Varsavia durante la sua storia ha subito tante oppressioni. Grazie al suo carattere forte, testardo e ribelle, è risorta dalle ceneri: oggi è una delle città più belle d’Europa. Testo di Stefania Bortolotti.

Sulle rive della Vistola, la lunga e turbolenta storia di Varsavia – capitale della Polonia solo dalla fine del XVI secolo – si riflette nella sua architettura, che va dalle chiese gotiche e dai palazzi neoclassici, fino ai blocchi di epoca sovietica e ai moderni grattacieli a specchio. Multiforme, variegata, ribelle, indomabile, e perciò tante volte martire e oppressa (da svedesi, zaristi, nazisti, sovietici) dopo che nel 1596 Sigismondo III Vasa vi aveva trasferito la sua corte da Cracovia. Si capisce allora perché la sirenetta simbolo della capitale, scudo e sciabola nelle mani, ricordi più un’amazzone che la sua triste cuginetta di Copenaghen.La distruzione di Varsavia non ha forse uguali nella storia. Rasa al suolo dai nazisti nel 1944, la città è risorta come una fenice dalle sue ceneri. I russi avrebbero potuto salvare i polacchi, ma non lo fecero. Stalin non aveva gradito che la Polonia, troppo restia al comunismo, avesse deciso d’insorgere senza chiedere il permesso a lui. I sovietici liberarono la capitale nel 1945 segnando il panorama urbano con un mastodontico grattacielo, il “Palazzo della Cultura e della Scienza” dove svetta il più grande e il più alto orologio del mondo.

Tra il 1971 e il 1984, uno dei popoli più “spogliati” e martirizzato dagli eventi della storia d’Europa, si autotassò per ricostruire il Castello Reale, un palazzo barocco il cui valore artistico non pareva giustificare tanto sforzo, ma il Castello, più che per i marmi e arredi, ha valore perché nel 1791 vi si proclamò la seconda Costituzione Democratica del mondo. Nel 1981 fu anche completato il restauro della piazza del Rynek, il mercato della Città vecchia. Tornando alla ricostruzione, si tratta di falsi divenuti in fretta più veri del vero: più che per la fedele ricostruzione, per quanto riaffermano un’identità urbana che si voleva cancellare. Varsavia deve molto all’Italia e alla sua arte: per rifare chiese e palazzi, si tenne conto della perfezione descrittiva delle 22 vedute della città dipinte dall’italiano Bernardo Bellotto (paesaggista veneziano alla corte di Dresda) nel ‘700. La bellezza fu ricreata saltando due secoli di sofferenze, per tornare agli anni felici della Grande Polonia. Il lavoro è stato fatto così bene che “le copie” non si differenziano dall’originale e quindi l’UNESCO ha conferito a questa zona la tutela come Patrimonio dell’Umanità. Se fino a trent’anni fa “Stare Miasto” (la Città Vecchia) poteva apparire un centro storico da Disneyland, oggi qui batte una vita vera con negozi, caffè e musei, un piccolo gioiello di facciate colorate, vicoli, lampioni a gas, piazzette nascoste.

Due sono i luoghi fondamentali del centro: Piazza del Mercato con la Sirenetta simbolo della città e Piazza del Castello. Appena fuori il centro, percorrendo l’antica “Strada reale”, si raggiungono due “parchi-palazzo”: Wilanow (la “Versailles polacca”) e Lazienki (76 ettari e una splendida residenza nobiliare circondata da un lago), lascito di re, nobili e ricchi mercanti e dove troneggia una gigantesca statua di Chopin. Ai piedi del monumento si svolgono i “Concerti di Chopin” ogni domenica da metà Maggio alla fine di Settembre.
Curiosando, curiosando in giro per la capitale
Il Ghetto Ebraico Nel quartiere di Muranow, gli edifici sono alti, molto alti. Come se chi vi abita volesse staccarsi il più possibile dal suolo, che fu tanto intriso del sangue di migliaia di ebrei. Non soltanto dal suolo: anche dal sottosuolo, dalle cantine, dai bunker, dalle fogne, dalle fosse comuni, tutti luoghi altrettanto bagnati di sangue innocente. Questo è oggi il quartiere dove un tempo batté il cuore ebraico, dove visse una comunità giudaica seconda per dimensioni solo a quella di New York: circa 400.000 ebrei, un terzo della popolazione prebellica di Varsavia. Con l’olocausto questo mondo fatto di bottegucce dove si vendeva di tutto, di sinagoghe e dove si parlava un misto di tedesco ed ebraico (yiddish) è stato annientato. Oggi è davvero un’altra città, senza più traccia degli edifici, delle strade, dell’identità degli ebrei. I nazisti l’hanno cancellata, i comunisti dimenticata; i polacchi, invece, ricordano sempre quanto avvenne in questo quartiere.
Il Palazzo della Cultura e della Scienza Costruito per volere di Stalin, questo palazzone definito “Il mostro” dai varsaviani, è un “regalo dell’Unione Sovietica al popolo polacco”. Lo si può apprezzare per quello che è: un grattacielo di 42 piani, alto 237 metri, con 3.000 stanze, uffici, musei, piscina e cinema. L’attrazione è la terrazza (trzydziestka) al trentesimo piano da cui si ammira una vista stupenda sui tetti di Varsavia e anche oltre, un panorama splendido specialmente all’ora del tramonto. www.pkin.pl/
Il quartiere Praga Praga (la capitale ceca) non c’entra con il nome di questo quartiere sulla sponda est della Vistola. Il nome ha origine dalla parola polacca “prażyć” (bruciare): per costruirlo, venne bruciata un’intera foresta. Sfuggito ai bombardamenti, ha ricominciato a vivere da quando il regista polacco Roman Polanski l’ha scelto – per il suo aspetto autentico – a rappresentare il ghetto nel film “Il pianista” nel 2002. “Praga”, oltre ad essere in continua crescita, è la meta preferita di artisti, designer, architetti e fotografi. Qui si concentra la vita serale e notturna.
La piazza Rynek Nowego Miasta E’ circondata da diverse chiese e conventi, è il luogo dove nacque Marie Curie (al n. 16) nel 1867 e dove le è dedicato un piccolo museo.

Chopin, il genio romantico Impeto e passione, ma anche equilibrio, rigore e classicità: Chopin è il compositore che ha plasmato l’anima musicale polacca. E nelle sue straordinarie composizioni emerge il rapporto strettissimo con danze e ritmi popolari del Paese. Ecco perché è assolutamente da non perdere un concerto di Chopin tenuto da eccezionali pianisti nell’incantevole quartiere della Città Vecchia. I concerti solisti si svolgono ogni giorno nella vecchia galleria ZPAF e iniziano sempre alle ore 18. www.timeforchopin.eu
Il museo Fryderyk Chopin E’ uno dei più moderni musei biografici d’Europa. Al suo interno si trova l’oggettistica appartenuta all’artista. Oltre ad alcuni suoi piani e spartiti, si possono ascoltare i suoi brani in varie sale e in diverse postazioni, tutte munite di cuffie e touch screen, con annesse descrizioni. All’inizio della visita viene data una carta elettronica (poi da restituire) da appoggiare nei punti di interesse per sentire autonomamente spiegazioni e brani. www.chopin.museum.pl

Panchine musicali Sono la sorpresa che non ti aspetti le panchine musicali di Varsavia. Installate nel 2010, in occasione del 200° anniversario della nascita del compositore, un sistema elettronico permette di ascoltare brani di Chopin premendo un semplice bottone. www.chopin.warsawtour.pl In Polonia, Chopin è un eroe nazionale. A lui sono state dedicate banconote, l’aeroporto di Varsavia, monumenti e svariati premi. Morì a Parigi di tubercolosi a soli 39 anni, dove è sepolto, ma l’urna d’argento con il suo cuore, per desiderio della famiglia, si trova a Varsavia nella chiesa di Santa Croce.
Polin, il Museo della storia degli ebrei polacchi Ubicato nella zona ove sorgeva il ghetto nel periodo dell’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, il museo presenta un’esposizione multimediale sulla comunità ebraica fiorita in Polonia da mille anni fino all’Olocausto della seconda guerra mondiale. La storia degli ebrei polacchi è parte integrante della storia della Polonia e la storia della Polonia non è completa senza la storia degli ebrei polacchi: la cultura polacca senza gli ebrei, sarebbe più provinciale e molto meno originale. www.polin.pl
Il Palazzo di Wilanów Insieme al parco e alle altre costruzioni che lo circondano, è uno dei più preziosi monumenti della cultura nazionale polacca. Meravigliosa residenza reale barocca, è sopravvissuta alle spartizioni della Polonia e alle guerre preservando le sue autentiche qualità storiche. www.wilanow-palac.pl
Un museo per la vodka polacca Quale luogo migliore, come un’ex fabbrica di vodka, per un museo di questo distillato ottenuto dalla fermentazione e successiva distillazione di vari cereali o di patate? In uno storico impianto del XIX secolo, il museo ha cinque mostre tematiche e una sala di proiezione. Una visita che percorre diversi secoli della storia della bevanda polacca. C’è anche un “Vodka Academy Bar” dove concludere il tour con una degustazione guidata ad alto tasso alcolico (ma con moderazione). www.muzeumpolskiejwodki.pl
Dove dormire Quasi di fronte alla stazione Centrale di Varsavia ci sono alcuni grandi alberghi, tra cui il Metropol Hotel. Non c’è straniero con valigetta piena di carte che non vi abbia dormito almeno una notte. Di charme, in posizione strategica, elegante e spazioso, si trova nel cuore della città. Moderno, di lusso e gestito con professionalità, ha consolidato nel tempo la sua tradizione di ospitalità coniugando un’atmosfera vitale ad un livello di servizi sempre più alto, proponendo camere confortevoli ideali per chi ama la comodità. Le attrezzature sono di ottimo livello, il servizio molto attento e l’atmosfera è piacevole e accogliente. Gli ospiti fin dal mattino sono letteralmente coccolati da una ricchissima e golosa prima colazione dove c´è solo l´imbarazzo della scelta, sia per il dolce che per il salato e durante la giornata da sfiziosi cocktail. Proprio un’ospitalità “tailor made” per tutte le esigenze: dalla colazione al brunch, dall’aperitivo, all’after dinner www.hotelmetropol.com.pl
Curiosità in tavola Immancabile sulle tavole polacche il “barszcz”, la famosa minestra di barbabietole rosse che può essere fatta con la carne, oppure in versione magra, con carote, porri, cipolla e prezzemolo, i “pierogi” (ravioli ripieni di formaggi, carne o altro), oppure la “chlodnik” (minestra fredda di latte cagliato). Molto diffusi cavoli e patate, queste ultime (davvero ottime) servite spesso bollite in sostituzione del pane. E poi grano saraceno nelle zuppe e insalate fresche. Ma i polacchi sono anche carnivori e diversi sono i sostanziosi piatti che comprendono spezzatini di manzo cotti come nel caso dei “bigos”, insieme a crauti, funghi, prugne secche e vino rosso. Sulla tavola non mancano cacciagione e pesce d’acqua dolce. Altra particolarità è la spiccata predilezione per il gusto agrodolce, come quello della panna acida, e per quello speziato, tipico di molti dolci. Il tutto, ovviamente, accompagnato dall’ottima birra polacca che qui scorre a fiumi, per finire con l’immancabile vodka. La cucina polacca può essere definita una cucina slava affine a quella russa, ma variegata da influssi tedeschi, francesi, magiari, balcanici e anche italiani. L’equilibro tra Est e Ovest, almeno nelle pentole, parrebbe essersi realizzato…
Dove mangiare
Ćma by Mateusz Gessler – www.mateuszgessler.com.pl
Warszawski Sznyt – warszawskisznyt.pl
WuWu- Bistrò – wuwu.bar.pl
Kamanda Lwowska – www.kamandalwowska.pl
Specjały Regionalne – www.specjalyregionalne.pl/
Soul Kitchen – www.soulkitchen.pl
Come arrivare La durata del volo diretto da Milano a Varsavia è di poco meno di due ore. Da Roma di due ore e mezza. In auto da Milano si impiegano circa 20 ore.
Info: www.polonia.travel/it https://warsawtour.pl/en/
Testo di Stefania Bortolotti | Riproduzione riservata Latitudeslife.com
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