La zona di Bagan è stata pesantemente colpita dal terremoto del 2016: nonostante ciò, vale ancora la pena di essere visitata. Certo, senza fare climbing sulle pagode.
L’ultimo passeggero sale al bordo del minibus diretto a Bagan all’uscita da Mandalay. Occorrono circa 4 ore per raggiungere quella che un tempo era l’antica capitale del Regno di Pagan. Lungo la strada che attraversa remoti villaggi contadini dove, nonostante le attrezzature meccaniche moderne siano accessibili, tutto il lavoro nei campi si svolge a mano e con l’aiuto dei buoi, come un secolo fa.
Templi e pagode
Le prime pagode affiorano dalla steppa arida prima ancora che il bus arrivi al capolinea. In tutta Bagan se ne contano più di un migliaio, costruite tra l’XI e il XIII secolo, quando il Paese dall’induismo passò al buddismo. Pagode e templi. Come quelli di Ananda o di Thatbyinnyu, che contribuiscono ad accendere la meraviglia nei viaggiatori come pochi altri luoghi, da secoli: Marco Polo, Kipling, Terzani, hanno subito il fascino di questi luoghi. Nella stagione delle piogge, quando il cielo è nuvoloso e il sole scotta,…non piove: le montagne che circondano la piana tengono al riparo l’area dal monsone che imperversa nel Mar delle Andamane.
I danni del terremoto e l’impossibilità di salire in cima alle pagode
A differenza della stagione secca, durante i monsoni i turisti occidentali sono pochi. Ci sono soprattutto vacanzieri cinesi, che arrivano a flotte sui bus dei tour organizzati; molti sono anziani. Nel 2016 il terremoto che ha colpito il Myanmar ha causato danni anche all’area archeologica Patrimonio Unesco: diverse pagode sono collassate, altre hanno subito seri danni. Solo quelle con maggior pregio architettonico e storico sono al centro di alcuni restauri. Per il resto, quasi nessuna pagoda è agibile. Il climbing, come l’hanno conosciuto generazioni di backpackers e non solo, non è quasi più praticabile. Per ammirare l’alba e il tramonto si raggiunge qualche altura nella steppa o qualche pagoda crollata che, assorbita nel terreno, ha creato una sorta di promontorio. Qui nel tardo pomeriggio i cocchieri alla guida dei carri trainati dai cavalli portano il grosso dei turisti. E qui, alla stessa ora, arrivano anche alcuni giovani turisti a bordo di motorini elettrici (il modo migliore e più economico per girare Bagan), preceduti dai ragazzi del posto che hanno accettato di seguire con la promessa di essere guidati sulla strada per la pagoda più alta in cambio di un dipinto o una t-shirt da acquistare.
I centri abitati di Bagan
A Bagan ci sono tre centri abitati. Nyaung-U, dotato di guest house, spa e ristoranti a buon prezzo. Old Bagan, più vicina ai templi, con residence di lusso, l’imponente museo archeologico, aree militari off limits e, nelle vicinanze del fiume Irrawaddy, alcuni villaggi di capanne di bambù ricoperte da foglie essiccate di banano nano, dove il tempo è fermo al passato. New Bagan è invece l’abitato di più recente costruzione, dove negli anni ’90 sono stati trasferiti – non senza tensioni – migliaia di residenti da Old Bagan. In tutti e tre i centri dopo le dieci di sera sono poche le luci che rimangono accese, ma d’altronde non è la movida notturna ad attirare qui ogni anno migliaia di viaggiatori da tutto il mondo.
Testo e foto di Francesco Parrella|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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