani)

Qualche curiosità su questa città portuale

Che cosa dice la storia? Che per popolare velocemente Livorno, Ferdinando I de’ Medici garantì nel 1591 l’esenzione fiscale e la cancellazione di debiti e condanne per chiunque vi si fosse stabilito (con l’eccezione di regicidi e falsari, perché non bisogna esagerare) e la concessione gratuita di alloggi e botteghe.

Con la legge Livornina del 1593 il Serenissimo Gran Duca invitò “Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani” ad avviare commerci nel nuovo porto garantendo libertà di culto, un regime doganale favorevole e la libertà di esercitare qualsiasi mestiere.

Fu la nascita di un centro mercantile cosmopolita, multirazziale e multireligioso dove ogni Nazione era rappresentata dai propri consoli.

Alcune notizie su Livorno

I Fossi di Livorno
I Fossi di Livorno (@Andrea-Dani)

La pianta della città vecchia fu disegnata dal Buontalenti, nella seconda metà del Cinquecento, su commissione dei Medici. Due secoli più tardi, Livorno era già considerata la seconda città della Toscana e oggi il suo porto è il più importante della regione e uno dei maggiori del Tirreno.

Nei pressi del porto Mediceo si trovano la possente Fortezza Vecchia e il monumento dei Quattro Mori voluto alla fine del Cinquecento da Ferdinando I de’ Medici per celebrare sé stesso e i propri trionfi contro i pirati barbareschi.

Qui si trova una imponente statua in marmo del Gran Duca, opera di Giovanni Bandini ai cui piedi stanno, appunto, quattro mori incatenati in bronzo (di Pietro Tacca).

Da questa zona partono i Fossi, i canali navigabili che collegano la Darsena Vecchia alla cinquecentesca Fortezza Nuova realizzata da architetti medicei.

Tra le due fortezze si stende un quartiere tutto da scoprire: la “Piccola Venezia, o Venezia Nuova”, di origine secentesca, così chiamato perché attraversato da canali: le strade e le piazze sono collegate da ponti.

E’ l’unica parte sopravvissuta alla guerra, cui sono seguite ricostruzioni spesso discutibili. Inaugurato nel 2018, il Museo della Città è una moderna struttura polivalente che fa parte del Polo Culturale Bottini dell’Olio.

Incastonato nel suggestivo quartiere della Venezia Nuova, è il luogo ideale nel quale immergersi alla scoperta della storia, dell’arte e della cultura di questa affascinante città portuale che ha dato i natali a Modigliani e a Mascagni.

Cosa vedere a Livorno

La Baracchina Rossa a Livorno
La Baracchina Rossa a Livorno (@Andrea-Dani)

Mercato delle Vettovaglie

Detto anche “Mercato Centrale”, risalente al 1894 è un imponente esempio di architettura in ferro e vetro. L’interno è essenzialmente un ampio salone, coperto da un lucernario e impreziosito da cariatidi e capriate metalliche a motivi floreali. Un luogo ideale anche per una sosta “golosa” a pranzo oppure a cena.

Teatro Carlo Goldoni.

Inaugurato nel 1847, più volte restaurato, è il tempio delle opere di Pietro Mascagni. Sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e alle speculazioni del dopoguerra.

Qui nel 1921 avvenne la scissione del Partito Socialista che portò alla successiva fondazione del Partito Comunista in un altro teatro cittadino ora scomparso, il San Marco.

Terrazza Mascagni

Costruita nel 1925, è una splendida piazza sul mare, punto panoramico di fronte alla Gorgona e uno dei luoghi più romantici della città, soprattutto al tramonto. Balaustra con oltre 4mila colonnine, ha un immenso pavimento a scacchiera, formato da quasi 35mila piastrelle bianche e nere.

Torre del Marzocco

Torre di avvistamento ottagonale, alta 54 metri e rivestita in marmo bianco, risalente al XV secolo. Il “marzocco” era un leone rampante posto su una banderuola sulla cima della struttura, che è andato perduto nel 1737, colpito da un fulmine.

Cattedrale di San Francesco

Realizzata a partire dalla fine del XVI secolo (con completamento nel XVIII secolo), in Piazza Grande (cuore del centro storico), è il Duomo cittadino. E’ stata di fatto ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale a causa dei pesanti danni subiti. All’interno conserva alcuni importanti dipinti del Seicento.

Da visitare, vicino a Livorno, il Santuario di Montenero intitolato alla Madonna patrona della Toscana.

Assolutamente da non perdere un giro in barca nel Porto Mediceo, voluto da Cosimo I de’ Medici, ma realizzato solamente negli anni successivi al suo granducato.

La  collocazione geografica gli conferisce un ruolo strategico: è il principale porto della Toscana ed uno dei più importanti “porti” italiani e dell’intero Mar Mediterraneo, sia per il traffico passeggeri che, soprattutto, per quello merci.

Va ricordata la famosa quanto prestigiosa “Accademia Navale di Livorno”. Aperta a entrambi i sessi, si occupa della formazione tecnica e della preparazione militare degli allievi ufficiali della Marina militare italiana.

I percorsi di selezione e di formazione sono impegnativi ed estremamente selettivi, sono necessarie qualità come motivazione, dedizione e spirito di sacrificio.,

Mitico il caciucco!

Sedici varietà di pesci “poveri” da zuppa, crostacei e molluschi. Cucinati con tempi diversi, in salsa di pomodoro, e adagiati su fette di pane abbrustolito con aglio, ecco cos’è il caciucco.

 E da gustare con vino rigorosamente rosso. Probabilmente nato con gli avanzi dei mercati, il “cacciucco” è il simbolo perfetto di una città ruvida e sanguigna, figlia di un mucchio di disperati arrivati da mezza Europa e da tutto il Mediterraneo per volontà dei Medici.

Come sono i Livornesi

Gente schietta, estroversa, proverbiale per il suo linguaggio fin troppo colorito. Un popolo di “portuali”, che sarebbe però eccessivo identificare completamente con lo stile sboccacciato e irriverente del famoso “Vernacoliere”, uno dei migliori giornali satirici e a fumetti d’Italia.

Mercato delle vettovaglie a Livorno
Mercato delle vettovaglie a Livorno (@Andrea-Dani)

“MareDiVino”: incontri, degustazioni, itinerari di gusto.

La vite in primo luogo e pure il cipresso, i fitti boschi di querce, lecci e castagni che s’incontrano in questa zona della regione. Senza dimenticare l’ulivo, divenuto l’altra presenza importante.

Un modo fatto di valli e poggi che si stemperano in piccole pianure. L’area di Livorno è anche una zona da vedere, assaporare e respirare in un inebriante trionfo di sensi.

Basta percorrere le sue strade per accorgersene e allora dai Presidi Slow Food ai vitigni “dimenticati”, la mostra è stata un’occasione unica per riflettere, degustare e comprare le eccellenze del territorio.  

Un’opportunità di “viaggio” per esplorare la grande ricchezza enogastronomica di questo territorio. La “mostra-mercato” è stata organizzata dalla  FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) Delegazione di Livorno in collaborazione con Slow Food Toscana e la Condotta di Livorno e il sostegnodi  Vetrina Toscana, il progetto della Regione, in collaborazione con Unioncamere, che promuove il turismo enogastronomico.

Assaporare il vino

Nei tre giorni dell’evento, si sono potuti degustare i vini di questa  provincia Toscana, primi tra tutti quelli di Bolgheri e della Val di Cornia, ma anche dell’area limitrofa di Montescudaio e di Riparbella, delle zone del Terratico di Bibbona e delle Isole d’Elba e Capraia, e anche i vini della Maremma.

Gustare il cibo

Nell’area gastronomica erano presenti alla mostra i prodotti degli agricoltori ed allevatori che condividono ed applicano il principio di Slow Food del “buono, pulito e giusto per tutti” e ben 11 presidi Slow Food che hanno presentato prodotti rari e a rischio di estinzione.

Insomma, un vero e proprio viaggio nel gusto, a portata di “morso” con alcuni “storici” cibi di strada come il tortello alla lastra di Corezzo e il Panigaccio di Podenzana.

Le degustazioni dei vini si sono aperte nello straordinario scenario dell’Acquario di Livorno, che ha visto protagonista il Cabernet Franc. Inoltre, nel corso dell’evento (tre giorni), sono stati celebrati i 250 anni del Marsala, che ha ricevuto il riconoscimento dal Gambero Rosso come “Miglior Vino da Meditazione”.

Non poteva mancare la presentazione della  “Guida Slow Wine 2024. Presentazione regionale della nuova edizione della guida chiocciolata”. Tra i presenti: Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia. Interessante la degustazione della Comunità Slow Food del Pugnitello, della provincia di Grosseto un antico vitigno toscano, (chiamato così per la forma del suo grappolo che richiama ad un piccolo pugno), riscoperto e studiato in collaborazione con le Università di Firenze e Pisa, un’occasione rara per assaggiare un vino quasi introvabile.

Vino non solo da bere, ma anche argomento su cui riflettere, anche alla luce dei recenti fenomeni che stanno cambiando la “geografia” del mondo enologico, quanto mai attuale è stata la tavola rotonda: “Che tempo che… farà. I cambiamenti climatici e le nuove sfide in vitivinicoltura” dove è intervenuto il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli e il Professor Claudio D’Onofrio, ordinario cattedra di Viticoltura Università di Pisa.

E per concludere in bellezza la mostra? Non poteva mancare un brindisi per celebrare il territorio, i suoi vini e il mare con il “Cocktail MareDiVino”, con la consegna degli attestati per i migliori “Cocktail”.

La manifestazione ha coinvolto anche l’esterno, grazie a pacchetti turistici che collegavano la mostra mercato alla storia e all’arte della città Labronica come l’itinerario: “I granduchi di Livorno: dai Medici ai Lorena”, la visita alle cantine storiche che nel passato accoglievano merci di ogni sorta, i tour in battello attraverso i fossi medicei della città, anticamente concepiti come elemento di difesa della città oppure la visita al Museo Fattori che ospita capolavori di Giovanni Fattori e de “I Macchiaioli”. Insomma, meglio di così… Quindi? appuntamento al prossimo anno!

Testo di Stefania Bortolotti | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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