Provenza | Avignone: terra di vigneti, formaggi e zafferano


Una città giovane ma di cultura, in buona parte pedonale, con una grande strada che la divide al centro. La Piazza dell’Orologio è veramente il luogo d’incontro per tutti, giovani, vecchi, bambini, cantastorie, giocolieri. Una giostra originale d’epoca illuminata, chioschi di bibite, ristoranti, brasserie e bistrot. Un continuo viavai di gente si ferma per guardare gli artisti di strada che attirano l’attenzione con enormi bolle di sapone multicolori. Si librano nell’aria, inseguite da bimbi gioiosi, fintantoché non scoppiano e magicamente svaniscono. Avignone è così.

La fortezza castello, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, venne scelta da Papa Giovanni XXII nel 1316, come città papale. Oggi, con le sue mura difensive ancora intatte, è la gioia di coloro che amano camminare. Dominando la collina, il Palazzo si affaccia sui tetti della città vecchia fuori le mura e sul Rodano che la lambisce, mostrando un panorama mozzafiato sui dintorni, dove lo sguardo porta a Chateau Neuf du Pape, la cittadina nata come residenza dei cardinali quando era un’appendice di Avignone. Tra i monumenti più significativi il Ponte Saint-Benezet, conosciuto anche dai bambini per una famosa filastrocca, fu per secoli danneggiato dalle acque irruenti del fiume, ma alla fine si decise di lasciarlo così mutilato, a causa dei costi e i rischi eccessivi, diventando l’emblema della città.

La Vaucluse, che va dal cuore della città di Avignone ai dintorni come Carpentras, Modène, Villes sur Auzon, Mazan, Venasque e Saint Didier, è un concentrato di diverse realtà che si esaltano insieme. Sconfinate pianure coltivate a frutta o vigna e colline boscose si susseguono fin sotto il Monte Ventoso e con i colori dell’autunno appaiono nel loro più grande splendore. Gabriel ci guida con le biciclette messe a disposizione dalla Cave Terra Ventoux, un’azienda vinicola che produce vini prestigiosi, rossi corposi e vellutati, o bianchi dalla finezza estrema. I clienti-turisti come noi, possono andare lungo i piccoli sentieri profumati che segmentano i vitigni per ammirarli da vicino. Gira a destra gira a sinistra, ecco il piccolo borgo di Flassan, dalle abitazioni color ocra, ricoperte di viti rosso scarlatto e qui ci fermiamo per fare un pic-nic: c’è la piazzetta con la fontana che sussurra davanti al Comune, la Mairie e quattro case intorno. Un vecchio dallo sguardo pulito e senza tempo è seduto a una panchina sereno, godendosi il sole autunnale. Ci sorride con simpatia mentre scattiamo alcune foto, intanto Gabriel magicamente tira fuori da un sacchetto dei calici e una bottiglia di bianco della casa, con buon pane fresco, salse appetitose, formaggi duri e da spalmare: in un battibaleno la tavola è apparecchiata sul bordo della fontana, allora diciamo al vecchio di unirsi a noi per lo spuntino e acconsente. Sembra di essere dentro un dipinto di Renoir!

Si riparte lungo questo itinerario ciclo-turistico, dove ci aspettano querce solitarie, ulivi perenni, altipiani striati da pianure coltivate a vigna. Ed ecco una scoperta improvvisa: un’opera d’arte della natura che ci lascia senza fiato. Siamo nella Valle di Picarel, sconosciuta alle guide ufficiali. Tanto tempo fa, in questo luogo passava un torrente ed ora è rimasto solo il suo letto color rosso ruggine. A fatica lasciamo Gabriel, con la speranza di tornare: ci aspetta per cena al Castello-Albergo di Mazan, Frédéric Lhermie suo attuale proprietario. Lungo il percorso vicino Carpentras, non possiamo fare a meno di fermarci a Perner les Fontaines. Una cittadina medievale con torri, porte e antiche mura, caratterizzata da quaranta diverse fontane che la rallegrano tutta. Proprio qui intorno la famiglia Comes è tornata a produrre lo zafferano, il SafranSoleil de Pernier, raffinato e prezioso ingrediente, per molto tempo caduto nell’oblio per la difficoltà a coltivarlo, ora, diventato nella zona, meta di turismo speciale per gli appassionati del gusto. Il prezzo di questo oro rosso è altissimo, va da i 20 ai 40 mila euro per chilogrammo e sono necessari 150 mila fiori, ma poiché un pizzico di questa polvere è sufficiente a valorizzare i sapori è sicuramente alla portata di tutti.

Arrivati a Mazan, un edificio maestoso ci accoglie regalmente. È uno dei tanti castelli nel cuore della Provenza con una particolarità, è appartenuto al Marchese de Sade. Restaurato 10 anni fa ha conservato lo stile classico dell’epoca, ma con un tocco di stravaganza nell’arredo. Le stanze dal tipico stile provenzale sono confortevoli e trasmettono allegria. La cena si svolge in un ambiente raffinato, ma molto informale, a base di prodotti stagionali del territorio preparati da Madame Celerin, come legumi dimenticati, piccione con marmellata, noce di San Jacques al latte di cocco e tartufo nero, pernici ai mirtilli con patate arrosto e l’immancabile buon vino di Provenza. La serata si conclude degnamente con una buona dormita a Villa Noria, nell’antico borgo di Modéne, a circa una ventina di chilometri, dove siamo ospiti per due giorni. Una maison provenzale, definita Camera dell’Oste, ma di grande charme. Cornice perfetta per concludere la vacanza, camere romantiche e di gran gusto, con Philippe e Sophie che accolgono i loro ospiti con estrema naturalezza e cordialità. Nulla è lasciato al caso, tutto è curato nei particolari…a cominciare dalla cucina. All’interno accludiamo una delle ricette di Philippe, ex chef di Relais & Chateaux.

Gnocchi allo zafferano dello chef Philippe

Ingredienti

Per gli gnocchi: 400g patate, 1 tuorlo d’uovo, 100g di farina (oppure già pronti e aggiungere lo zafferano nel condimento direttamente).

Per il condimento: 12 carciofi – 4 carote medie -2 cipolle – olio d’oliva – aceto di vino – sale e pepe.

Pulire i carciofi, tagliarli a 4 o 6 spicchi a seconda della dimensione. Rosolare in olio d’oliva, quindi aggiungere le carote affettate e cipolle tritate, sfumare con l’aceto e salare. Cuocere le patate in acqua salata, sbucciarle e passarle al setaccio, aggiungere lo zafferano. Formare gli gnocchi e bollire in acqua salata, toglierli col mestolo quando vengono a galla. Una volta freddi riporli in frigorifero, poi friggerli in olio di semi e disporli sul letto del condimento dei carciofi.

Testo e foto di Simonetta Bonamoneta

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