Oaxaca è la capitale dell’omonimo stato messicano e si trova a circa 500 chilometri da Città del Messico ed è una delle più affascinanti città coloniali del Messico.
A poco più di quattro ore di pullman da Puebla, Oaxaca (si pronuncia “uahàka”), è una di quelle città che ha il giusto “mix” di cultura, arte, storia, artigianato, folklore, mercatini, negozietti e cibo tipico. Fondata nel 1529 dagli spagnoli sui resti dell’azteca Huxyaca, gli abitanti discendono da tribù zapoteche e mixteche e sono conosciuti per le loro feste, una di queste si svolge nel periodo natalizio.
Si tratta di una festa nella quale i protagonisti sono i… ravanelli. Una manifestazione che ha luogo fin dalla fine del XIX secolo. Sembra che la tradizione risalga a una curiosa abitudine dei venditori dei mercati, che per attirare la gente scolpivano delle figure utilizzando ravanelli e cavolfiori. Le autorità locali, divertite, decisero di istituzionalizzare questa usanza, lanciando anche un Concorso dedicato alle migliori sculture create utilizzando verdure. Anche oggi un giudice sceglie tra tante sculture, quella meritevole, per grado di difficoltà e complessità della scena, di aggiudicarsi il primo premio.
Oaxaca è una città in cui si arriva quasi per caso e da cui è difficile partire: lascia un ricordo di grande allegria, quasi il simbolo della proverbiale “allegria messicana” e dove ci si lascia coinvolgere dal mondo “oaxaqueño” fatto di cultura e dal calore della sua gente… E’ dolce, colta, tranquilla e gioiosa, con mille anime. Quella coloniale è evidente nelle architetture, dallo “Zocalo” (la piazza principale), delimitato da portici ai palazzi nobiliari, fino alle chiese.
Tra queste spicca la baroccheggiante “Iglesia de Santo Domingo” del XVI secolo che è certamente il gioiello, zeppa di affreschi. Ha una bella facciata, ma è l’interno a lasciare senza fiato: qui risplendono ricchissimi altorilievi di stucco ricoperti a foglia d’oro che sono uno dei più alti esempi del barocco Messicano. La sua costruzione iniziò nel 1555 e terminò ben due secoli dopo. L’ex convento di Santo Domingo, invece, che fu uno dei centri monastici più grandi della Nuova Spagna, oggi è uno splendido centro culturale, che narra la vita della regione dai tempi più remoti fino a oggi.
La visita della città inizia dall’animata piazza principale traboccante di caffè, folclore, musica e continua al “Museo Regional” che illustra la vita degli indigeni e il cui gioiello è lo stupefacente tesoro mixteco rinvenuto nel sito di Mont Alban, la Basilica “Nuestra Senora de la Soledad” costruita tra il 1682 e il 1690, un santuario dedicato alla Virgen de la Soledad patrona della città, il “Museo d’arte Contemporanea” e l’ “Istituto d’arte Grafica”. Da ammirare, inoltre, la casa del pittore Rufino Tamayo.
Oaxaca è nota per le sue splendide architetture coloniali, per la sua gastronomia (come vedremo più avanti) e per il suo artigianato. I mercati cittadini, e soprattutto quello del sabato il “Central de Abastos”, sono considerati tra i più pittoreschi e interessanti della città, ricchi come sono di colore indio e di oggetti tradizionali dei villaggi della valle intorno alla città.
Si trova l’anima preispanica nei siti zapotechi di Monte Alban e Mitla, facilmente raggiungibili in bus da Oaxaca, mentre quella india è forte nei villaggi dei dintorni come El Tule, Teotitlan del Valle e Tlacolula, ognuno con un mercato settimanale di un artigianato tipico. Monte Albán nel passato fu il luogo militare e religioso più importante della valle. Infatti, l’antica città di Oaxaca, visse il proprio periodo di massimo splendore tra il 500 a.C. e l’800 d.C. Lo stato di conservazione della zona archeologica è talmente buono da riportare indietro nel tempo il visitatore, che può così immaginare l’attività quotidiana nelle strade cittadine, le cerimonie nei templi o il gioco con la palla (per gli aztechi un rito astrale). La cima del Monte Albán, zona strategica per gli zapotechi, dalla quale potevano tenere sotto controllo qualsiasi minaccia di invasione nemica, oggi è un luogo da cui godere di un bellissimo panorama sulla vallata.
Qualche curiosità sulla cucina
A Oaxaca ci si fa sorprendere dai sapori della cucina: è perfetta per i gourmet; le sue ricette hanno anche scandito i capitoli del libro “Dolce come il cioccolato”, il romanzo di Laura Esquivel. Messico uguale peperoncino. Peperoncino uguale palato in fiamme. Il tam tam raggiunge e informa chi è in procinto di partire per questa parte di mondo dove matura il più grande assortimento dell’infuocato vegetale. La sorpresa che non dispiace? La cioccolata nelle pietanze, le salse dai cento sapori e, tortillas, tortillas, tortillas…
Nel segno della tortilla
Mentre nelle città le tortillas sono oramai un prodotto industriale, nei villaggi le donne fanno ancora bollire il granoturco con il “lime” e poi lo portano al mulino per far trasformare il composto in “masa”, la pasta con cui si prepara questa specie di piadina di farina di mais che in Messico fa le veci del nostro pane. A seconda di come vengono servite, le tortillas cambiano nome: “enchiladas” sono quelle fritte e farcite con carne o verdure; “tostadas” le altre molto croccanti che fanno da base a spezzatini o fagioli in umido; “tacos” quelle arrotolate a cannolo e ripiene di carne o di fagioli, di granoturco bollito o di formaggio. Molto diffuse le “tortillas de carne con aguacate”, quest’ultima è una salsa di avocado allo zenzero. Ma la “masa” non solo si mangia, si beve anche. Diluita è, infatti, l’ingrediente principale dell’ “atole”, una specie di latte cremoso la cui consistenza ricorda quella del nostro frappé.
Guida al peperoncino
Per i messicani del sud, discendenti dagli antichi maya decimati dai conquistadores spagnoli, c’è soltanto l’esplosivo “habanero”. Per quelli del nord, discendenti da quei crudeli invasori, c’è soltanto il piccante “jalapeno”. Per i turisti al di sopra delle parti, la scelta spazia a tra 150 tipi di peperoncini rossi, verdi, arancio, gialli, neri e rosa. Possono essere lunghi come fagiolini, piccoli come noci, grandi come melanzane. Possono essere consumati freschi, farciti, grigliati, saltati in padella.
Le bancarelle dei numerosi mercati e mercatini di Oaxaca ne sono stracolme. Le “especiarias” (negozi specializzati) offrono un assortimento di confezioni già pronte o da comporre al momento. Per chi viaggia basterà ricordare i nomi dei più diffusi: il “chile”, detto anche “peperoncino arrabbiato”, lungo due centimetri e di un ben rosso ramato, è senz’altro il più famoso. Suoi ardenti cugini sono il “serrano”, piccolo e verde scuro, partner abituale di salse, minestre e carni: lo “jalapeno”, grande e di un bel verde brillante, usato fresco, secco o affumicato; il “pasilla”, più delicato e molto profumato, ideale per le “moles”, le salse messicane che accompagnano un’infinità di piatti, il “poblano”, che per la sua comoda forma a campana finisce sempre ripieno.
Guacamole, la preferita
Questa piacevole salsa dal sapore più o meno intenso a seconda di chi la prepara è la preferita da chi non è molto avvezzo alla cucina messicana. E’ a base di avocado, peperoni, coriandolo, cipolla, “lime” (oppure limone) sale e pepe.
Il mezcal
Il giusto abbinamento per i pasti è una buona bevanda alcolica, il “Mezcal” (prodotto con l’agave della varietà espadin, una pianta sempreverde). Parente prossima della tequila è molto apprezzata a Oaxaca, dove è anche possibile visitare le fabbriche artigianali che la producono, degustarla e, perché no, portare a casa un pizzico dello spirito di questa terra.
Le cavallette di Oaxaca
I “chapulines”, ovvero le croccanti cavallette fritte di Oaxaca (lo spuntino più popolari in questa zona del Paese), le indicibili uova di formica di Pachuca, gli sconcertanti vermi del Maguey: queste le stranezze gastronomiche messicane di cui si potrebbe tentare l’assaggio con coraggiosa disinvoltura. Forse sono più impressionanti i nomi degli ingredienti che non i sapori delle pietanze…
La cioccolata è nata qui
Montezuma, l’imperatore degli aztechi, beveva il cioccolato caldo e spumeggiante in una zucca vuota ricamata con filigrana d’oro. Oggi chi visita Oaxaca (è la città del cioccolato) deve sapere che c’è il “Chocolate Mayordomo” dove si può comperare tutto il cacao e il cioccolato che si vuole della migliore qualità. La città è famosa anche per le sue sette salse di cioccolato, fra cui la rossa e la nera, quest’ultima più forte come sapore. Per gli acquisti di artigianato sono consigliabili il mercato indio di Zaachila e i villaggi dei dintorni. Teolitlan del Valle è famoso per i suoi tessitori, in particolare per i tappeti, che sono tessuti su telai azionati a mano, da lana ottenuta da pecore locali e tinti con coloranti naturali.
Uno scheletro di zucchero
Verso la fine di Ottobre negozi, pasticcerie, piazze e mercati di tutta Oaxaca si riempiono di “calaveras”, ovvero dolci a forma di teschio di ogni dimensione, dai colori pastello. I “novios”, i fidanzati, si giurano eterno amore davanti a bare di zucchero che si aprono a scatto su piccoli scheletri che portano il nome dell’amato. Le panetterie preparano il “pan de muertos” (pane dei morti) ornato di fiori e frutta di zucchero colorato, che viene portato nei cimiteri e simbolicamente offerto ai propri cari defunti. I dolci dei morti, preannuncio del “dia de muertos”, il 2 Novembre, sono la manifestazione più evidente di un’idea della morte ambigua e ossessiva, nata ai tempi degli aztechi. Una presenza ingombrante da esorcizzare, anche con l’ironia, che si è intrecciata con la vita quotidiana.
Quando andarci
Pur essendo situato in prossimità della fascia tropicale, il Messico è caratterizzato da un clima temperato durante tutto l’anno, con sensibili variazioni secondo l’altitudine. Il periodo più indicato per programmare una vacanza va da Ottobre a Maggio e corrisponde alla cosiddetta stagione secca. Durante tutto l’anno, Oaxaca gode di un clima temperato, grazie alla sua posizione e all’altitudine di circa 1500 metri sul livello del mare.
Dove dormire
Hotel Holiday Inn Nel centro storico della città, questo Hotel vanta una posizione incredibile. Il servizio offerto ai clienti “coccola” l’ospite e il suggestivo design architettonico, così come quello degli ambienti interni art decò, accoglie l’ospite con lo stile di questa catena alberghiera. Tipica della zona e golosa la prima colazione
Dove mangiare
Tlayudas Dona Flavia Casual e in una tipica struttura, propone la squisita cucina messicana per la gioia del palato.
La Capilla de Zaachila Specializzato nella cucina locale, robusta e popolare è apprezzato anche dai gourmet.
Info: www.visitmexico.com
Testo di Stefania Bortolotti | Riproduzione riservata Latitudeslife.com