Kirghizistan, un nome pieno di consonanti, una collocazione nel cuore dell’Asia che ben pochi sanno indicare con sicurezza, un territorio che è una ragnatela di 30 mila fiumi e 2000 laghi incorniciato dalla catena del Tien Shan e dall’altopiano del Pamir che lo separano dalla Cina e dal Kazakistan. Poverissimo nonostante abbia un sottosuolo ricco e ancora molto legato da rapporti amichevoli con la Russia, di cui mantiene tutti i monumenti, mastodontici e cubici. Un viaggio in Kirghizistan (questo il suo nome in italiano) non è per tutti e non è soprattutto per chi ama i resort, i pomeriggi di shopping, la comodità di avere sempre campo sul cellulare. Inoltre, si può noleggiare un’auto, ma solo con autista incorporato.Tolto questo, il Paese è affascinante con le sue yurte, le sue gole, i suoi paesaggi alpini, le pianure dove i cavalli pascolano liberi come ai tempi di Gengis Khan, e un popolo gentile, suddiviso in 120 etnie, che parla principalmente il russo e che divide con l’ospite il plot, un piatto di riso e agnello o il beshbarmak, tagliatelle e carne che si mangiano con le mani per cui il piatto è chiamato “5 dita”.
La città più importante è Bishkek dove,fra il verde dei viali e dei parchi, si respira ancora l’atmosfera post sovietica con palazzi enormi, imponenti, grigi e la statua di Lenin in bella mostra sul retro della piazza centrale. I giovani sono vestiti all’occidentale e nessuno porta il velo nonostante il Paese sia musulmano. Qualche grande magazzino e dei negozietti piccoli e polverosi con un delizioso pane chiamato lipioska fatto a ciambella. La piazza principale Ala-Too, è alleggerita dalle fontane che ogni sera danno vita a uno spettacolo di acqua, suoni e luci. Il Museo Storico di Stato una sezione archeologica e una sull’artigianato locale. Ad ovest della piazza si incontra la Casa Bianca, sede del Governo e del Parlamento locale. Poco lontano, il Parco Panfilov con le giostre per bambini, il Dubovy celebre per le sue secolari querce, e il Parco Erkindik, rendono Biskhek la città più verde di tutta l’Asia Centrale. Tra gli alti punti interessanti, ci sono il Museo di arti applicate, la casa museo di Frunze, l’eroe della rivoluzione d’ottobre, la Chiesa ortodossa dai campanili blu. Nella zona sud di Biskhek, il Villaggio Manas è un insieme di monumenti di cemento che rappresentano i simboli tradizionali della cultura kirghisa, costruito nel 1995 per il millenario del poema epico sull’eroe nazionale Manas.
Da Biskhek in 4 ore di bus si arriva all’Issyk-Kol, chiamato “la perla dell’Asia centrale”, il secondo lago alpino più grande al mondo, celebre per non ghiacciare nemmeno in inverno nonostante sia a 1608 metri d’altezza. Nelle vicinanze si trova Barskoon con un villaggio dove si visita una fabbrica di yurte, la casa tipica di un popolo nomade come i kirghisi. Ma ancor più interessante in riva al lago, a Cholpon Ata, il Rukh Ordo, un complesso culturale e spirituale unico di cultura e tolleranza con statue dello scrittore kirghiso, Cyngyz Ajmatov e le chiese di cinque confessioni religiose.
Da non perdere assolutamente il parco dei petroglifi con centinaia di pietre alte non più di 80 cm e piene di incisioni rupestri, soprattutto cavalli e cervi. Risalgono al V° secolo a.C. e, si dice, furono fatti dagli sciamani. All’inizio della valle dello Shamshin, ad un ottantina di chilometri da Biskhek, si può ammirare l’accurato restauro della Torre di Burana, risalente all’XI secolo che appare come un minareto tronco alto 24 metri. Sulla Torre di Burana una leggenda racconta che una strega avvisò il re che sua figlia neonata sarebbe morta a diciott’anni. Allora il re costruì un’alta torre dove la ragazza venne confinata senza vedere nessuno fatta eccezione per la serva che le portava da mangiare. La bambina crebbe da sola ma un giorno un ragno velenoso che si annidava nel cibo, la morse e morì nella torre, all’età di diciott’anni. Attorno si estende il museo all’aperto dei Balbal, stele funerarie in pietra simili a totem, che raffigurano i capi clan, tipici dei popoli di lingua altaica.
Il Song-Kol, un lago a tremila metri sul livello del mare, è la più grande attrazione del Paese. E’ a tre ore di bus da Kochkor ma il bello è raggiungerlo a cavallo. Nel viaggio si incontrano i pastori nomadi che vivono nelle yurte. Bevono latte di giumenta fermentato e cenano con riso, carne e verdure; come servizi igienici usano buche scavate nella terra, l’acqua è quella dei fiumi. ll Song-Kol è in mezzo alle montagne del Tien Shan, in una pianura punteggiata da yurte, fiori e pascoli. Lo rendono unico il sole, i tramonti, le stelle e il grande silenzio rotto solo dai nitriti dei cavalli che galoppano liberi.
Testo e foto di Graziella Leporati | Riproduzione riservata Latitudeslife.com