Bucarest non è come la si potrebbe immaginare.
Bucarest è molto di più.
Bucarest sorprende, stupisce, incanta.
Ma facciamo un passo indietro, per farne molti in avanti.
Raggiungere la Romania non è affatto complicato o dispendioso: arrivare all’aeroporto internazionale della capitale, quello di Otopeni, è semplice così come lo è andare in centro.
Una fila ordinata di taxi attende, all’uscita dell’aeroporto, i viaggiatori e con una spesa irrisoria di 8 euro si è già nella vera Bucarest.
Come spesso accade, il primo step per conoscere davvero la città è abbondonare i mezzi pubblici ed i taxi per immergersi in un’autentica passeggiata in grado di cogliere le mille sfumature di una città sorprendente.
Bucarest è un richiamo all’architettura bohémien, a quello stile rigido e sovietico e a quella voglia di stare al passo con i tempi che la rendono unica ed inimitabile. Poche città sanno esprimere in questo modo un fascino così attraente.
Per scoprila al meglio, dopo una notte passata in un famoso ostello del centro, il mio tour a piedi parte dal ‘Coolinart’, piccolo localino dove mi ricarico con una colazione super: il waffle alle bolle non è di certo una specialità tipica della capitale, ma è un modo insolito di stupire.
Da qui, ci si dirige nella frontale Calea Victorei, il lungo stradone che conduce nel centro storico. Sulla destra, uno dei posti che conquistano cuore: un’insegna luminosa segnala il BEER CRAFT, la fabbrica delle birre artigianali, il posto ideale per una chiacchiera con gli amici tra luppoli e noccioline.
Sulla strada non è difficile cedere al richiamo dello shopping: da Gucci ad Emporio Armani fino al negozietto artigianale, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Tra una vetrina e l’altra, sulla sinistra si può ammirare, in tutta la sua maestosità, l’Ateneul Român, una straordinaria sala da concerto che attira numerose donne di classe e signori dall’abito formale. Punto di riferimento per la città, è anche la sede della Filarmonica ‘George Enescu’ e dell’omonimo festival internazionale di musica.
Ancora, lasciando l’edificio circolare sulla sinistra, si è travolti dalla storia nella celebre Piata Revolutiei: è proprio qui che Nicolae Ceausescu tenne il suo ultimo discorso, il 21 dicembre 1989, affacciato al balcone della sede del Comitato del Partito Comunista.
Una parentesi importante che ha lasciato segni tangibili nella città: non a caso, Bucarest è definita ‘la piccola Parigi’, impronta evidente di una palese forzatura dell’aspetto, di un bell’apparire nonostante le difficoltà del tempo. Sono ancora chiare le cicatrici di una città che da poco ha smesso di soffrire.
Proprio qui sorge il Memoriale della Rinascita che con i suoi 25 metri domina la piazza, in contrapposizione all’ex Palazzo Reale, sede attuale del Museo Nazionale d’Arte e alla Chiesa di Kretzulescu, una graziosa chiesa di mattoncini rossi, antica nell’aspetto, in perfetto stile Brâncoveanu.
Il tour a cielo aperto continua a sud con il naso all’insù e con gli occhi pronti a cogliere ogni dettaglio: così, due vicoli sulla sinistra catturano l’attenzione. Un cortile pieno di ombrelli colorati richiama la più pigra curiosità: come nelle migliori strategie di marketing, un garden bar attira numerosi curiosi che, grazie ad essi, si addentrano nei limitrofi locali. Ma se questo stuzzica la fantasia a stupire del tutto è la Galleria Pasajul Macca-Vilacrosse: letteralmente, un’altra dimensione. Se si chiudono gli occhi, non si riesce più a capire dove si è. Un po’ Vienna, un po’ Parigi, un po’ Praga: Bucarest con la sua galleria piena zeppa di locali confonde e conquista.
Da qui, ci si dirige nel centro storico, ben definito da grandi cartelloni informativi: obbligatorio ora, il pranzo al Caru’ Cu Bere, il locale/locanda/birreria più antico della città: entrandovi, musica e personale riportano, ancora una volta, in un’altra dimensione. Dai piatti tipici di carne alla pavlova: si mangia tanto e si spende poco.
Uno stop di due ore è obbligatorio in questo punto saldo della città: da lì, perdersi nel centro storico è semplice e divertente. Chiesette ortodosse, locali insoliti (non bisogna sorprendersi alla vista di ‘Life is a Bordello’), librerie meravigliose: a tal proposito, mi lascio facilmente incantare dall’armonia della ‘Carturesti Carusel’, una libreria nel quartiere Lipscani, ben quattro piani di meraviglia.
Perdersi nel centro storico è un must e un diritto di tutti: ci sono troppe bellezze e contraddizioni che non si possono raccontare. Cosa potrei dire della riproduzione della famosa lupa capitolina o del chiostro con le pietre tombali del Monastero di Stavropoleos?
Se il centro storico non è bastato per farmi innamorare di Bucarest, la vista del suo Parlamento, probabilmente non esteticamente attraente, è stata in grado di far ingranare sentimenti sulla meta. La seconda sede ‘politica’ più grande al mondo – dopo il Pentagono – è in Romania, a Bucarest, con oltre mille stanze.
Tutto questo pensare, scrutare, curiosare mette di nuovo appetito: si conclude così la giornata a piedi a Bucarest, nel famoso locale ‘La Mama’ a gustare mamaliguta e salsiccia della Transilvania e a bere una birra all’ “Aubergine’, un bistrot radical-chic tappezzato di vecchie porte.
Stomaco pieno, piedi gonfi e cuore leggero: Bucarest, una straordinaria scoperta.
Testo e foto di Eleonora Tricarico | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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