Un borgo veneziano di pescatori e ortolani, con un resort di charme in una dimora storica. E poi un fondaco della Serenissima riportato agli antichi splendori. Cosa chiedere di più? Forse un sogno di avventura, che racchiuda realtà e fantasia, e l’uomo che ce lo regalò.
Quando sostava nella città della sua infanzia, la musa seducente e ammaliatrice che l’aveva iniziato al disegno e al fumetto, era qui che si rifugiava. Malamocco; il borgo adagiato tra la laguna e il mare sull’isola del Lido. Uno dei più antichi insediamenti di Venezia, dalle case tradizionali essenziali, qualche palazzo nobiliare e tre piazzette, lontano dal brulichio ininterrotto e soffocante del capoluogo. Con quell’aria da villaggio di campagna, gli orti, le poche osterie, le barche dei pescatori, il silenzio, la nebbia d’inverno, e il luccichio dell’acqua nei canali nelle giornate di sole, per Hugo Pratt era luogo dove le storie potevano prendere forma e anima. Lo studio si trovava in una casa rossa un po’ anonima, ai margini del paese. Nessuna targa, nessuna indicazione, nessun indizio, solo un portone come tanti.
Ma qui dentro le navi salpavano per mete esotiche e avventure mirabolanti, le storie viaggiavano sulle gambe del marinaio Corto Maltese e degli altri indimenticabili personaggi. Nell’attico in cui abitava, come su un ponte di comando la vista spazia da oriente a occidente, e Hugo Pratt poteva ghermire il profilo delle guglie di San Marco e degli scafi lontani in transito nelle bocche di porto, per lui uno dei posti più belli del mondo. Forse perché l’incessante via vai di navi e barche di ogni genere gli ricordava i tanti viaggi della sua vita, i paesi conosciuti, gli episodi vissuti. Dal Québec all’Africa Orientale, da Dire Daua a Buenos Aires, dal Brasile alla Patagonia. Le storie si alimentavano di verità e d’immaginazione. E di Venezia, naturalmente. Della città conosceva ogni angolo, e ne carpiva segni e simboli per disseminarli in tante vicende di Corto, l’antieroe libero e nomade, sempre pronto a partire e a farsi coinvolgere dal destino. Lì ambienta L’angelo alla finestra d’Oriente, ne parla in Sotto la bandiera dell’oro, e ci ritorna in Favola di Venezia, per poi salpare alla volta di Rodi dove ha inizio l’episodio La Casa dorata di Samarcanda.
Ed è proprio ne L’angelo alla finestra d’Oriente che Hugo Pratt rende omaggio a Malamocco, facendo pranzare il marinaio sotto la pergola della Trattoria “da Scarso”, dove lui stesso amava fermarsi. Magari dopo un paio di ombre negli altri due ottimi bàcari del borgo. La trattoria è ancora al suo posto, gestita dal figlio del padrone d’allora, il famoso Gino Scarso, anch’egli immortalato con la moglie nelle strisce che Pratt gli regalò insieme ad altre opere, appese alle pareti. Piatti semplici e genuini, e un baccalà fatto ad arte ci fanno comprendere (e per chi scrive, apprezzare) i gusti del grande disegnatore. Girando per questi locali può capitare di incontrare il pittore e illustratore Raffaele Vianello, assistente e discepolo di Hugo Pratt, che ha continuato a produrre storie a fumetti ricalcando con personalità lo stile inconfondibile del maestro.
Farsi soggiogare da Malamocco è facile. Una micro Venezia piena di storia e mistero, uno dei primi insediamenti della laguna, già citato da Omero. Patria di Dogi, porto fiorente, sede di diocesi, vantava il maggior numero di abitanti del Lido fino 1883. Un piccolo gran tour della laguna può avere qui la miglior base, e il Relais Alberti il fascinoso nido in cui soggiornare. Ricavato in una lussuosa residenza d’epoca, grazie alla sua atmosfera elegante, i suoi tessuti preziosi e all’ arredamento originale fa vivere agli ospiti un’esperienza unica, sospesa nel tempo. I diversi ambienti sono narrazione ed evocazione di storie e luoghi, soprattutto l’Oriente e il Mediterraneo cari alla Serenissima, dove è bello lasciarsi coccolare. La Sala del Caminetto, la Tea Room, l’ Aperitif room sono dedicate a profumi, sapori e sensazioni da scoprire.
Nei mesi più freddi è qui che viene servita una colazione ricchissima e interamente home made, e vengono organizzati cocktail e cene a tema a cura delle “locandiere”, cortesi e intraprendenti padrone di casa (al proposito intrigante la proposta Suite Champagne Capodanno). Nella bella stagione si animano il Giardino degli Agrumi e la Barchessa affrescata, per godersi tepori e colori in pieno relax. Ai primi piani le suites sono arredate con elementi affini ma mai uguali, come i grandi Dogi e le bellissime Dogaresse di cui portano i nomi. Situata nel raccolto Campo della Chiesa, Ca’ Alberti è stata la residenza della nobile famiglia degli Alberti. Fu proprio un esponente del casato, Pietro Cesare, il primo italiano a stabilirsi nelle Americhe, sbarcando nell’attuale New York nel 1635, un’avventura degna di Hugo Pratt.
Scegliere Malamocco per visitare Venezia è un’ottima idea per molti motivi. Un ambiente rilassato e tranquillo ma benissimo collegato con il capoluogo. In meno di 15 minuti di vaporetto dal Lido si è in Piazza San Marco e in centro città. E ci sono delle card che consentono di viaggiare a prezzi vantaggiosi su tutti i mezzi pubblici. Esempio: 20 euro per 24 ore. Un’esperienza da non perdere è una gita all’isola di Pellestrina, per niente turistica, ancora autentica, con porticcioli di pesca e piccole locande, spiaggia libera e tanto verde. Dal Lido si può fare in bus, ma ancor meglio in bici, per raggiungere volendo anche Chioggia sulla terra ferma.
Stare in luoghi così carichi di ispirazioni spinge a cercare quella parte di Venezia che sa recuperare e reinventare i suoi spazi, elevandoli oltre il turismo massificato. Che progetta e realizza momenti alti d’incontro con il meglio della creatività artigiana. Che vive di vita propria e si svela solo a chi vuole accostarsi con rispetto e curiosità.
Il Fondaco dei Tedeschi si trova vicino al ponte di Rialto. E’ un edificio di grande valore storico anche se fino a qualche anno fa dentro c’erano le Poste e Telegrafi. Il nucleo originario, successivamente ampliato, venne eretto tra il 1222 e il 1225, allo scopo di raccogliere e scambiare le merci e accogliere i commercianti d’Oltralpe e farli incontrare con quelli dei Paesi Orientali. Da nord arrivavano oro e metalli, pellicce, cuoio, osso, lanerie, lino e cotone. Dal Levante venivano importati spezie, zucchero, seta grezza e tessuta, broccati, velluti. E in mezzo c’erano i Veneziani, che lucravano su questi commerci creando ricchezza per la Serenissima e i suoi sudditi. Nel 1505 a seguito di un incendio il Fondaco venne completamente distrutto, ma rapidamente ricostruito e ulteriormente ingrandito. Furono create un’unica corte e tre livelli di gallerie, decorando interni e parte esterna con affreschi (oggi non più visibili) commissionati a pittori di fama, tra cui Giorgione e Tiziano.
Con l’arrivo di Napoleone venne chiuso e trasformato in ufficio per le dogane, e nell’800 fu aggiunta la copertura della corte. Grazie all’intervento di restauro e recupero funzionale progettato dall’architetto olandese Rem Koolhaas, dal 2016 il Fondaco dei Tedeschi ospita uno spazio commerciale senza paragoni dedicato a marchi prestigiosi di moda, gioielleria, profumeria, food e gestito da DFS. Un ulteriore piano è stato aggiunto con l’Event Pavilion, destinato a mostre, installazioni, concerti ed altre attività culturali (in questo periodo “Greetings from Venice” di Elisabetta di Maggio) oltre a una magnifica terrazza panoramica. Luogo di multiculturalità e scambio fin dalle origini, il Fondaco dei Tedeschi abbaglia e stupisce con l’imponente architettura cinquecentesca, il richiamo in chiave moderna degli interni all’estetica della città, l’eleganza senza tempo delle linee.
Venezia, splendida e fragile, contenitore di bellezza. Le arti e la cultura sono di casa, e l’artigianato di qualità ancora resiste, nonostante tutto. Ma va cercato, sostenuto e valorizzato. Ecco allora che nel settembre 2018 si è tenuta la prima edizione di Homo Faber presso la Fondazione Giorgio Cini. L’evento è stato organizzato dalla Michelangelo Foundation allo scopo di far conoscere, promuovere e valorizzare i mestieri d’arte in Europa. I primi fondamentali passi di un movimento culturale nato per sostenere e dare risalto a tutti i maestri artigiani che, con le loro mani, realizzano oggetti che rappresentano la vera eccellenza. Sono stati coinvolti 410 Maestri d’Arte e designer con 900 opere d’autore 91 Dimostrazioni dal vivo. Le botteghe di un tempo si rinnovano e possono rifiorire, grazie anche a tanti giovani appassionati, come i 105 studenti provenienti dalle migliori scuole di arti applicate e di design di tutta Europa. Da Venezia un segnale di speranza per il futuro dei mestieri d’arte.
Testo e foto di Teresa Scacchi e Gianfranco Podestà| Riproduzione riservata Latitudeslife.com
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