In questo tempo sospeso, il traffico nella mia città è ancora notevolmente ridotto soprattutto nei weekend, quindi ho guidato più volentieri, vagando a zonzo, nelle strade di Torino. Qualche giorno fa, in una domenica calda e quieta, ho visitato il Villaggio Leumann, che si trova alle porte del capoluogo piemontese, nel comune di Collegno.

Il Villaggio Leumann e il Cotonificio furono costruiti tra il 1876 e il 1912. Ancora oggi vengono identificati come fiori all’occhiello dell’Archeologia Industriale italiana e come una delle poche pianificazioni filantropiche volute da imprenditori illuminati a favore della classe operaia. L’ideatore, l’industriale svizzero Napoleone Leumann, edificò infatti questo quartiere per dare servizi, abitazioni e posti di lavoro agli operai e gli impiegati che provenivano dai comuni limitrofi a Torino e dalla precedente sede della tessitura di Voghera.
Un luogo vivo
La maggior parte delle villette che compongono il Villaggio sono vive: ci sono piante di more che abbracciano i cancelli in legno, panni stesi al vento, un cane abbaia quando passo, un gatto mi accompagna in questa domenica d’inizio estate. Dalle finestre aperte, arrivano le chiacchiere di chi abita in questo scrigno del tempo. Una famiglia mangia il gelato seduta su un dondolo. Oggi le villette sono principalmente case popolari assegnate in base ad una graduatoria, ma alcuni ex dipendenti del Cotonificio vivono ancora in questa borgata.
Di fronte ad alcuni edifici, una targa ne spiega la storia. Le case sono a due piani e alcune hanno le finestre in stile Liber; possono godere tutte di un giardino privato. All’epoca della costruzione erano dotate di servizi igienici, di lavatoi e cantine ed erano affittate per un canone modesto a operai, dirigenti e impiegati. Le decorazioni e i tagli dei tetti ricordano quelli degli chalet svizzeri, ovvio richiamo all’origine dell’ideatore del quartiere.
La veste originaria
All’epoca del Cotonificio (che ha chiuso parzialmente nel 1972 e definitivamente nel 2007), la vita dei lavoratori era facilitata da una serie di possibilità assistenziali gratuite: la mutua per le malattie, nonchè una cassa pensione ed una per il matrimonio. Leumann garantiva anche l’istruzione, prevedendo che nella scuola del Villaggio fosse insegnata la lingua italiana accanto alle attività artigianali. Di fronte alla Cotonificio era presente inoltre un asilo, un servizio a dir poco rivoluzionario per l’epoca, che diventò poi un modello anche per la Fiat.


Il Convitto delle Giovani Operaie
Nel comprensorio ovest, mi fermo di fronte al Convitto delle Giovani Operaie che oggi ospita la Biblioteca Civica, chiusa a causa dell’emergenza sanitaria. L’edificio accoglieva ragazze tra i 13 e i 20 anni che, per lavoro, vivevano lontano dalle famiglie. In fabbrica, infatti, in quegli anni le maestranze sono quasi prevalentemente femminili; ad esempio le donne che arrivavano dalla vicina Val di Susa rientravano a casa soltanto la domenica; le addirittura le operaie che giungevano al Villaggio Leumann da comuni più lontani tornavano dai parenti soltanto nei mesi estivi.
Il Convitto ospitava fino a 250 persone e le operaie avevano qui a disposizione un letto, la biancheria e tre pasti al giorno. Il Convitto diventò negli anni anche la sede della Scuola della Buona Massaia, istituita da Amalia, la moglie di Napoleone Leumann; le ragazze e le madri di famiglia erano qui istruite alla gestione della casa e, nei giorni festivi, ricevevano anche nozioni di economia domestica, igiene e contabilità.
I Bagni Pubblici
All’interno del programma di Leumann, che vede nel Villaggio un microcosmo sociale autosufficiente, erano presenti anche i Bagni Pubblici. L’edificio, che oggi ospita il Centro Anziani, rispecchiava la cultura igienista della seconda metà dell’Ottocento, secondo cui esisteva una connessione tra la decadenza fisica e morale. A Torino, come in altre città europee, furono quindi costruiti impianti per la pulizia personale, che offrivano l’innovazione della doccia, più economica e pratica della vasca; nel Villaggio ne usufruivano sia gli operai che le loro famiglie, mediante il pagamento di una quota minima.


I luoghi di incontro
Nel 1907 venne costruita la Chiesa di Santa Elisabetta, ancora oggi in funzione, cattolica, nonostante la fede calvinista dell’imprenditore. Nel 1909, venne costruito anche un piccolo Teatro; gli spettacoli erano presentati sulla base di intenti educativi: lo stesso Napoleone Leumann li selezionava per controllare la moralità dei lavoratori. L’edificio includeva anche un cinematografo ed una palestra, lo Sport Club.
Secondo le fonti dell’epoca, i locali sono frequentati da tutti i giovani della borgata che qui praticano la scherma, l’atletica, la ginnastica, ma soprattutto il ciclismo, disciplina in cui gli iscritti alla società sportiva Leumann si distinguono a livello provinciale; negli anni Venti l’edificio fu trasformato in abitazione. Proprio qui, durante la mia visita, incontro una famiglia che chiacchiera all’ombra, a pochi metri dalla targa che racconta la storia di questo stabile.


L’uscita
Saluto il Villaggio uscendo dal cancello che mi riporta su Corso Francia. Vedo l’entrata al Cotonificio. Ci sono due piccole torrette angolari decorate in legno: non possono non ricordarmi di nuovo gli chalet elvetici dei tetti a punta. Dall’altra parte, l’ultimo edificio che vedo prima di risalire in macchina è la Stazionetta, che fino al 2012 offriva un servizio di informazioni turistiche e culturali. Oggi la scritta Leumann che campeggia sulla sua tettoia è un po’ scolorita, ma non mi ferma dall’ultimo sogno ad occhi aperti in questo quartiere della mia città, in cui all’importanza di un lavoro veniva affiancata la necessità della bellezza.
Info utili
Indirizzo: Villaggio Leumann – Corso Francia 345, Collegno (Torino)
Visite ed informazioni: l’Associazione Amici della Scuola Leumann organizza visite guidate che mantengono viva la storia di questa borgata. Per informazioni precise, data l’emergenza sanitaria ancora in essere, vi consigliamo di contattare direttamente l’Associazione.
Testo di Vanessa Marenco |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
I nostri blogger in viaggio
Vanessa Marenco
Zaino in spalla, la Vanessa viaggiatrice gira il mondo come una trottola. Con la sua Nikon e il suo taccuino ci manda racconti ed immagini uniche. Leggi i suoi racconti di viaggio.
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.