Il medioevo magico di Monteriggioni

di Alessandro Barile

Da un ventennio abbondante la Toscana è andata incontro ad una trasformazione simbolica decisiva. Da territorio caratteristico è divenuta metafora dell’immagine idealizzata dell’Italia. Complice un certo turismo di massa, olandese e inglese in particolare, che ha eletto la regione ad emblema di italianità, questa è andata sempre più assumendo il ruolo di “sineddoche” del nostro paese. Una regione che ha la forza di descrivere una comunità nazionale e il suo territorio. Forzata o meno dai flussi e dagli umori della middle class nordeuropea, questa visione dobbiamo ammettere si fonda su presupposti decisamente tangibili. Poche altre parti d’Italia hanno avuto la capacità di nobilitare il proprio territorio come la Toscana. Pochissimi altri luoghi, soprattutto, hanno avuto la sapienza di attirare il turismo di massa mantenendo inalterate le proprie caratteristiche geografiche e antropomorfiche. Se la maggior parte dei centri urbani italiani ed europei sono andati incontro ad una standardizzazione omologante ad uso e consumo del turista, questa regione riesce ancora a difendere una propria sincerità di fondo come pochi altri posti. Se dunque la Toscana può essere presa a modello di una certa immagine dell’Italia, Monteriggioni si erge a simbolo insuperato di questa “toscanità”. Siamo qui nel cuore più tipico dell’Italia medievale, simbolo estremo di un territorio simbolico per eccellenza.

Monteriggioni

Monteriggioni è un borgo medievale in una terra disseminata di borghi, castelli, mura, strade e città medievali. Nonostante ciò, riesce ancora a stupire e a conservare la propria alterità, ad essere diverso in un territorio uniforme nella sua bellezza. La sensazione di un ritorno al passato, la percezione di immutabilità del tempo, qui assume la caratteristica peculiare. Se i segni della modernità macchiano la condizione incontaminata degli altri centri antichi della regione e del resto del paese, solo a Monteriggioni l’impressione del salto nel medioevo è così netta e avvolgente. Monteriggioni è un lembo di medioevo situato nella modernità. Per la sua connessione con un territorio apparentemente intatto, in realtà sapientemente preservato; per la sua assenza di automobili nel borgo; per il lavoro di restauro capace di conservare gli elementi storici senza rovinarli attraverso l’invasività dei materiali moderni; infine, e in questi ultimi anni soprattutto, per la riscoperta della via Francigena come percorso storico-naturale attraversato da una forma di pellegrinaggio non molto dissimile da quelle antiche.

Proprio la riscoperta dell’antica via Francigena in questi anni ha dato nuova vita e nuovo senso al borgo, oggi centro di accoglienza dei pellegrini e tappa necessaria del percorso da Canterbury a Roma. Una forma di turismo alternativa in grado di cogliere le bellezze di un territorio che già impressionava gli stessi viaggiatori del XIII secolo, come testimoniato da diversi fonti, prima fra tutte quella di Dante Alighieri nel suo celebre passo della Divina Commedia, “Monteriggion di torri si corona”. L’apice di questo revival medievale si raggiunge durante il festival del medioevo che da venticinque anni si organizza a luglio all’interno del borgo. Un appuntamento immancabile per gli appassionati del genere. La ricostruzione storica non solo prevede cortei, spettacoli, concerti e riproposizioni perfettamente conformi all’ambientazione e alla cultura medievale, ma all’interno di mangia, si beve e si paga secondo le antiche tradizioni cittadine. Per gli amanti del viaggio culturale e in simbiosi con l’ambiente territoriale circostante, Monteriggioni merita davvero una tappa. Magari in cammino, tra la Piazza del Campo senese e la piazza centrale del borgo (20 chilometri, circa sei ore di cammino). Il modo migliore, per avvicinarsi alla meraviglia dei viandanti medievali che, superata l’ultima collina, vedevano ergersi questa corona di torri che ancora oggi meraviglia il turista e da lustro a una regione unica nel suo genere.

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